Oscar 2023: i candidati per il Miglior Film internazionale
Oscar 2023: Quali sono i titoli candidati per il miglior film internazionale, i favoriti e le sorprese di questa stagione in lingua diversa dall'inglese.
Negli ultimi anni ha cambiato nome, la sua categoria: non più film in lingua straniera, ma film internazionale. In ogni caso è sempre stata quella più cara dalle nostre parti, il motivo è evidente: è l'Oscar più a portata di mano per noi italiani, ma anche europei, diciamo pure per tutto il mondo, Stati Uniti a parte. Nonostante una qualche apertura per i film "internazionali" nelle categorie più nobili, specie negli ultimi anni, in cui almeno un film si affaccia nei quartieri nobili, gli Oscar rimangono un riconoscimento che consolida il dominio di Hollywood, o quel che ne rimane, e in generale dell'industria dell'entertainment americana nel mondo. Fino al 1957 (quando vinse La strada di Federico Fellini) era un Oscar speciale o solo onorario, e il primo fu assegnato nel 1948 a Sciuscià di Vittorio De Sica, che bissò subito dopo con Ladri di biciclette. Fellini e De Sica sono i registi ad aver vinto più Oscar, con quattro, davanti a Bergman con tre.
L'Italia è proprio il paese che ha ottenuto più statuette, con 14 (su 29 candidature), nonostante negli ultimi anni stia facendo fatica anche ad arrivare fra i candidati. La Francia è al secondo posto con 12 vittorie (su 41 candidature), poi il Giappone con 5. L'ultimo italiano a vincere è stato nel 2014 Paolo Sorrentino con La grande bellezza, prima del quale solo La vita è bella vinse, nel 1999, e solo un'altra volta il nostro cinema arrivò fra i cinque nominati, con La bestia nel cuore di Cristina Comencini nel 2006. Questo prima dello scorso anno e di un nuovo film di Sorrentino, È stata la mano di Dio. Ricordiamo che i titoli vengono proposti da ogni singolo paese (quest'anno sono stati 93), e vengono poi selezionati a voto segreto da specifici comitati dell'Academy che scelgono prima 15 titoli, che poi diventano i 5 nominati. Il vincitore è votabile solo dai membri che hanno visto tutti i candidati.
Ma veniamo a quest'anno, alle nomination agli Oscar 2023, per il miglior film internazionale. Un chiaro favorito c'è, è Niente di nuovo sul fronte occidentale, considerate le sue 9 candidature e la vittoria anche ai BAFTA (dove ha vinto 7 premi), ma bisognerà vedere se le persone che si sono prese la briga di vedere tutti i cinque film candidati saranno d'accordo. Se ci dovesse mai essere un possibile (e improbabile) inserimento a sorpresa, allora potrebbe essere Argentina, 1985. Close di Lukas Dhont, EO e The Quiet Girl hanno possibilità prossime allo zero, ma possono godersi comunque la sorprendente candidatura, in un anno in cui non sono rientrati fra i candidati film come Decision to Leave di Park Chan-wook, Saint Omer di Alice Diop e Nostaglia di Mario Martone, che non è stato inserito neanche nei quindici pre selezionati.
I 5 candidati agli Oscar 2023 per il miglior film internazionale
- Niente di nuovo sul fronte occidentale
- Argentina, 1985
- The Quiet Girl
- Close
- EO
Niente di nuovo sul fronte occidentale
Fra i film targati Netflix molto attesi di quest'anno, a fare la figura più nobile agli Oscar è stato quello meno atteso. Nove candidature complessive per Niente di nuovo sul fronte occidentale, che è il grande favorito per la categoria film internazionale. Lo ha diretto Edward Berger, che ha appena finito a Cinecittà di girare Il conclave con Ralph Fiennes, tratto dal romanzo di Robert Harris. Un film contro la guerra classico e nobile, adattamento di un capolavoro del genere sul primo conflitto mondiale, che ha notevoli meriti anche cinematografici e un paio di variazioni molto intelligenti e significative rispetto alla storia originale.
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Molto ben recitato e visivamente tanto curato dal far rimpiangere la visione sul piccolo schermo, si tratta dell'unico dei cinque candidati a non essere passato per uno dei tre maggiori festival internazionali, forse sfavorito dai tanti (per alcuni troppi) titoli Netflix a Venezia; è andato direttamente a Toronto. Una curiosità: negli ultimi tre anni il vincitore della categoria internazionale era candidato anche come miglior film.
