Léon è un film del 1994 diretto da Luc Besson.
Léon (Jean Reno) è un sicario italoamericano analfabeta che vive da solo a Little Italy, New York. L’uomo lavora per un mafioso di nome Tony, trascorre il tempo libero prendendosi cura di una pianta e guardando vecchi film. Apparentemente incapace di provare sentimenti, Léon ha un’unica importante regola sul suo lavoro: non uccidere donne e bambini.
Mathilda (Natalie Portman) è una ragazzina di dodici anni che vive nello stesso palazzo di Léon insieme alla matrigna, la sorellastra, il padre immischiato nel traffico di droga e al fratellino di quattro anni a cui è molto legata.
Un giorno, mentre Mathilda è fuori a fare la spesa, alcuni agenti corrotti della DEA, guidati da Norman Stansfield (Gary Oldman), che avevano pagato il padre per nascondere la droga nel suo appartamento, irrompono in casa mentre lui sta tagliando parte della cocaina per tenerla per sé. Stansfield perde la testa e uccide l’intera famiglia.
Quando la bambina rientra e si rende conto di quello che è successo, bussa alla porta di Léon che, pur se esitando, la fa entrare. Mathilda scopre quasi subito che lavoro fa l’uomo per vivere e decisa a vendicare il fratellino, lo prega di farle da maestro.
Inizialmente il sicario è turbato dalla presenza della ragazzina, ma alla fine cede alla sua richiesta. Così lui comincia ad addestrarla a usare le armi, mentre lei gli insegna a leggere, prendendosi cura di lui e della casa. Con il passare del tempo tra i due si instaura un rapporto molto stretto, ma la resa dei conti con Stansfield riserverà un amaro finale...
"II primo film nuovayorkese dello snob francese Besson, da tempo inattivo, proseguendo nella poetica che gli ha dato gloria con 'Nikita', e formalmente molto seducente, trascina lo spettatore in un vortice di sensazioni mai casuali, gestite con un ritmo ineluttabile di cinema, muovendo un racconto variopinto, cinico, divertente e oltraggioso. Dove non solo Jean Reno, truccato alla Sergio Leone ma anche alla Salvatores, è eccezionale nel dare un'ottusa, bieca tristezza al killer che cura le piante, cucina col guanto a maialino e fa i piegamenti, ma anche l'esibizionista Gary Oldman sembra un vampiro, una scheggia freudiana impazzita; e da ex 'Beethoven' pronuncia battute di nemesi storica. Infine Danny Ajello fa l'oste mafioso e banchiere e la debuttante Natalie Portman, con tutti i suoi eccessi e le sue sgradevolezze, la sigaretta e lo sguardo obliquo, sembra nata dentro questa storia che le si attorciglia addosso. (...) Il racconto non ha cadute di tono, la cinepresa crea un'altra realtà di mali odori, carne sfatta, marciume: è l'apoteosi del mezzo cinematografico, anche a rischio di restare con la sola facciata, alla Gaudì. Nel mezzo di un inferno dl pallottole appare anche una Madonnina che eccezionalmente non piange; viene anche lei sparata." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 13 aprile 1995)"Il più bel film di Clint Eastwood, Bird, era dedicato 'a Sergio (Leone) e Don (Siegel)', due figure decisive nella vita e nel cinema del regista-attore. L'ultimo lavoro di Besson non porta dediche in testa ma iscrive il suo 'padrino' direttamente nel titolo: Léon. La scena d'apertura parla chiaro: primissimi piani, Little Italy, un killer assoldato dai mafiosi, uno sguardo sull'America sovraccarico di mitologia, eccetera. Che Besson invece possa fregiarsi del titolo di erede di Leone è un altro paio di maniche." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 13 aprile 1995)"'Léon' è, alla base un film d'amore e di sentimenti. Ma il suo universo a fumetti (guardate i primi cinque minuti, con quei dettagli ravvicinatissimi alla Liechtenstein) è attraversato dalla violenza elettrica di Gary Oldman, bravissimo e terrificante nella sua furia esplosiva come l'agente antidroga corrotto che ascolta Beethoven, si fa, strafà e diventa tutto rosso sotto l'occhio della cinepresa. E in questa fiaba nera, che usa pezzi di realismo cinematografico per comporre un racconto assolutamente irrealistico, l'incalzare continuo della musica accompagna un montaggio di precisione cronometrica e sigla l'atmosfera delle diverse situazioni: un ulteriore esercizio di stile, perfetto ma eccessivo, che si aggiunge a un film troppo stilizzato, calcolato, metacinematografico per convincere davvero." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 21 aprile 1995)
All'inizio dei casting Natalie Portman fu giudicata troppo giovane per la parte, ma quando il regista la vide recitare cambiò idea.
I genitori dell’attrice erano contrari al fatto che la figlia undicenne interpretasse quel ruolo, considerandolo inappropriato ad una bambina della sua età.
Per il ruolo di Mathilda fu presa in considerazione anche Liv Tyler, che allora aveva 17 anni ma fu giudicata troppo grande.
Attore | Ruolo |
---|---|
Jean Reno | Leon |
Natalie Portman | Matilde |
Gary Oldman | Stanfield |
Danny Aiello | Tony |
Peter Appel | Malky |
Michael Badalucco | Padre Di Matilde |
Luc Bernard | Mickey |
Keith A. Glascoe | Uomo Di Stansfield |
Ellen Greene | Madre Di Matilde |
Carl J. Matusovich | Fratello Di Matilde |
Elisabeth Regen | Sorella Di Matilde |
Randolph Scott | Uomo Di Stansfield |
Frank Senger | Fatman |
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