Harry Potter, Gary Oldman stronca il suo Sirius Black: "Mediocre, cosa avrei dovuto fare"

Gary Oldman ha dato vita, sul grande schermo, ad una lunga lista di personaggi complessi, iconici ed indimenticabili. Dal monumentale Dracula (1992) di Francis Ford Coppola, fino al cupo James Gordon della trilogia di Christopher Nolan dedicata a Batman: l'elenco sarebbe massiccio. L'attore britannico, Premio Oscar nel 2018 per la sua interpretazione di Winston Churchill ne L'Ora più Buia (2017), ha tuttavia ammesso di non essere soddisfatto di una delle sue performance più famose: quella di Sirius Black nella saga di Harry Potter.

Sirius è il padrino del giovane mago e compare per il prima volta nel film Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (2004) di Alfonso Cuarón, terzo capitolo del franchise. Il prigioniero del titolo è proprio Black, ingiustamente condannato per l'omicidio di Peter Minus (Timothy Spall). Il migliore amico di Lily e James Potter è uno dei protagonisti più amati dell'universo nato dalla penna di J.K. Rowling.

L'affetto dei fans è legato allo speciale rapporto che Sirius ha con il protagonista. Per Harry(Daniel Radcliffe), infatti, il padrino rappresenta l'ultimo legame con i suoi genitori. Proprio per questo, l'ingrato destino cui lo stregone va incontro (che si scopre in Harry Potter e l'Ordine della Fenice di David Yates), ha spezzato il cuore di prima di milioni di lettori e, poi, di spettatori.

Oldman, ospite del podcast Happy Sad Confused, ha criticato la propria interpretazione definendola mediocre. Ma per quale motivo?

Credo che il mio lavoro nella saga sia stato mediocre. Forse, se avessi letto i libri come aveva fatto Alan Rickman, lo avrei interpretato in modo diverso.

L'attore, col senno di poi, si sarebbe preparato meglio per il ruolo dell'erede della Casata dei Black. In primis, recuperando la lettura dei 7 volumi che compongono la saga letteraria di Harry Potter. Cosa che, a quanto pare, ha fatto il compianto Alan Rickman, che ha magnificamente prestato il volto a Severus Piton. Se fossimo in un'aula di scuola, diremmo che Oldman 'è bravo, ma non si applica'.

L'autocritica dell'inglese, ad ogni modo, non riguarda solo il fortunato franchise. Gary Oldman ha ammesso di essere molto pignolo e di avere il vizio di trovare mille difetti al proprio lavoro.

Ti dirò di cosa si tratta. Penso che il giorno in cui mi siederò davanti alla televisione a guardarmi recitare in un film e dirò: 'Mio Dio, sono fantastico', quello sarà un giorno molto triste. Perché come attore vuoi e devi sempre migliorare. Non è per mancare di rispetto a qualcuno. Quando mi dicono: 'Oh, ti ho amato in quei film'. Io penso: 'No, sono terribile in quei film'. Ma di cosa state parlando tutti quanti?

La perfezione, si sa, è un ideale irrealistico al quale aspirare. Certo è che definire 'terribili' le performance di Gary Oldman, pensando soltanto a Léon (1994) o a La Talpa (2011), suona quantomeno ingeneroso. Per usare un eufemismo.