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Oscar 2024: i candidati in lizza con il nostro Io Capitano per il miglior film internazionale

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Cinque titoli che sintetizzano una stagione molto interessante per il cinema di qualità a livello internazionale. Al solito titoli diversi che provengono però tutti da registi europei. Ecco favoriti e possibili sorprese per l'Oscar 2024. Ce la farà Matteo Garrone con Io Capitano?

Oscar 2024: i candidati in lizza con il nostro Io Capitano per il miglior film internazionale

In molti casi sono in trasferta, a dimostrare come il cinema sia un'arte senza barriere nutrita dalla globalizzazione di storie e talenti, ma sono tutti e cinque di passaporto europeo, i candidati per il miglior film internazionale agli Oscar 2024. Ci sono un romano in trasferta dal Senegal alle rotte dei migranti africani, un autore tedesco che ritrova lo stato di grazia raccontando di un pulitore dei bagni pubblici di Tokyo, in Giappone, oppure un catalano che racconta di una storia vera di miracolosa sopravvivenza nelle cime innevate delle Ande. Dall'introduzione della categoria nel 1957 - con prima otto assegnazioni di Oscar onorario - fino a pochi anni fa si concorreva per il "film in lingua straniera", mentre dal 2020 è in gioco la statuetta degli Acaemy Awards per il miglior film internazionale.

Può sembrare retorico, ma Io Capitano ha già vinto arrivando fra i candidati, cosa non certo data per scontata in sede di pronostico, per cui difficilmente l'Italia potrà festeggiare la quindicesima vittoria della storia in questa categoria degli Oscar, ma rimane comunque irragiungibile in vetta, con la Francia al secondo posto con dodici, senza poter migliorare in classifica visto che il suo prescelto non è arrivato in cinquina. Guardando le candidature, però, i cugini transalpini sono in testa con ben trentotto candidature, contro le "nostre" trenta. Il grande favorito, visto che i francesi non hanno selezionato Anatomia di una caduta, è senz'altro La zona d'interesse, che ha fin qui dominato nella stagione dei premi e non sembra poter perdere.

Ecco i 5 candidati agli Oscar 2024 nella categoria del miglior film internazionale 

  • Io Capitano
  • Perfect Days
  • La società della neve
  • La sala professori
  • La zona d'interesse

Io Capitano di Matteo Garrone

Una storia che si ripete ogni giorno in molti paesi del cosiddetto sud del mondo, in cui ci si mette in viaggio in cerca di un futuro migliore, per sé e spesso per la propria famiglia, magari per i figli. Per una volta lo sguardo è sul momento della partenza, non dell'arrivo, nel coraggioso film di Matteo Garrone, Io Capitano, che ha scelto il Senegal e un cast interamente locale per raccontare la prima parte del viaggio che porta fino al Mediterraneo e in qualche caso nelle nostre coste. Girato in lingua locale wolof, ha regalato performance molto lodate da parte dei due giovani protagonisti esordienti, Seydou Sarr e Moustapha Fall.

Leone d'argento a Venezia, dove ha vinto il premio per la regia, oltre al Marcello Mastroianni per Sarr, è stato anche candidato ai Golden Globe e al biotteghino italiano ha ottennuto l'ottimo risultato, non comune per un film uscito solo in versione originale con sottotitoli in italiano, di oltre 4,7 milioni euro. Quello raccontato da Garrone è un percorso raccontato cercando di ribaltare il punto di vista, identificandosi con il maggior realismo possibile nell'avventura drammatica di quei ragazzi, spogliandosi di ogni pregiudizio occidentali.

Leggi anche La recensione di Io Capitano

Perfect Days di Wim Wenders

L'amore per il Giappone di Wim Wenders viene da lontano, dalla prima volta in cui nei primi anni '70 è stato a Tokyo. Non stupisce quindi che un autore cittadino del mondo come lui torni in gran forma, dopo anni e film non al livello dei suoi capolavori come Il cielo sopra Berlino con una storia ambientata nelle pieghe della metropoli giapponese. La vicenda di un uomo che conduce una vita semplice, con una routine quotidiana sempre uguale al millimetro. Il suo lavoro di addetto alle pulizie nei bagni pubblici lo rende felice, ama leggere, ascoltare musica e dedicarsi alle piante e alla fotografie.

