La vita dopo - The Fallout, su Mediaset Infinity una storia di trauma e crisi nell'adolescenza
Arriva in streaming su Mediaset Infinity+, incluso nella sottoscrizione in Premiere per una settimana, La vita dopo - The Fallout, storia di una liceale che deve riavviare la sua vita dopo un trauma vissuto a scuola. La interpreta Jenna Ortega.

È disponibile fino al 22 settembre su Mediaset Infinity+ il drammatico La vita dopo - The Fallout, in Premiere per una settimana senza costi aggiuntivi e incluso nella sottoscrizione mensile. Si tratta di una storia adolescenziale sullo sfondo delle sparatorie di massa negli Stati Uniti, interpretata da Jenna Ortega e Maddie Zigler. Un racconto incentrato su un difficile percorso di rinascita. Guarda La vita dopo - The Fallout su Mediaset Infinity
La vita dopo - The Fallout, la trama del film su Mediaset Infinity
In La vita dopo - The Fallout, Vada (Jenny Ortega) è una liceale in un vicolo cieco emotivo, che cerca di riavviare la propria vita e i rapporti con gli amici e la famiglia. Ha vissuto un trauma devastante, quando nella scuola c'è stata una sparatoria di massa. Perno di questo percorso di trasformazione e ripensamento diventa l'amica Mia (Maddie Ziegler), che l'aiuta a ridefinire se stessa e il suo modo di vedere il mondo. Per cambiare Vada lascia i binari della routine e abbraccia decisioni che la rimettano in gioco. Ma il suo percorso riuscirà a farle dimenticare cos'ha vissuto?
La vita dopo - The Fallout, il senso del film secondo la regista
La vita dopo - The Fallout è stato scritto e diretto da Megan Park, un'attrice canadese apparsa in film come Room e in serie come La vita segreta di una teenager americana. The Fallout rappresenta il suo primo lungometraggio da regista, e lo descrive così a Slashfilm.
Davvero non riuscivo a smettere di pensare a cosa possa significare essere liceali oggi in America. Io sono un po' più vecchia e sono cresciuta in Canada, quindi non sentivo quella paura andando a scuola ogni giorno. Ogni volta che vedevo succedere una di queste cose era come avere un pugno in faccia. Volevo provare a raccontarle da un punto di vista diverso, più empatico, sulle persone che sono lasciate ad affrontare questo trauma, senza un discorso politico che polarizzasse le opinioni. Una cosa fatta col cuore.[...]
Quando fai un film su un trauma, non vuoi che il pubblico guardi la più tragica delle storie per due ore. È deprimente, il trauma non è lineare, il dolore non è lineare. Ci sono momenti in cui non riesci a uscire dal letto, c'è anche quello nel film. Ma ci sono anche momenti di leggerezza, e magari ti senti colpevole per provarli. È un grande viaggio, volevo che il film lo riflettesse, perché non è una cosa monodimensionale, sono adolescenti, e la vita sta lentamente tornando alla normalità.