Sundance Film Festival 2023: i migliori film visti nell'edizione online
La kermesse di cinema indipendente ha proposto come al solito opere degne di interesse. tra gli altri presentati i nuovi film di Jennifer Connelly e Jonathan Majors.
Si è appena concluso il Sundance Film Festival 2023 che noi di Comingsoon abbiamo seguito nella versione online. Eccovi i titoli che hanno riscosso il nostro maggior consenso. L’ordine è alfabetico. Buona lettura.
I migliori film presentati all’edizione online del Sundance Film Festival 2023
- Bad Behaviour
- Birth/Rebirth
- Eileen
- Magazine Dreams
- My Animal
- The Night Logan Woke Up
- Radical
- Run Rabbit Run
- Shortcomings
Bad Behaviour
Poche attrici come Jennifer Connelly sanno comporre personaggi tutt’altro che positivi, quando non addirittura respingenti, e dotarli di una fragilità che ne espone il lato umano. La conferma di questa sua abilità rimarchevole arriva con Bad Behaviour di Alice Englert, debutto dietro la macchina da presa che possiede una sua personalità specifica. L’approccio alla materia trattata si dipana infatti attraverso un distacco filmico di impatto sicuro, capace di fare del film una commedia quasi surreale, brechtiana se vogliamo adoperare un termine di paragone “alto”. Questo consente al cast di sviluppare personaggi molto forzati in maniera comunque contenuta, contribuendo a fare del film un qualcosa di sanamente stridente. Un altro grande attore quale Ben Whishaw e la stessa Englert compongono insieme alla Connelly un trio perfetto per elevare Bad Behaviour. Alla fine a rimanere impressa è la prova arcigna dell’attrice premio Oscar, davvero una delle prove fisicamente e psicologicamente più impegnative della sua carriera.
Birth/Rebirth
Nella sezione Midnight abbiamo trovato disturbante - e avrebbe potuto esserlo ancora di più - Birth/Rebirth di Laura Moss, la cui vicenda vede un medico ossessionato dal proprio lavoro che sperimenta in maniera non propriamente consona una cura contro la morte. Vicenda tutta al femminile che vede protagoniste Judy Reyes (la ricordate in Scrubs?) e soprattutto la sempre efficace Marin Ireland in una performance feroce, Birth|Rebirth mette tantissima carne al fuoco, inserendo all’interno di trama e confezione Frankenstein e David Cronenberg, Roman Polanski e La notte dei morti viventi. Tutte queste fascinazioni vengono comunque contenute in un racconto “piccolo” e tutto sommato efficace, che sfrutta le ambientazioni livide e soffocanti per costruire un senso di oppressione fisica e mentale che arriva dritta al punto. Il film non spaventa più di tanto, ma probabilmente non era questo il suo intento primario. Eppure la capacità dell’horror di inquietare, porre domande scomode, riflettere come specchio deformato le zone oscure del nostro oggi, questo c’è tutto. Produzione della piattaforma streaming specializzata Shudder.
Eileen
Eileen di William Oldroyd si è rivelato uno dei lungometraggi più interessanti di questa edizione del Sundance. Ambientato nel Massachussets degli anni ‘60, il film inizia come una dolorosa coming-of-age story che vede protagonista un giovane donna la quale lavora in un istituto correzionale per minorenni. L'arrivo di una psicologa anticonformista ed emancipata porta nuovo entusiasmo nella vita monotona e difficile della ragazza. Il meglio di Eileen sono senza dubbio le tre attrici principali: Thomasin McKenzie conferma la sua notevole presenza scenica insieme alla capacità di tratteggiare con lievi scarti di originalità una figura femminile che avrebbe potuto altrimenti diventare retorica. Accanto a lei una Anne Hathaway che come sempre si rivela efficace quando deve andare sopra le righe. A supporto Marin Ireland, interprete che si conferma caratterista ogni volta in grado di rendere il proprio personaggio degno di nota. La sceneggiatura contiene un twist molto intrigante che quasi spezza il film in due, mantenendo però una coerenza psicologica alla fine sorprendente. Eileen spiazza di sicuro, e alla fine lascia lo spettatore con più amaro in bocca di quanto normalmente ci si aspetti da un film del genere.
Magazine Dreams
Un Jonathan Mayors coraggioso e sfrontato è lo sconcertante protagonista di Magazine Dreams di Elijah Bynum, dramma livido che vede un uomo devoto al culturismo vedere la propria condizione psicologica cadere a pezzi nel confronto con una vita a dir poco difficile. L’attore mette anima e soprattutto corpo scolpito dentro questo film che possiede echi di Taxi Driver e una messa in scena davvero decisa a non concedere nulla allo spettatore. Il film si rivela un viaggio asfissiante dentro un universo poco battuto dal cinema, messo in scena con potenza espressiva. La sceneggiatura forse allunga troppo la trama, ma di certo non affievolisce l’angosciante ambientazione. Un film non facile, forse un po’ troppo “strillato”, ma di certo capace di rimanere impresso nella memoria.
