Paolo Sorrentino e La grazia, il suo film d'amore con Toni Servillo
Figlio di molti anni di chiacchiere e auspici, La grazia sarà il film d'amore di cui Paolo Sorrentino e Toni Servillo parlano da tempo. Lo ha detto il regista napoletano a margine della premiazione di Parthenope come secondo incasso italiano dell'anno alle Giornate di Cinema di Sorrento.
Non si è scomposto neanche dopo una avventurosa domanda finale, “maestro, come fa a fare film così belli?”, accennando al massimo la consueta smorfia sorniona densa di quell’ironia che lo caratterizza. Paolo Sorrentino ha incontrato alcuni giornalisti presenti a Sorrento, in occasione delle Giornate di Cinema, con il sarcasmo dei giusti e la pazienza di chi è in città per ricevere il biglietto d’oro come secondo incasso italiano dell’anno. Parthenope ha superato il milione di spettatori e si sta avvicinando ai 7,5 milioni di incasso. Miglior risultato in carriera. Appena poche ore prima è stato annunciato che il suo nuovo film, La grazia, sarà di nuovo distribuito da PiperFilm.
“Sarà il mio settimo film con Toni Servillo”, ha dichiarato Sorrentino. “Se vi dico cosa rappresenta per me La grazia sarebbe inutile poi farci un film. Sono almeno vent’anni che aneliamo con Toni di fare un film d’amore, come quelli che facevano Truffaut o Claude Sautet. Non voglio dire con questo che faremo un film come i loro, i detrattori questa volta dovranno impegnarsi di più per rintracciare delle imitazioni. A modo nostro abbiamo trovato una chiave per declinare un’idea di amore in un film”. Sarà amore sentimentale, o magari di un padre verso un figlio?
Stimolato per l’ennesima volta sull’importanza della collaborazione con Servillo, il regista ha detto che per lui “è molto importante tornare a lui, al di là dell’amicizia fraterna e oltre all’aspetto professionale sempre abitato da stima reciproca. Per me è una figura rassicurante. All’interno di un contesto stressante come quello della lavorazione di un film, mi calmo molto se so che c’è lui”.
Commentando il successo di Parthenope, con una percentuale particolarmente alta di giovani fra gli spettatori, ha detto, “Sono felice che il pubblico abbia apprezzato un film non facile sul tema della caducità della vita, non proprio un messaggino edificante. Indica la maturità del pubblico e dà speranza e la spinta a fare film con un certo respiro ai molti giovani che incontro, vogliono fare cinema e sono demoralizzati. Chi ha ideato la strategia di comunicazione ha saputo intercettare i giovanissimi, credendo alla loro intelligenza e sensibilità, non fidandosi del luogo comune che li identifica come una massa di indolenti sdraiati a casa a guardare i telefonini. Parthenope ha avuto fortunatamente un impatto immediato sul pubblico, ma sono fiducioso che ne avrà anche un altro, definiamolo a rilascio lento, entrerà nel cuore della gente con un tempo maggiore di decantazione”.
Accanto a lui la grande scoperta del film, la milanese più credibile come napoletana, Celeste Dalla Porta, premiata anche lei, come talento emergente, oltre che con le Chiavi d'oro del successo come protagonista di Parthenope. “È un momento per me ancora di grande cambiamento”, ha detto, “non saprei dire come lo sto vivendo, ma so che è un momento indimenticabile. Il film riesce a coinvolgere i giovani, che hanno risposto molto bene. Perché secondo me tratta tanti temi diversi e sa emozionare persone differenti, senza una direzione precisa, un età o un’altra, ma racconta di una donna da giovane fino all’età adulta e oltre”.