I migliori Film Thriller. Per ognuno, troverai anche una scheda sul film contenente la trama, gli attori, il Trailer italiano e la foto gallery, articoli, news e le informazioni sulla produzione e backstage.
4613 Film
Raccontare una storia con quella tecnica narrativa riconducibile al genere thriller risale in letteratura all’Antica Grecia. Le rocambolesche vicende vissute da Ulisse nell’Odissea di Omero, i nemici che deve sconfiggere come Ciclope e le Sirene, risucchiano il lettore in quella spirale di suspense in attesa della risposta alla domanda “il nostro eroe ce la farà o non ce la farà”? Il cinema muto all’inizio del novecento ha sperimentato molto grazie a quei pionieri della commedia che si spingevano anche oltre la ricerca della risata, come Harold Lloyd in quell’iconica immagine che lo vede appeso alle lancette di un orologio in cima a un edificio. La tensione di quei brevi istanti e le sperimentazioni degli anni precedenti con il soprannaturale di Georges Méliès prima, l’orrore come Il Golem, Il gabinetto del Dottor Caligari e Nosferatu poi, portarono ad affinare le narrazioni cinematografiche in territori intermedi. Il thriller è infatti il genere cinematografico con più stratificazioni, contaminato e contaminabile, assorbe ed espelle peculiarità in continuazione, eppure vanta una dignità a sé.
I sottogeneri quasi non si contano. Psicologico, spionistico, soprannaturale, criminoso, erotico, legale, politico, poliziesco, eccetera, oltre al tono generale che può prendere in prestito la leggerezza della commedia così come l’efferatezza dell’horror, la filosofia della fantascienza o la virilità del western. Il maestro del genere si sa che è quel signore nato a Londra nel 1899 e morto a Los Angeles nel 1980. È proprio il film muto di Alfred Hitchcock del 1927 intitolato The Lodger (Il pensionante) quello considerato come la prima pietra deposta del genere. La storia era ispirata al quell’assassino seriale che nella Londra del 1888 si faceva chiamare Jack lo squartatore. Sempre suo è Il ricatto del 1929, primo film sonoro britannico.
Il contributo di Alfred Hitchcock al fondamento delle basi del thriller è inestimabile. Forse se non ci fosse stato lui ci avrebbe pensato qualcun altro, anche se è difficile immaginare un’altra mente come la sua capace di creare la struttura narrativa del genere e, nell’arco di cinquant’anni, scomporla, sezionarla e ricomporla tra le sue mani come un cubo di Rubik. Alcuni suoi film restano capolavori ad oggi non eguagliati né tecnicamente, né narrativamente. Notorius (1946), Nodo alla gola (1948), Il delitto perfetto (1954), La finestra sul cortile (1954), Intrigo internazionale (1959), Psycho (1960), tanto per citare i più famosi, fanno parte della filmografia del regista che è una masterclass per qualunque film maker. Il Club dei 39, da lui girato nel 1935, è tutt’ora uno dei migliori film thriller della cinematografia britannica ed è tratto dal libro di John Buchan, scrittore scozzese considerato il padre della crime story letteraria.
Non meno importante è il tedesco M - Il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang del 1931, nel quale il futuro del genere noir trova le sue radici. Verso la fine degli anni 20 i brividi americani faticano a scollarsi dal genere horror, ma gli scrittori di Hollywood iniziano a specchiare le loro storie nei malumori e dell’inquietudine che la società americana respira tra isolazionismo, xenofobia e proibizionismo. Gli USA entravano nella Grande Depressione degli anni 30, mentre il cinema dava vita a detective, femme fatales, corruzione e crimini brutali. Scarface di Howard Hawkes è tra i primi esempi di film noir, così come scrive un critico francese del tempo, coniando un appellativo riconosciuto a quel genere soltanto retroattivamente negli anni 70. Bisogna arrivare al 1941 per vedere Il mistero del falco, scritto e diretto da John Huston peraltro al suo esordio, e al 1944 per Angoscia di George Cukor, una sorta di capostipite del filone psicologico. Dello stesso anno è Vertigine, primo passo nel mondo della suspense del regista austro-ungarico di nascita Otto Preminger.