Argentina, 1985
Anche l'altra grande piattaforma streaming, Prime Video, ha il suo candidato. Un thriller legale storico, dramma di denuncia ma anche capace di concentrarsi sulle dinamiche intime e famigliari del suo protagonista, non rinunciando a un inatteso disincanto ironico. Argentina, 1985 racconta l'indagine del procuratore Julio Strassera - epoca e luogo lo conoscete dal titolo - che riuscì a mettere sotto processo il regime militare che aveva sconvolto la quiete democratica del paese negli anni precedenti. Una storia che suscita sdegno ma evita ogni tono trionfalistico o didascalico, almeno per buona parte della sua durata. Ricardo Darín è un fuoriclasse e lo dimostra con un'interpretazione memorabile, affiancato da un gruppo di giovani che interpretano gli avvocati della sua squadra.
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La ricerca di giustizia non deve mai essere soffocata, motivo per il quale il film di Santiago Mitre è riuscito a conquistare gli argentini, che hanno mandato fuori scale le visualizzazioni sulla piattaforma di Amazon, dopo averlo visto in massa al cinema, dove è stato l'incasso locale dell'anno, ma anche il pubblico di tutto il mondo. Ha vinto il Golden Globe per il miglior film in lingua straniera.The Quiet Girl
Può un film irlandese partecipare in questa categoria? Sì, tra l'altro per la prima volta nella storia, se non è girato in inglese ma nell'altra lingua nazionale locale, quella più antica e seducente: il gaelico. Tanto che il titolo originale di The Quiet Girl è An Cailín Ciúin, ma non chiedeteci la pronuncia esatta. Il film è scritto e diretto da Colm Bairéad, adattamento del romanzo Foster di Claire Keegan. Ambientato nel 1981, segue le vicende di Cáit, una bambina di nove anni che vive nella povertà assoluta con i genitori nell'Irlanda rurale più remota. La sua vita cambia quando viene mandata per l'estate da una lontana cugina e dal marito, in una fattoria della contea di Waterford.
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La Keegan è un'autrice di racconti e romanzi brevi molto apprezzata, i suoi libri sono pubblicati in Italia da Neri Pozza e Einaudi (da poco è uscito Piccole cose da nulla), mentre Foster non è ancora stato tradotto. Nel film sono particolarmente apprezzabili le performance della piccola Catherine Clinch e di Carrie Crowley, fra le interpreti della serie tv Vikings. Entrambe sono state candidate agli IFTA, i maggiori riconoscimenti del cinema locale, dove il film ha ottenuto undici nomination e sette vittorie. The Quiet Girl è diventato il fiilm in gaelico che ha incassato di più nella storia.
Close
Il racconto dei giovanissimi, di quella fase cruciale di scoperta e spaesamento costituita dalla fine dell'infanzia, è molto complessa, ma è terreno di elezione del belga Lukas Dhont che, dopo essersi fatto apprezzare con Girl, vincitore della Caméra d'or come miglior opera prima a Cannes, torna a mettere in scena l'esplorazione della propria identità, intesa nel senso pià ampio del termine, in Close, premiato sempre sulla Costa Azzurra con il Grand Prix.
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Una sensibilità davvero rara, quella del regista belga, nel raccontare con grande eleganza e credibilità poetica due giovani in un'estate di cambiamento. Incredibili sono i due interpreti, Gustav De Waele e Eden Dambrine, ovvero Léo e Rémy, di 13 anni, che sono sempre stati amici, fino a quando un evento impensabile li separa.
EO
Ha diviso radicalmente, in occasione della sua presentazione in prima mondiale allo scorso Festival di Cannes. Si tratta dell'unico che ha qualche presenza italiana in corsa per questa categoria, su tutte quella di Lorenzo Zurzolo come co-protagonista, al fianco della vera star del film di Jerzy Skolimowski: un asino. Anche se in realtà, come il regista ha detto ricevendo un premio a Cannes, sono stati sei gli asini "attori".
Infatti il titolo richiama proprio la trascrizione dell'immportale verso di questo simpatico animale, quest'anno particolarmente presente nel cinema, se pensiamo anche a Gli spiriti dell'isola. Il regista polacco è un maestro dell'eccentricità e della provocazione, con Andrzej Wajda il più importante autore della "scuola polacca", riunuta intorno alla scuola di cinema di Lodz, sua città Natale. Nel 1967 vinse l'Orso d'oro a Berlino per Il vergine, mentre nel 2010 ottenne con Essential Killing il Gran Premio della giuria a Venezia, dove nel 2016 gli è stato conferito un Leone d'oro alla carriera.
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Ispirato a Au Hasard Balthazar di Robert Bresson, EO racconta di un circo polacco dov'era ospitato e costretto a chiudere per le proteste degli animalisti, l'asinello Eo viene avviato a un mattatoio in Italia ma scappa. Viene poi rapito ma dimenticato in un autogrill dove viene raccolto da un sacerdote.