Jason Statham in A Working Man: lavoratore indefesso del cinema d'azione
Jason Statham è al cinema da oggi, 10 aprile, con l'atteso A Working Man, con Warner Bros. Pictures. L'attore inglese è senza dubbio la stella action più fulgida del cinema hollywoodiano contemporaneo, ma è uno che non si è montato la testa, e che continua imperterrito a fare l'operaio delle mazzate e delle battute ringhiate e grondanti sarcasmo.

All’inizio, va detto, non se lo filava nessuno. O meglio: all’inizio, quando ha iniziato a recitare, ed è apparso nei primi film di Guy Ritchie (che dobbiamo quindi ringraziare per la sua lungimiranza), e poi è diventato il protagonista della serie di Transporter targata Luc Besson, erano in pochissimi ad aver capito che lui, Jason Statham, era destinato a diventare una luminosa star del cinema d’azione, uno capace di giocare nello stesso campionato dei grandi e grandissimi del genere.
E quindi, nonostante Ritchie e Transporter, nonostante gente che di certe cose ne sa, tipo John Carpenter e Michael Mann, avesse scommesso su di lui per film come Fantasmi da Marte o Collateral, Statham - che tra quei pochissimi Statham stava diventando noto con il soprannome di Giasone - è rimasto in qualche modo confinato nella serie B fino a quando sono stati proprio quelli venuti prima di lui a passargli idealmente il testimone.
Nel 2010, dodici anni dopo il suo esordio cinematografico, Statham interpreta Lee Christmas, il vice del Barney Cross di Stallone nel film che, oltre all’ex Rambo, vede nel cast gente come Arnold Schwarzenegger, Bruce Willis, Mickey Rourke, Terry Crews, Dolph Lundgren e l’ex wrestler Steve Austin. Con I Mercenari, sono quelli che hanno fatto la storia del cinema d’azione contemporaneo, a volere questo ruvido inglese, ex nazionale di tuffi, ex modello, al loro fianco. Dopo I Mercenari, Jason Statham non è più di serie B, e allora lo vuole pure Vin Diesel per la saga miliardarioa di Fast & Furious, e Hollywood scommette su di lui, vincendo, quando lo fa diventare protagonista unico e assoluto del blockbuster Shark - Il primo squalo (che avrà un sequel). D’altronde, chi altri nel cinema contemporaneo può avere il fisico, la faccia, lo stile e soprattutto l’ironia giusta per un film in cui lotta contro un megalodonte, se non Giasone Statham?
Quello che però ci piace tanto, di Statham, è che questo spalancarsi delle porte del cinema action più ricco e spettacolare non gli ha fatto dimenticare le sue origini cinematografiche, il tipo di film e di action che lo ha formato e lo ha reso la stella indiscussa e indiscutibile che è.
Perché va bene, I mercenari, e Fast & Furious, e gli squali preistorici, ma Jason Statham, nonostante il successo e i miliardi, continua a prediligere quei film che i più indicano come serie B, e i ruoli in cui le sue radici proletarie e il suo aspetto da duro possono emergere nel modo migliore. Esattamente come accade nel nuovissimo A Working Man, proletario fin dal titolo, film in cui Jason è un ex membro di un corpo d’élite che più d’élite non si può - ovvero quel gruppo dei Royal Marine che vengono utilizzati per le black-ops - che cerca di lasciarsi alle spalle botte, violenza e uccisioni diventando un operaio edile. Solo che per quelli come lui non c’è mai pace, ed ecco allora che quando la figlia diciottenne dei suoi datori di lavoro, gente che per uno leale come Statham vale quanto la sua famiglia, quando questa ragazza sparisce misteriosamente e si capisce che è stata rapita, forse pure da gente che traffica in esseri umani, Giasone - che nel film si chiama Levon Cade - torna a utilizzare le sue vecchie skills, ma anche un po’ degli strumenti nuovi, per fare piazza pulita e riportare a casa la giovane.
A Working Man: il trailer del film al cinema dal 10 aprile, distribuito da Warner Bros. Pictures
D’altronde, è nei film in cui interpreta personaggi che fanno mestieri umili e manuali, che Jason Statham dà il meglio di sé. Qui, come nella sua precedente collaborazione con David Ayer, quella di The Beekeeper, in cui faceva l'apicoltore (con un passato, certo, che c’entra). O in Wrath of Man, in cui faceva l’autista di furgoni portavalori. O in Professione assassino, dove faceva il meccanico di auto. O addirittura quando fa praticamente il barbone, come nel Redemption scritto e diretto da Steven Knight.
Poi certo, ci va bene pure quando indossa lo smoking e fa l’agente segreto para-bondiano, specie se lo fa per l’amico Guy Ritchie (il film è ovviamente Operation Fortune); perché tanto, alla fine dei conti, il vero animo del nostro amato Giasone viene sempre fuori. E non si tratta di animo più o meno proletario (anche se…) ma dell’animo action e marziale che lo pervade: di quell’animo che, di qualsiasi film si parli, qualunque sia il regista che lo dirige, lo porterà a menare come un fabbro e a ringhiare qualche battuta carica di sarcasmo.
Proprio come avviene in A Working Man: un film che, sebbene tratto da un romanzo, pare proprio nato apposta per regalare a Statham un altro dei ruoli che rimarranno nel cuore dei sui fan, e che faranno mormorare, magari in segreto: “Grazie, Giasone”.