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Transformers prima del Risveglio: storia, gloria e difficoltà della saga cinematografica

Cominciò nel 2007 la saga di Transformers, avviata da Michael Bay: dopo gli iniziali trionfi, la macchina si è ingolfata brevemente e si è reinventata sino all'ultimo Transformers: Il risveglio. Ripercorriamo rapidamente il suo percorso in quindici anni.

Transformers prima del Risveglio: storia, gloria e difficoltà della saga cinematografica

La saga cinematografica di Transformers ha caratterizzato la storia dei blockbuster americani negli ultimi quindici anni: Transformers - Il risveglio, appena arrivato nelle nostre sale, è il settimo capitolo di una serie che ha conosciuto glorie al boxoffice ma anche un periodo di assestamento e relativa difficoltà. Ripercorriamo insieme le sue fasi, stilistiche e commerciali.

Transformers, il periodo Shia LaBeouf e Megan Fox, il trionfo di Michael Bay

Il primo Transformers del 2007 lanciò definitivamente tra le giovani star del cinema Shia LaBeouf, all'epoca poco più che ventenne, protagonista umano della storia, al fianco della supersexy Megan Fox, sua coetanea, ex-modella alle prime battute come attrice. La leggera componente erotica patinata e machista, insieme al taglio sopra le righe di scene d'azione barocche e rintronanti, portò nel nuovo millennio il tocco registico "alla Michael Bay", che per la cronaca l'aveva già messo a punto dalla seconda metà degli anni Novanta con Bad Boys. Il film fu una coproduzione Paramount e DreamWorks, con Steven Spielberg tra gli executive producer dell'adattamento. Lo studente Sam Witwicky scopriva che una vecchia Chevrolet Camaro, sua prima auto, era in realtà Bumblebee, uno dei Transformer della "fazione buona" di Optimus Prime, gli Autobot, contrapposta ai Decepticon di Megatron. Il costo del film sfiorò i 200 milioni di dollari, il botteghino mondiale rispose con 710. Arrivarono tre nomination agli Oscar per effetti visivi, montaggio del suono e sound mix (più una sola debole nomination ai Razzie per il peggiore non protagonista, Jon Voight). Era nata una saga.

Suscitò molte ironie nel 2009 Transformers: La vendetta del caduto, dove la regia di Michael Bay a detta di molti fagocitò una vicenda piuttosto contorta e poco comprensibile, a base di macchine assorbi-stelle, con ritorno di Megatron a scopo appunto di "vendetta" contro i Transformers ormai integrati con la società (e con l'esercito). Il secondo rintronante Transfomers ottenne una nomination all'Oscar per il mix del suono, ma vinse tre Razzie Award, per peggior film, regista e sceneggiatura. Ciò non gli impedì, a fronte del solito budget sui 200 milioni, di portarne a casa persino più del precedente: 836.300.000.
Transformers 3 del 2011 concluse la permanenza di Shia LaBeouf come titolare umano della saga: in seguito si sarebbe progressivamente allontanato da questo tipo di film, seguendo un suo percorso tormentato, personale e autodistruttivo. Megan Fox non fu più della partita, pare licenziata da Spielberg dopo che si era lamentata dei metodi dittatoriali di Michael Bay paragonandolo a Hitler. Il regista la sostitui con una modella di Victoria's Secret, Rosie Huntington-Whiteley. La storia tornò su binari più intellegibili: Optimus Prime si confrontava con la memoria del suo predecessore Sentinel Prime, e alla vicenda storica dell'allunaggio del 1969 veniva data una chiave di lettura alternativa, a base di tecnologia autobot occultata nel lato oscuro del satellite. Spaventoso il successo di pubblico, all'apice: 1.124.000.000 di dollari per 195 di budget. Simbolicamente, furono ripetute le tre nomination all'Oscar del primo capitolo, però furono ben otto le nomination ai Razzie, quasi un rituale.

Transformers, la caduta dopo il trionfo

C'è stato un momento in cui il pubblico, quasi dall'oggi al domani, ha voltato le spalle alla saga di Transformers, per lo meno al taglio di Michael Bay. Questo voltafaccia lo si nota particolarmente se si mettono a confronto i risultati del quarto e del quinto atto, cioè Transformers 4 - L'era dell'estinzione (2014) e Transformers - L'ultimo cavaliere (2017). Stessa regia, stesso nuovo protagonista umano, cioè Mark Wahlberg, qui nei panni di Cade Yeager, un inventore che in Transformers 4 con sua figlia Tessa (Nicola Peltz) riattiva per caso Optimus Prime, diventato un paria dopo che il governo ha deciso di liberarsi di tutti i Transformers, buoni o cattivi che siano. Il film convince: costa sui soliti 210 milioni di dollari, ne porta a casa 1.104.000.000. L'Academy lo snobba del tutto, i Razzie non perdonano con sette candidature e due "antipremi", peggior attore non protagonista (Kelsey Grammer) e peggiore regia. Fin qui tutto normale per questa serie, eppure...

Il vento è cambiato quando arriva in sala Transformers - L'ultimo cavaliere: il budget sale leggermente sui 250 milioni di dollari, per una storia in cui Cade difende da eroe gli Autobot in fuga dalla persecuzione, e scopre addirittura che la permanenza dei Transformers sulla Terra risale all'epoca del Mago Merlino. Quasi prennunciando l'imminente #metoo, ma in realtà per aprire la saga a un pubblico più vasto, alcuni stilemi traballano: ci sono due personaggi femminili, una ragazzina orfana (Izabella) e un'energica professoressa (Laura Haddock), ben diversi dalle modelle dei lungometraggi precedenti. C'è Anthony Hopkins nei panni di un "sir" fuori di senno. E c'è il colpo di scena: un incasso di "soli" 605.400.000 dollari, quasi la metà rispetto agli ultimi due capitoli. I Razzie infieriscono con dieci candidature.

Il ripensamento della saga di Transformers

Bumblebee del 2018 è una piccola ormai necessaria rivoluzione: la regia passa a Travis Knight, autore di film animati in stop-motion alla Laika, la storia è un prequel del primo Transformers del 2007, e la protagonista è una ragazza, interpretata da Hailee Steinfeld. Il budget scende a 130 milioni di dollari, il respiro è più quello dei racconti alla E.T., dove in luogo di colossali epiche battaglie subentra una relativa maggiore intimità tra i personaggi: la protagonista orfana diventa amica di Bumblebee, aggiustando quello che lei pensa sia un Maggiolino giallo. L'atmosfera è diversa da quella made in Michael Bay (anche se è rimasto come producer), la sceneggiatura è firmata da una donna (Christina Hodson), il pubblico apprezza con timidezza da 468 milioni di dollari, e i Razzie depongono le armi, consegnando un "Redeemer Award" al film: la redenzione da un passato trash.
Per Transformers - Il risveglio, adesso in sala dopo cinque anni, si prospetta un'esperienza che, con un budget ricresciuto sui 200, si propone di riaprirsi in parte alle origini della saga cinematografica: gli scontri epici aumentano, però si tiene presente la necessità di un casting umano diverso e inclusivo, con Anthony Ramos e Dominique Fishback. Dirige lo Steven Caple Jr. di Creed II. Spielberg comunque non ha mai abbandonato la serie da executive prodicer, e Bay da producer vigila ancora, insieme all'inseparabile produttore Lorenzo di Bonaventura.   Leggi anche Transformers Il Risveglio: la recensione

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