Bisogna segnalare Lo straniero del 1946 di Orson Welles, che aveva già dato prova del suo talento cinque anni prima con Quarto potere. Il regista si fa le ossa con quel film per poi eccellere con L’infernale Quinlan (1958) e Il processo (1962), quest’ultimo tratto dal romanzo di Kafka. Di Welles è doveroso citare anche la prova d’attore nel capolavoro di Carol Reed del 1949, Il terzo uomo. Negli anni 50 gli intrecci si fanno sempre più minacciosi, complottistici, intricati e vendicativi grazie alle psicologie ossessive e alienate dei personaggi, tra i quali Niagara (1953) e La morte corre sul fiume (1955). L’ispirazione maggiore per gli autori è sempre Alfred Hitchcock, estremamente bravo nel trovare in libreria mediocri gialli per poi cambiarne il punto di vista sperimentando nuove forme di suspense. In Francia l’esplosione del thriller sottoforma di poliziesco avviene negli anni 70, ma sotto l’influsso americano il genere emerge prima grazie ad autori come Henri-Georges Clouzot che dirige Il Corvo (1943), Legittima difesa (1947) e I diabolici (1955), quest’ultimo tratto da un racconto di Pierre Boileau, e Jean-Pierre Melville che realizza Lo spione (1963), Frank Costello - Faccia d’angelo (1967) e I senza nome (1970). In tale contesto non si può non citare l’estetica di Jean-Luc Godard con il suo Fino all’ultimo respiro (1960).
In quel periodo in Italia sono i thriller diretti da Mario Bava a farsi notare. La ragazza che sapeva troppo (1963) e Sei donne per l’assassino (1964) sono i precursori del cosiddetto giallo all’italiana che si consolida entrando ben presto nei territori horror. Le varie pellicole di spionaggio con l’agente segreto James Bond che riscuotono un successo mondiale, sono fonte di ispirazione soprattutto per film parodia con Franco e Ciccio come 00-2 agenti segretissimi e Le spie vengono dal freddo, peraltro diretti rispettivamente Lucio Fulci e Mario Bava. Come in Francia, negli anni 70 esplode il thriller poliziesco che mette in scena in un contesto urbano le stesse dinamiche dello spaghetti-western. Tutte le principali città italiane diventano teatro di lotte tra poliziotti e criminali in pellicole come Milano Calibro 9 (1974), Roma a mano armata (1975) e Napoli violenta (1976).
Prima dell’arrivo di nuovi maestri del genere, come Roman Polanski e Brian De Palma, si affacciano il thriller politico, Va e uccidi del 1962, e il thriller romantico, Sciarada del 1963, nonostante precedenti film di Hitchcock già contenessero elementi attinenti. La maturità del cinema statunitense porta nuovi mezzi e nuova libertà creativa agli autori degli anni 70. Si passa dagli ambienti urbani dell’Ispettore Callaghan (1971) e de Il braccio violento della legge (1971) a quelli silvestri di Un tranquillo weekend di paura (1972) o balneari de Lo squalo (1975). Lo spionaggio si mantiene saldo con I tre giorni del condor (1975), mentre la paranoia si accomoda in La conversazione (1974), Chinatown (1975) e Il maratoneta (1976). Nel frattempo il gangster movie tocca il suo picco storico con i due film de Il padrino.
Durante gli anni 80 la contaminazione è estesa a tutti i generi. Aumenta la produzione cinematografica, esplodono i film d’azione e avventura, e si fa più marcata la distanza tra thriller di intrattenimento e thriller d’autore. La fantascienza offre ambientazioni diverse già dal 1979 con Alien per arrivare successivamente a Blade Runner (1982) e Terminator (1984). È un thriller anche il brillante film d’esordio di Joel e Ethan Coen, Blood Simple (1984). A generare consensi e sequel è Die Hard - Trappola di cristallo (1988), copiato un’infinità di volte con storie di diversa ambientazione, come Cliffhanger (1993) e Speed (1994). Il 1995 è un anno memorabile grazie a due sorprendenti sceneggiature originali dirette magnificamente, Se7en e I soliti sospetti. Ma sarebbe autolesionistico non ricordare che il 1993 è l’anno di Carlito’s Way di Brian De Palma.
A parte ottimi adattamenti da celebri romanzi come Il talento di Mr. Ripley (1999), le idee iniziano a riciclarsi. Ci vuole la creatività dei singoli autori per proporre nuovi punti di vista. Tra questi M. Night Shyamalam conquista il merito di elevare il thriller soprannaturale con Il sesto senso (1999) più o meno quando Christopher Nolan decide di sperimentare trame e tecniche rompicapo con Memento (2000). La saga di Jason Bourne arriva per portare una messa in scena di forte realismo al genere spionistico, costringendo altri registi e produttori ad allinearsi e rinnovarsi, come ha fatto il James Bond di Daniel Craig dal 2006. Nonostante non sia la sua opera migliore, The Ghost Writer di Roman Polanski arriva nel 2010 per ricordare quanto sia diversa e significativa la visione di un thriller se dietro la macchina da presa c’è un autore di talento. Discorsi a parte diventano indispensabili per approfondire altri autori come Stanley Kubrick, David Lynch, David Cronenberg, John Carpenter e Quentin Tarantino, così diversi eppure così ossessionati dalla settima arte. Il loro contribuito è stato imprescindibile alla costruzione della tensione in una storia e a rendere unica l’esperienza cinematografica.