Perfect Days rappresenta proprio il paese asiatico, fin da quando ha fatto irruzione al Festival di Cannes, dove ha vinto il premio per il miglior attore, lo straordinario Koji Yakusho, con una colonna sonora ricca di canzoni di autori come Lou Reed, Patti Smith, Otis Redding o Nina Simone. Un film poetico sul senso del dovere, oltre che sul piacere delle piccole cose, scritto dal regista insieme al giapponese Takuma Takasaki e girato in sole due settimane interamente fra Shabuya e il centro della capitale nipponica.

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La società della neve di Juan Antonio Bayona

Una storia vera al cinema non è certo una novità, anche considerando che precedentemente è stata raccontata in un film diventato a suo modo un cult dei primi anni '90, Alive - Sopravvissuti, con un giovane Ethan Hawke. Ma la potenza evocativa della miracolosa sopravvivenza di sedici susperstiti dal disastro areo delle Ande, nel 1972, ha stimolato la curiosità di Juan Antonio Bayona che l'ha portata di nuovo sullo schermo in La società della neve, adattando il libro omonimo di Pablo Vierci. Una produzione Netflix Original con un cast tutto sudamericano che ben rende lo spirito di corpo di una squadra di rugby in trasferta alle prese con una tragedia e una sfida come se ne sono raramente viste.

Tredici candidature ai premi Goya, il film ha anche ottenuto una candidatura ai Golden Globe e una seconda agli Academy Awards per il trucco e acconciatura. La storia è quella del volo dell'areonautica militare che nel 1972, mentre trasportava una squadra di rugby in Cile, si schiantò su un ghiacciaio fra le vette delle Ande. Dai 45 passeggeri a bordo alcuni sopravvissero in un contesto a dir poco estremo, lottando con ogni mezzo per rimanere in vita.

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La sala professori di İlker Çatak

Il mondo della scuola è un terreno fertile per raccontare la società, così come i rapporti di potere e come un numero sostanzioso di regole influenzano la quotidianità di un gruppo di persone, specie giovani ragazzi nel pieno della crescita. La sala professori è la dimostrazione di tutto questo, una storia con la tensione del thriller e la profondità di un racconto morale che dimostra come sia talvolta ridotto il confine fra un ambiente progressista e inclusivo e uno opprimente. İlker Çatak è il regista, un tedesco di origine turca, che nel suo film presenta una classe composita con molti cittadini che rappresentano la varietà della società tedesca di oggi.

Carla è un'insegnante di matematica ed educazione fisica, rispettosa e molto coinvolta nel suo lavoro. Ascolta sempre i suoi ragazzi, cercando di trattarli con il giusto rispetto. Una serie di furti, di cui i suoi colleghi accusano uno studente, dà inizio a uno scompenso all'interno della sala professori, oltre che nelle aule di insegnamento. Ma se fossero stati invece dei professori? Una storia coinvolgente sul pregiudizio acclamata in ogni festival in cui è stato presentato, a partire dalla sezione Panorama della Berlinale 2023, fino al Toronto Film Festival.

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La zona d'interesse di Jonathan Glazer

Il grande favorito è proprio lui, il sorprendente La zona d'interesse di un Jonathan Glazer che si distanzia anni luce dal precedente Under the Skin, uscito dieci anni fa, adattando un libro di Martin Amis. Uno sguardo inedito sulla tragedia dell'Olocausto, un argomento molte volte affrontato dal cinema. Lo fa mettendo in scena la serena quotidianità della famiglia di Rudolf Hoss, il comandante del campo di concentramento di Auschwitz, a partire dalla moglie e i figli. Vivono in una villetta appena oltre la recinzione del luogo di sterminio, che echeggia nel film solo attraverso i rumori di una colonna sonora che contrasta violentemente con la quiete ordinaria di quanto accade, apparentemente, in quella casa.

Sono in cinque, sono ciechi nei confronti dell'orrore che accade a pochi metri, rappresentando in questo i tanti che hanno voltato lo sguardo davanti al male in azione, e che lo fanno ancora oggi. Un grande film che rimarrà negli annali dell'Olocausto al cinema, vincitore del Grand Prix a Cannes, interpretato magistralmente da Sandra Huller, protagonista della stagione anche per il ruolo in Anatomia di una caduta. In Italia è uscito da due settimane e ha sfiorato i due milioni di incasso e i 275 mila spettatori. Per rappresentare la vita quotidiana nella villetta sono state piazzate molte macchine da presa operate da remoto, utilizzando luce naturale permettendo agli attori di muoversi quindi liberamente all'interno dell'inquadratura.

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