My Animal
Notevole variazione sul tema della licantropia è My Animal, sempre inserito nella sezione Midnight. Più che i classici di lupi mannari il film diretto da Jacqueline Castel rimanda indirettamente a un film di culto come Il bacio della pantera di Paul Schrader, in quanto esplora il tema della sessualità negata della protagonista con profondità e adesione emotiva. La messa in scena “povera” del film consente alla regista di lavorare con pienezza sui simbolismi, creando una visione metaforica ben strutturata e coerente. My Animal non spaventa ma avvince, lascia percepire la vita interiore del personaggio principale e lavora sugli stilemi narrativi con efficacia. Una bella sorpresa, tra le più convincenti del Sundance Online 2023. Nel cast una conturbante Amandla Stenberg.
The Night Logan Woke Up
Nella sezione Indie Episodic Program è stata presentata la serie The Night Logan Woke Up, scritta e diretta dal talento di Xavier Dolan. Ambientata in una cittadina del Quebec tra il 1991 e il 2019, la storia si dipana intorno a un gruppo familiare distrutto da un evento traumatico accaduto in passato, al quale i membri della famiglia - in particolar modo la madre autoritaria e i due fratelli maggiori - non hanno saputo venire a patti psicologicamente, rovinando il proprio futuro. Sono stati mostrati al pubblico del Sundance Online i primi due episodi, i quali confermano la capacità di Dolan di lavorare sul melodramma sfruttando non soltanto i personaggi ma anche ambientazioni che sanno riflettere la condizione esistenziale dei protagonisti. The Night Logan Woke Up immerge le figure in ambienti polverosi, vetusti, oppure lasciati andare in rovina. L’autore si spinge poi ancor più avanti nel rappresentare l’ennesima situazione familiare complicata, flirtando molto spesso con l’horror metaforico. Il risultato è più che convincente, un mix effervescente e molto spesso doloroso di messa in scena e interpretazioni vibranti del cast.
Radical
Uno dei film che hanno maggiormente messo d’accordo pubblico e critica in questa edizione del festival è stato senza dubbio Radical di Christopher Zalla, tratto da una storia vera iniziata circa dieci anni fa. In una delle peggiori scuole elementari del Messico arriva il professor Sergio (Eugenio Derbez), il quale sceglie di battersi contro la corruzione e il lassismo del sistema scolastico e concedere ai propri scolari la possibilità di capire cosa amano veramente dell’insegnamento. Dramma con momenti di leggerezza, Radical è un film esplicitamente “costruito” per ottenere il consenso, ma ciò nonostante riesce a farlo con grazia e soprattutto non edulcorando affatto lo stato sociale e civile disastrato in cui trovano le zone maggiormente povere del Paese. Pur essendo un lungometraggio che tenta di catturare con i buoni sentimenti. Radical non indora di certo la pillola sulla situazione che racconta, e questo è probabilmente il pregio maggiore di un film ottimamente scritto, dotato di una sua sobrietà eppure toccante. Non ci stupiremmo se nella stagione dei premi 2024 Radical si rivelasse capace di dire la sua, e con esso il protagonista (e co-produttore) Derbez, sempre più lanciato negli Stati Uniti grazie al successo di CODA e della serie TV Acapulco, disponibile su Apple TV +.
Run Rabbit Run
Ancora nella sezione Midnight dedicata al cinema di genere thriller oppure horror è stato inserito in cartellone Run Rabbit Run, diretto da quella Daina Reid che per il piccolo schermo ha lavorato a serie di successo come The Handmaid’s Tale, The Outsider e The Shining Girls. Il suo dramma psicologico a tinte nerissime racconta di una donna la quale, in seguito alla morte del padre, si trova ad affrontare i fantasmi di un passato doloroso che coinvolgono anche la sua giovanissima bambina. Il punto forte di Run Rabbit Run è senz’altro la sua carismatica protagonista Sarah Snook (Succession), che fornisce al suo personaggio dallo stesso nome il necessario mix di fragilità e forza di spirito da garantirne profondità psicologica e aderenza emotiva. Per il resto il film, già acquistato da Netflix, si sviluppa con efficacia nella prima parte mentre soffre di una certa ripetitività nella seconda, una volta che il gioco al massacro psico-fisico viene più o meno svelato. Run Rabbit Run rimane comunque un prodotto di genere piuttosto efficace, soprattutto perché lo spettatore rimane con alcune incertezze di fondo che si rivelano infine propositive invece che deleterie.
Shortcomings
Divertente l’esordio alla regia dell’attore Randall Park, conosciuto soprattutto presso il pubblico per serie di successo come Fresh off the Boat e WandaVision. Il suo Shortcomings è l'adattamento cinematografico di una graphic novel di culto che racconta le vicissitudini umane di un gruppo di persone di origine asiatica nella Bay Area. Al centro della vicenda si trova soprattutto Ben, il quale continua a vivere alla giornata un’esistenza fatta di relazioni sentimentali precarie, un futuro professionale incerto e la mancanza totale di energia per cambiare le cose. La prima parte di Shortcomings, quella maggiormente comica, funziona meglio in quanto rende tutto sommato simpatico un personaggio principale che invece nasconde piccole grandi ipocrisie quotidiane, le quali vengono fuori man mano che la storia si sviluppa. In questo modo il film - scritto dallo stesso autore del fumetto Adrian Tomine - si rivela essere molto meno una commedia di quanto la superficie non mostri. L'operazione è riuscita, spiritosa, probabilmente “leggera” al limite del vacuo, ma rimane il fatto che di certo non ci si annoia vedendo il film.