The Creator: Gareth Edwards parla dell'influenza di Star Wars su questo film e sul suo cinema
Arriva il 28 settembre nei cinema il nuovo film del regista di Star Wars: Rogue One, un avvincente thriller di fantascienza che parla di Intelligenza Artificiale e di apocalisse. Ecco cosa ci ha raccontato il suo autore Gareth Edwards sul legame con la saga creata da George Lucas.
Nei cinema italiani il 28 settembre debutta The Creator, un fanta-thriller ricco di azione che parla di un futuro devastato dalla guerra combattuta tra la razza umana e un'avanzata forma di intelligenza artificiale che minaccia di annientare l'umanità.
Se quello dell'IA è un tema di grande attualità, considerato tutto quello che è successo nel corso degli ultimi mesi con l'esplosione di ChatGPT e altre tecnologie analoghe, l'interesse di The Creator, soprattutto sul piano del cinema, non si esaurisce di certo qui, giacché il film è il nuovo lavoro firmato da Gareth Edwards, 48enne regista inglese che ha, purtroppo, ancora bisongo di qualche presentazione.
Grande appassionato di fantascienza, Edwards è quello che nel 2010 ha esordito alla regia con unfilm davvero notevole, Monsters, monster movie a basso budget ma alto tasso di tensione e spettacolarità che dovreste vedere o rivedere (lo trovate su Prime Video). Il successo di quel film lo ha portato prima a dirigere il primo film del Monster-Verse contemporaneo della Warner, il Godzilla del 2014, nel quale Edwards, pur riuscendo nell'obiettivo di fare un buon film, ha scontato un po' la sua prima (in)esperienza all'interno del contesto degli Studios hollywoodiani, e poi quello che a mio insindacabile giudizio è di gran lunga il miglior film della nuova era di Star Wars, quella targata Disney: Rogue One - A Star Wars Story.
Tra Rogue One e The Creator esiste una certa qual coerenza tematica e ancor di più estetica, come potete vedere anche da voi nel trailer italiano ufficiale di questo nuovo film di Edwards.
Anche sulla sola base delle immagini di questo trailer, è facile riconoscere nello stile di Edwards qualcosa di assai vicino allo spirito più autentico dei primi film di Star Wars, e non sorprende affatto, allora, l’ottima riuscita di Rogue One.
D’altronde lo stesso regista - che abbiamo incontrato via Zoom qualche giorno fa assieme alla stampa internazionale - ha spiegato che se si è dedicato alla fantascienza come genere d’elezione, la ragione principale è appunto Star Wars: “Sono cresciuto con quei film, che ti regalavano l’illusione e la promessa di un mondo affascinante fatto di astronavi e robot. Ovviamente la realtà non è così, e non lo sarà mai, e quindi ho deciso che sarei diventato un bugiardo come George Lucas, e avrei creato anche io storie con cui i ragazzi possano crescere sognando”.
La seconda ragione per cui Edwards si è dedicato alla fantascienza è stata la sua passione per la serie Ai confini della realtà, “quella in bianco e nero: era la mia serie tv preferita”. Di quella serie Edwards amava che nelle sue storie veniva cambiato un solo elemento di realtà, in grado però di mettere sottosopra un mondo intero: “puoi vivere tutta la vita con un determinato set di regole e convinzioni, senza mai dover affrontare una vera sfida perché in sostanza non succede davvero nulla fuori dall’ordinario, e quindi pensi che tutto quello che credi del mondo sia giusto, ma ecco che quando anche un singolo elemento, qualunque esso sia, viene preso e studiato e sovvertito, ti accorgi che un sacco di cose che credevi vere non lo sono più, e inizi a farti domande su tutto: credo che questa sia la tipologia migliore di fantascienza”.
Oltre ai sogni di bambino, Edwards ha però un altro debito riconosciuto nei confronti degli universi creati da Lucas in Star Wars: “Da lui e dai suoi film ho imparato che si può prendere spunto da elementi spirituali, mitologici, religiosi che provengono dal passato più remoto, e traghettarli direttamente dentro il futuro più avanzato, tra astronavi e robot, senza che di mezzo ci sia alcuna forma di mediazione”.
Per questo, tra le tante location reali utilizzate per The Creator, ci sono numerose località del sud-est asiatico, ha spiegato il regista: “L’Asia è il posto del mondo dove ritrovi questo maggiormente questo contrasto: Hong Kong, Bangkok, Tokyo sono metropoli che sembrano uscite da Blade Runner, eppure ti basta svoltare a sinistra per uno stradino per trovarti di fronte a un antico tempio e a un monaco. Per il film sono andato alla ricerca di questa opposizione quasi taoista, di questi contrasti visivi pieni di energie che mi interessano da ogni punto di vista”.
Quello neinei confronti di Lucas e della sua saga, non è però l'unico debuito che ha ammesso Edwards. Il regista ne ha confessato un altro, altrettando antico, e che sta alla base dell'idea fondante del suo cinema in grado di prestare attenzione alla spettacolarità così come al lato emozionale e sentimentale delle sue storie. In questo caso l’imprinting - e non poteva essere altrimenti - viene da Steven Spielberg e dal suo E.T.: “Quando è uscito mi ricordo di essere entrato al cinema e tutto quello che mi interessava era vedere un alieno, o un’astronave, ma a sorpresa sono stato commosso fino alle lacrime dalla storia. Quello per me è diventato l’obiettivo di ogni film: se non arrivi a emozionare o commuovere qualcuno stai sprecando il potere del cinema”.