Potere assoluto, è un film del 1997 diretto da Clint Eastwood. Il protagonista della vicenda è Luther Whitney (Clint Eastwood), un formidabile ladro professionista che ha intenzione di abbandonare il suo stile di vita spericolato per godere dei frutti del suo lavoro.
Prima di ufficializzare il suo ritiro, Luther ha pianificato di svaligiare il caveau del filantropo Walter Sullivan (E.G. Marshall). L’abile ladro si introduce nella casa della sua vittima, ma viene sorpreso dalla presenza della signora Sullivan (Melora Hardin), che ha deciso di non seguire il marito fuori città rimanendo nella lussuosa casa. Aggirando abilmente l’imprevisto, Luther riesce ad arrivare al caveau nascosto da un passaggio segreto situato nella camera da letto. Nel frattempo la signora Sullivan riceva in casa il suo amante, ovvero il Presidente degli Stati Uniti Alan Richmond (Gene Hackman). L’atteggiamento violento di quest’ultimo spinge la donna a ribellarsi e la discussione si trasforma ben preso in un’aggressione, sedata dall’intervento delle guardie del corpo di Richmond che sparano a sangue freddo alla donna.
Nascosto nella stanza segreta, Luther assiste impotente all’omicidio e all’intervento del capo dello staff Gloria Russell (Judy Davis), che ordina ai suoi uomini di ripulire la scena del crimine così da eliminare ogni collegamento con Richmond. Allo staff presidenziale, tuttavia, sfugge un elemento fondamentale che rivelerebbe tutta la verità su quanto accaduto quella notte. Impadronitosi dell’oggetto, Luther fugge via ma viene intercettato dagli agenti Burton (Scott Glenn) e Collin (Dennis Haysbert).
Essendo l’unico testimone dell’omicidio, Luther viene braccato dai servizi segreti che hanno intenzione di eliminarlo…
"A parte incongruenze e inverosimiglianze, scontate nel 'genere', Potere assoluto è intrigo avvincente. E, alla scacchiera consueta, Eastwood aggiunge due notazioni interessanti: l'affetto profondo ma non esibito dello scassinatore per la figlia, e le motivazioni (il disgusto dell'ipocrisia del presidente) che lo spingono a non mollare la presa". (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 23 maggio 1997)"Forse talune sorprese sono inutilmente pasteggiate (perché rivelare che il manesco puttaniere è il Presidente solo dopo 45 minuti, quando sta scritto su tutte le anticipazioni del film?) ed ogni tanto Clint si concede qualche tocco di autocompiacimento in più. Però questo è cinema-cinema al più alto grado di consumo, presentato in una confezione perfetta e contenente la sorpresa cui alludevo all'inizio: un granello di sana ed autentica rabbia". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 19 maggio 1997)"Eastwood regista non è al suo meglio, Eastwood attore rimane irresistibile: e non è poco (magari, anzi, è troppo) fare un film in cui il cattivo è il presidente degli Stati Uniti, beone, donnaiolo, sadico, bugiardo, ipocrita, traditore dell'amicizia, mandante di assassinii, aspirante strangolatore". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 19 maggio 1997)"Dopo il western, il road-movie che finisce in tragedia e il melodramma, adesso tocca al poliziesco: Eastwood si trova benissimo nel cinema di genere, ne padroneggia le regole con la semplicità dei maestri asciugandone l'enfasi postmoderna e vivificandolo con la malinconia della sua disillusione. Così è anche per la storia del ladro che scopre prima la violenza e poi la meschinità del presidente degli Stati Uniti, disposto a ogni bassezza per non incrinare il proprio potere: il film inizia come un thriller, continua come lezione di morale, in nome di quei valori che il mondo sembra aver dimenticato, e finisce con il coraggio del pessimismo. E la necessità dell'azione. Quasi un testamento, perfino con un paio di battute a effetto per vendicare un'idea di cinema essenziale e intensa, come solo i grandi artigiani sanno ormai fare". (Paolo Mereghetti, 'Sette', 15 giugno 1997)
La pellicola è basata sull’omonimo romanzo di David Baldacci.
Grazie alla grande precisione di Clint Eastwood, le riprese terminarono molto prima del previsto e il regista impiegò solo la metà del budget.
Potere assoluto è l’ultimo film di E.G. Marshall.
Il film fu presentato fuori concorso al Festival di Cannes del 1997.
Luther (Clint Eastwood): Il domani non si promette a nessuno. Walter Sullivan (E.G. Marshall): Io credo nel Vecchio Testamento, signore. Trovo giusto occhio per occhio quando è stata commessa una orribile azione. Luther: Siamo troppo vecchi per dirci puttanate. Walter Sullivan: Naturalmente ho tentato di fermarlo, dopotutto per me era come un figlio. Seth Frank (Ed Harriss): Allora ero più giovane e più stupido. Bill Burton (Scott Glenn): Anch'io ero più giovane, sono più stupido ora.
Attore | Ruolo |
---|---|
Clint Eastwood | Luther Whitney |
Gene Hackman | Presidente Richmond |
Ed Harris | Seth Frank |
Laura Linney | Kate Whitney |
Scott Glenn | Bill Burton |
Dennis Haysbert | Tim Collin |
Judy Davis | Capo dello staff Gloria Russell |
Kimber Eastwood | Guida turistica della Casa Bianca |
Alison Eastwood | Studentessa d'arte |
Joy Ehrlich | Reporter |
Eric Dahlquist Jr. | Agente della Sala ovale |
Yau-Gene Chan | Cameriere |
Melora Hardin | Christy Sullivan |
Robert Harvey | Poliziotto |
Richard Jenkins | Michael Mccarty |
Mark Margolis | Red il barista |
Charles McDaniel | Dottore |
George Orrison | Barista dell'aeroporto |
Penny Johnson Jerald | Laura Simon |
Elaine Kagan | Valerie |
Stewart Jack Taylor | Portiere del Watergate |
Kenneth Welsh | Sandy Lord |
E.G. Marshall | Walter Sullivan |