Il Regno del Pianeta delle Scimmie, Andy Serkis passa il testimone di Cesare
In questo backstage di Il Regno del Pianeta delle Scimmie, adesso al cinema, Andy Serkis che fu Cesare nella precedente trilogia passa il testimone ai nuovi interpreti e autori. Cosa aspettarsi dalla nuova storia e dai nuovi protagonisti?
Il Regno del Pianeta delle Scimmie, adesso al cinema, è l'inizio di una nuova saga, che si concentra sulla scimmia Noa, alle prese con problemi non lontani da quelle che affrontò Cesare nell'ultima trilogia: Caesar era interpretato tramite performance capture da Andy Serkis, da vent'anni uno dei pionieri di questo tipo di recitazione "per interposta persona". In questo video backstage, Serkis commenta cosa comporti il nuovo Regno: il passaggio del testimone a una nuova generazione.
Andy Serkis e Il Regno del Pianeta delle Scimmie: "Ogni film dopo il tragitto di Cesare dev'essere altrettanto profondo"
Andy Serkis aprì la strada della performance capture nella trilogia del Signore degli Anelli, una ventina d'anni or sono: fu tra i primi a interpretare un personaggio in CGI "teleguidandolo" con il proprio corpo, indossando una tuta speciale che catturava i suoi movimenti per applicarli al Gollum. Due decenni dopo, la tecnica si è diffusa ampiamente, non solo dopo i Polar Express e Beowulf di Zemeckis, ma anche dopo il lavoro sempre di Andy nell'ultima trilogia del Pianeta delle Scimmie, composta da: L'alba del Pianeta delle Scimmie, Apes Revolution - Il Pianeta delle Scimmie e The War - Il Pianeta delle Scimmie, uscito sette anni or sono. Adesso spetta a Owen Teague incarnare la scimmia Noa, che secoli dopo Cesare affronta un dilemma simile: credere alle tribù di scimmie più bellicose, che vogliono sterminare gli esseri umani, oppure dare una possibilità a quest'ultimi? A chi credere?
Serkis si dice contento di aver lasciato in eredità una saga sempreverde e in forma, nonostante il primo Pianeta delle Scimmie fosse arrivato al cinema nel lontanissimo 1968: la regia è passata da Matt Reeves a Wes Ball, che aveva debuttato con la trilogia di Maze Runner. Un'esperienza sufficiente, come sottolinea Serkis, a costruire un mondo distopico dal respiro sufficientemente ampio.
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