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Mufasa - Il Re Leone, Barry Jenkins: "Stavo rifiutando senza nemmeno leggere il copione", incontro col regista

In conferenza stampa abbiamo incontrato Barry Jenkins, regista del prequel Mufasa: Il Re Leone, al cinema dal 19 dicembre. Autore premio Oscar, non avrebbe mai immaginato che la Disney gli avrebbe presentato un progetto di questo tipo, per giunta in animazione, lontano dal suo cinema dal vero. Ecco cosa ci ha detto in conferenza stampa.

Mufasa - Il Re Leone, Barry Jenkins: "Stavo rifiutando senza nemmeno leggere il copione", incontro col regista

Non era per niente scontato che a dirigere Mufasa: Il Re Leone, prequel in CGI fotorealistica del Re Leone, incentrato sul giovane Mufasa, venisse chiamato un regista come Barry Jenkins, premio Oscar per la migliore sceneggiatura non originale di Moonlight (per il quale fu candidato anche per la regia). Autore impegnato di film dal vero a costo relativamente basso, di contenuto sociale, sembrava una scelta strana per un kolossal di questo tipo. In conferenza stampa a Roma, ha ammesso che all'inizio è sembrato parecchio strano anche a lui stesso...

Barry Jenkins e la regia di Mufasa - Il Re Leone: "Non si è buoni o cattivi per nascita"

Barry Jenkins non ha trovato subito irresistibile l'offerta di dirigere Mufasa - Il Re Leone. Sulle prime ha detto al suo agente di rifiutare direttamente la proposta, senza nemmeno leggere il copione che gli era stato inviato. "Non sapevo perché volessero proprio me". Il suo agente l'ha pregato di non essere troppo precipitoso, e per fortuna la sua compagna Lulu Wang lo ha spinto almeno a dare un'occhiata alla sceneggiatura. Quando Barry l'ha finalmente fatto, ben ottanta giorni dopo che gli era stata spedita, già convinto, ha smesso di leggere proprio in prossimità della scena che ha concluso il footage mostrato a noi giornalisti, per prepararci a questa conferenza stampa. Il primo atto della vicenda segue Mufasa allontanato per un incidente dal suo branco, da sua madre e suo padre, accolto non senza rimostranze da un altro gruppo di leoni, dove stringe un legame di fratellanza con Taka, futuro Scar. In una confezione spettacolare da blockbuster classico, abbiamo avuto l'impressione di vedere tuttavia una proposta più sensata del remake del 2019, una proposta che forse vede proprio nell'ossatura del racconto il quid che ha convinto Jenkins ad accettare.

Non è che Jenkins non avesse un legame col Re Leone originale, perché... chi non ce l'ha? Lui, classe 1979, da ragazzo aveva fatto da babysitter ai suoi nipoti, e aveva imparato ad apprezzare il contenuto dello storico cartoon del 1994, quando lo guardavano insieme. E anche se dopo la scuola di cinema, come racconta, è nato un altro sé stesso, meno legato al cinema mainstream, in grado di apprezzare anche il cinema d'autore, rimane il fatto che la sua generazione è cresciuta con franchise storici come Toy Story, Terminator, Independence Day. Non crede sia poi tanto strano che altri "autori" come lui si azzardino ad accettare proposte "commerciali", quando sono in ballo quegli elementi della loro crescita, questi personaggi iconici.

C'è però anche un forte tema che l'ha attirato, non lontano dalla sua poetica e dalla sua ricerca: lo sintetizza con un "nurture over nature". In altre parole, l'idea che non si diventa chi si è per il contesto in cui si è nati, per diritto (o condanna) alla nascita, ma per come si viene cresciuti: il concetto è perfettamente espresso dalla storia cucinata in sceneggiatura da Jeff Nathanson, imperniata su un'inversione di leadership, in teoria ereditata da Taka, in pratica conquistata sul campo dal senza famiglia Mufasa. Più che una divisione tra buoni o cattivi, conta raccontare la complessità della figura umana, o umana per trasposizione, come accade in questo caso raccontando la società dei leoni (con cautela ripete lo stesso concetto a chi gli domanda come veda gli Stati Uniti alla luce delle ultime elezioni). Non vede poi Mufasa tanto lontano dal suo Chiron di Moonlight, perché rimane l'idea che possa esistere una "famiglia" anche senza legami di sangue. La sorte ha voluto che Barry perdesse sua madre proprio durante la lavorazione del film, spingendolo ulteriormente a riflettere sulla genitorialità. Non teme che bambine e bambini possano sentirsi spaesati dalla descrizione di queste figure genitoriali: "Oggi comprendono più sia la nostra complessità, sia la loro. Dobbiamo prepararli a un mondo più difficile."

Per un cineasta con la sua formazione e il suo curriculum, Mufasa: Il Re Leone gli presentava due sfide per lui inedite. La prima era dirigere un musical, ma non è stata la più impervia, grazie alla collaborazione e alla professionalità di Lin-Manuel Miranda alle canzoni, Dave Metzger alla colonna sonora e la collaborazione del Lebo M che già donò il suo talento al film originale. È bastato concordare sulla necessità di pezzi che raccontassero la vicenda e non fossero solo siparietti.
Più ardua la sfida tecnica: è abituato al set dal vero, alla magia del cogliere l'attimo con il cast e i collaboratori. Qui il processo è lentissimo, e temeva di essere dominato dalla tecnica, senza dominarla. Ha ottenuto di mediare il lavoro della Moving Picture Company, responsabile della CGI, con i suoi inseparabili amici, James Laxton alla fotografia, Joi McMillon al montaggio e Mark Friedberg al production design. C'è stata una lunga fase di preproduzione, circa un anno e mezzo, per far sì che riuscissero a controllare il processo e gestirlo con sicurezza. Sono partiti da un primo montaggio solo delle voci dei personaggi: l'intero film è nato prima come una sorta di radio dramma. Messo a punto quello, ha ricavato uno storyboard, col quale ha eseguito le riprese in performance capture. Non con attori e attrici, bensì con chi si sarebbe occupato delle animazioni: ha letteralmente diretto gli animatori mentre recitavano le scene. In una fase successiva ha guardato un'incarnazione approssimativa del film, che lui chiama affettuosamente per scherzare la "versione PS3". Da lì è nato poi il film finito e renderizzato che vedremo al cinema: un processo lunghissimo durato quattro anni.

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