The Voyeurs: recensione del thriller erotico con Sydney Sweeney su Prime Video

03 luglio 2023
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Scritto e diretto da Michael Mohan, è un film che cerca di riportare in vita un sottogenere oramai quasi del tutto abbandonato e molto popolare nella prima metà degli anni Novanta. La recensione di The Voyeurs di Federico Gironi.

The Voyeurs: recensione del thriller erotico con Sydney Sweeney su Prime Video

Di fronte a un film come The Voyeurs può essere senza dubbio molto facile e immediato da parte del cinefilo, direi quasi naturale, tirare in mezzo Alfred Hitchcock e Brian De Palma. Anche perché Michael Mohan - regista e sceneggiatore di questo film Amazon Original, uno che non pare affatto scemo, e che è sicuramente molto furbo - ci mette del suo per spingere lo spettatore da quelle parti lì. Non solo con la trama, ma con tutto l’ostentato riferirsi di continuo a sguardi e occhi, nelle canzoni della colonna sonora (si apre sulle note di “Eyes Without a Face” nella versione di Angel Olsen) e nel mestiere della protagonista interpretata di Sydney Sweeney, che è una giovane oftalmologa.
Il fatto, però, è che Mohan non ci pensa nemmeno a proporsi come erede di quei due giganti lì, mentre è chiaramente molto interessato a raccogliere un altro testimone, a modo suo non meno rilevante: quello di quel thriller erotico che tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, trainato soprattutto dallo straordinario successo di film come Attrazione fatale e Basic Instinct, aveva vissuto un momento di enorme popolarità tra i produttori e il pubblico. Un esempio chiaro, e pertinente al film di Mohan, da questo punto di vista, è stato Sliver di Phillip Noyce: che alla Sharon Stone di Basic Instinct affiancava il Baldwin sfigato e belloccio, William. Ecco, più che della Finestra sul cortile o di Omicidio a luci rosse, The Voyeurs guarda a  Sliver, e a molti altri film - magari straight to video, come questo è stato straight to platform - di quel tipo e quella stagione.

Molto di quel cinema lì, che certo aveva una radice comune sia in Hitchcock che in De Palma, e che poneva spesso e volentieri l’accento sul rapporto tra sguardo e desiderio, era comunque un cinema dichiaratamente “basso”, commerciale, che non sbandierava affatto ambizioni autoriali e intellettuali, e che forse proprio per questo è spesso riuscito a andare a bersaglio con migliori efficacia e precisione di film con più puzza sotto il naso. E The Voyeurs replica senza incertezze questo schema.
La trama è semplice, banale, e per questo a suo modo irresistibile: Sweeney e Justice Smith sono una giovane coppia che è appena andata a vivere assieme in un bel loft tutto finestre di Montréal, e che si accorge che i dirimpettai (Ben Hardy e Natasha Liu Bordizzo), anche loro dotati di enormi finestre mai schermate, fanno sesso spesso e volentieri senza preoccuparsi di essere visti.

Mohan, che pure è maschio, fa un film dal punto di vista prettamente femminile, specie dal punto di vista del desiderio, e quindi è il personaggio di Sweeney (che si chiama Pippa: evidentemente non c’erano italofoni tra i consulenti del film) a diventare ossessionata da questi vicini. Dapprima perché, è facile capirlo, è un po’ frustrata sessualmente e cerca così di mettere un po’ di pepe sul suo rapporto (ma comunque il suo lui non si dimostra all’altezza, e lei ci rimane male); poi perché scopre che il vicino che scruta con desiderio (e che fa il fotografo…) tradisce la vicina a ogni occasione. E quando la vicina le arriva per caso sul posto di lavoro per farsi degli occhiali nuovi, e diventa così sua amica, Pippa si mette in testa di doverla aiutare, informandola dei tradimenti dell’uomo.
I più attenti di voi avranno già capito che quel che Pippa vede è quel che vuole vedere, o forse quel che le vuole far vedere qualcun altro, e che più o meno da quel punto - in punto in cui Pippa vuole dire alla vicina la verità - in avanti, The Voyeurs procederà spedito alternando colpi di scena reali o presunti, plausibili o spericolati, che, in buona sostanza, servono per mettere in scena un costante ribaltarsi di punti di vista e situazioni di potere.

Il giochino di Mohan è prevedibile, senza dubbio. Ammesso di poterle definire tali, le sue ambizioni tematiche sono tutto sommato limitate, ripetendo riflessioni sulla pulsione scopica già fatte, o aggiornandole, non senza pertinenza, ma anzi con buone ragioni a tempi in cui sono diventati i social le enormi finestre senza tende o imposte attraverso le quali spiamo le vite degli altri, facendoci ossessionare, e lasciamo (desideriamo) che gli altri spiino le nostre, a uso e consumo di grandi corporation che ci fregano con quelle che una volta si chiamavano “le clausole in piccolo”, e che oggi sono diventati quei pop-up sui quali noi clicchiamo in automatico “accetta e prosegui” perché non abbiamo tempo da perdere: spostati pop up e fammi vedere le vite degli altri.

Perfettamente allineato ai nostri tempi, in The Voyeurs, è anche quel suo essere patinato, di quel patinato che unisce l’estetica degli anni Novanta a quella di Instagram: e quindi tutto è bellissimo, in quel modo finto in cui tutti, più o meno, sono bellissimi online, dove anche se non lo sei te lo dicono lo stesso per poi sparlare in privato.
Mohan gioca con astuzia anche con questa patinatura, prendendola e prendendoci in giro, e al tempo stesso mostra sesso e corpi (grandi protagonisti sono i seni decisamente invidiabili di Sydney Sweeney, che ha mai avuto molti problemi a mostrarsi) con un’irriverenza assai poco contemporanea.
Insomma: nei temi come nell’aspetto del suo film, Mohan sa benissimo di razzolare in basso (come quando gioca col verbo “venire” in maniera sfacciata), ma lo fa con una consapevolezza insolita, che libera The Voyeurs dal trash, in senso labranchiano, proprio in virtù di questa sua autocoscienza. E il risultato è disimpegnato e innegabilmente divertente.
Il regista ha praticamente pronto un altro film: un horror ambientato in Italia intitolato Immaculate, protagonista di nuovo Sweeney. A questo punto, la curiosità è tanta.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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