Wim Wenders al Cinema Ritrovato di Bologna: tra passato, futuro e le patacche sulla camicia con Fellini
Al festival organizzato dalla Cineteca di Bologna il grande regista tedesco - tornato ad altissimi livelli col Perfect Days visto a Cannes - presenta il restauro del suo doc di Nicholas Ray Lampi sull'acqua. Ecco cosa ci ha raccontato dei suoi film e della sua carriera

Il suo nuovo Perfect Days, che vedremo dopo l’estate nei cinema italiani (è stato acquistato da Lucky Red), è stato tra i titoli migliori del notevole concorso del Festival di Cannes 2023, nonché uno dei migliori film di finzione di Wim Wenders da molti anni a questa parte (ecco la recensione).
Ma Wenders non pensa solo al presente e al futuro (suo, e del cinema) ma anche al passato: e al Cinema Ritrovato di Bologna presenta il restauro del suo Lampi sull’acqua - Nick’s Movie, particolare e bellissimo documentario dedicato a un altro grande regista come Nicholas Ray.
Di Lampi sull’acqua (che CG Entertainment distribuirà in DVD e sulle principali piattaforme dal prossimo 11 luglio), Wenders ha detto di averlo pensato fin dall’inizio come di “un film su un mio amico”. In più, Wenders considera quel film del 1980 “il mio primo vero lungometraggio documentario, qualcosa che è nato come film di finzione ma che poi si è tramutato in un documentario, rappresentando così una sorta di pietra miliare, il primo esempio del mio continuo mescolare finzione e documentario. Perché penso sia evidente come nei miei documentari emerge forte la voglia che ho di raccontare una storia, e come invece vada alla ricerca di un approccio documentaristico nei miei film di finzione. Lampi sull’acqua è stato il primo caso in cui questi due approcci si sono mescolati”.
A Bologna Wenders presenterà poi all'appassionato pubblico del festival, Targets di Peter Bogdanonich, e con la Cineteca di Bologna, che organizza il Cinema Ritrovato, il regista tedesco farà arrivare nei cinema italiani a ottobre anche uno dei suoi film più famosi e amati: Il cielo sopra Berlino.
“Per me Il cielo sopra Berlino è stato per me il film del ritorno a casa”, ha commentato il regista. “Avevo vissuto in america per otto anni, e dopo Paris, Texas ho sentito di aver bisogno di riscoprire le mie radici, il mio paese, la mia lingua. Avevo bisogno di tornare perché in America avevo fatto i conti con il mio essere tedesco in modo diverso, e volevo far un film sulla Germania che fosse aperto a trattare con le tematiche che in precedenza avevo rigettato. Berlino era il luogo ideale per farlo, e in più quel mio ritorno è stato un ritorno anche linguistico: mi ero reso conto che avevo iniziato a sognare in inglese! Per riavvicinarmi al tedesco leggevo tutte le serie una poesia di Rilke, ed è da lì che ho l'ispirazione per gli angeli: gli angeli sono stati spesso presenti nelle opere di Rilke, che per me è stato il miglior poeta tedesco.”
Sia il restauro di Lampi sull’acqua che quello di Il cielo sopra Berlino sono stati realizzati da Wenders attraverso la sua fondazione, la Wim Wenders Stiftung. E sono in tutto già una ventina i film di Wenders restaurati da Wenders. Tra questi, Fino alla fine del mondo, che il regista considera “il film di cui sono più orgoglioso, uno dei progetti più ambiziosi che ho affrontato, una delle più grandi produzioni indipendenti mai realizzate, il film in cui abbiamo predetto, nel 1990, l’arrivo degli smartphone, di Google, di Zoom”. La versione che Wenders ha restaurato di quel film è la Drector’s cut di quattro ore e mezza, che lui considera “l’unica che riconosco. Quella uscita in sala è una riduzione da bignami che non ha alcun senso, e che ha scoraggiato le persone dal vedere questa, che è quella in cui si dà il giusto valore al lavoro degli attori, e allo straordinario lavoro che è stato fatto sulla musica, e la fotografia. Spero di poter presentare questa versione qui a Bologna il prossimo anno”.
Con una carriera cinquantennale alle spalle, Wenders si considera ancora “un principiante. Perché in ogni film devo ricominciare da capo a capire come usare il linguaggio del cinema. L’ho fatto anche nei miei due ultimi film: in Anselm ho dovuto capire come filmare il lavoro di questo grande artista, in Perfect Days come raccontare la vita e le giornate di un uomo che pulisce le toilette. Ogni mio film, è come fosse il primo. Rimarrò sempre un principiante, ma un principiante con dell’esperienza alle spalle, il che è un problema, perché ripartire ogni volta da capo non è semplicissimo”.
Prima di salutare, Wenders ha risposto all’immancabile domanda relativa ai suoi rapporti con i grandi registi del cinema italiani, emiliani in particolare. “Bertolucci è stato un mio grande amico, avrei voluto conoscere Pasolini ma conosco a memoria molti suoi film”, ha detto il tedesco, “e con Fellini siamo diventati amici negli ultimi anni della sua vita. Con lui condividevo e condivido una cosa: la capacità di macchiarci la camicia ogni volta che mangiamo qualcosa. Ieri qui a Bologna ho mangiato due gelati, e per due volte ho dovuto cambiare la camicia. Una volta Tonino Guerra mi ha raccontato che Federico, spezzando in due un panino con la mortadella, era riuscito a farsi schizzare una fetta del salume sul collo. La sua grande preoccupazione era quella di spiegare la macchia a Giulietta, che odiava questa sua capacità di sporcarsi sempre.”