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Inside Out 2, dieci impiegati Pixar licenziati rivelano dietroscena: "Ce l'abbiamo fatta, ma niente bonus per noi"

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Il successo stratosferico di Inside Out 2 è arrivato dopo che 75 dipendenti della Pixar erano stati già licenziati: dieci di loro che hanno voluto rimanere anonimi hanno rivelato a IGN le condizioni di lavoro stressanti e molto difficili che hanno portato al successo del film. E le incertezze interne che hanno travolto la casa di Emeryville.

Inside Out 2, dieci impiegati Pixar licenziati rivelano dietroscena: "Ce l'abbiamo fatta, ma niente bonus per noi"

È crudelmente ironico che un film come Inside Out 2, con il suo meritato successo di pubblico che ha riportato la Pixar a dettar legge al boxoffice dopo gli ultimi anni di difficoltà, sia stato governato dalla stessa Ansia coprotagonista della storia. IGN ha raccolto testimonianze di dieci anonimi ex-impiegati Pixar, tra i 75 licenziati dell'anno scorso: il lungometraggio è stato realizzato mentre tirava una brutta aria, che secondo le fonti tira ancora. Anzi, il trionfo del film potrebbe cristallizzare un'atmosfera non proprio idilliaca. Proviamo a riassumere il lungo pezzo. Leggi anche Inside Out 2 è il più alto incasso della storia del cinema animato... o forse no? [UPDATE: Adesso oggettivamente sì]

La Pixar salva grazie a Inside Out 2, ma si teme il prezzo da pagare

Inside Out 2 ha raccolto al boxoffice mondiale 1.682.400.000 dollari (fonte Boxofficemojo), a fronte di un budget vociferato sui 200 (fonte Variety). Un vero trionfo che però è arrivato dopo alcuni ultimi anni davvero difficili per la Pixar. All'arrivo della pandemia, la decisione di spostare alcuni loro film in streaming su Disney+, con poca o nulla distribuzione cinematografica, ha disabituato il pubblico a uscire di casa per andare a vedere il loro lavoro. Dopo Onward, Soul, Luca e Red, il ritorno in sala nel 2022 con Lightyear ha incontrato un flop sonoro, e nel 2023 il povero Elemental ha faticato più del dovuto a rientrare in pari (marketing escluso). Nel giugno del 2023 sono stati licenziati 75 dipendenti, per una riorganizzazione interna più orientata sui sequel per il cinema, meno sui titoli a soggetto originale e sulle produzioni in streaming. Dieci di quei licenziati oggi si sono sfogati con IGN, chiedendo di rimanere anonimi: la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata realizzare di non avere diritto ai bonus legati agli incassi, perché - pur avendo lavorato al lungometraggio - non erano più dipendenti dell'azienda al momento della sua uscita. Non si tratta però di una "vendetta": queste persone hanno voluto sottolineare che non hanno nulla né contro il film né contro molti colleghi che come loro si sono ammazzati di lavoro per dargli vita. Ritengono però che la Pixar al momento stia perdendo la bussola: al di là delle preoccupazioni economiche che hanno, c'è un senso di delusione. E parlano anche per difendere chi è rimasto.

Inside Out 2, il peso del film per il morale della Pixar e il precedente che segna

Su Inside Out 2 si erano ammassate aspettative colossali: se anche questo sequel non avesse funzionato, la Pixar sarebbe stata rivoltata come un calzino, e i licenziamenti hanno assecondato quella tensione che si respirava nell'aria. Chi è rimasto ha fatto le ore piccole, weekend di lavoro senza staccare mai, al di fuori delle regole sindacali dello stato della California, regole che la Pixar a Emeryville non è automaticamente tenuta a sottoscrivere (e che infatti non ha sottoscritto). La Disney ha pagato quelle ore piccole, ha offerto più ferie, sostegno psicologico, di tutto: al di là delle compensazioni che nessuno nega, secondo chi parla le conseguenze di un metodo di lavoro disordinato, disperato e ansiogeno dovrebbero essere risolte prevenendo e non curando. Secondo gli ex-impiegati, il successo di Inside Out 2, ripensato più e più volte fino all'ultimo secondo, legittimerà queste lavorazioni affannose anche nel caso del prossimo Elio, rimandato al 2025 per questi ripensamenti: tutti ora starebbero lavorando freneticamente per "aggiustare" Elio, e quell'atmosfera di paura non si è dissipata, anzi. Un dirigente Pixar, interpellato da IGN, ha sminuto il "crunch" di Inside Out 2 come simile a tanti altri nella storia Pixar, a fine lavorazione. Gli ex insistono nel dire che Inside Out 2 era diventato così importante da avere spinto Pete Docter, direttore creativo della Pixar e regista del primo, a codirigere il film non accreditato, per non lasciare spazio a errori. Di contro, Docter ha finito per diventare anche suo malgrado l'unico riferimento creativo. Stando a loro, non c'era mai stata tanta ansia per un riscontro economico al boxoffice.
Dopo le critiche al bacio gay in Lightyear, sarebbe scattata una paranoia... al contrario. Nel timore che il film potesse essere boicottato dal pubblico più conservatore, ogni possibile interpretazione potenzialmente omosessuale del rapporto tra Riley e Val è stata evitata ed esaminata col lanternino, con la parola d'ordine di "storie universali". Questo nonostante nessuno avesse mai pensato di rendere Riley gay!
I licenziamenti hanno creato un giorno di grande tristezza alla Pixar: i dirigenti ne erano così consapevoli che non è stato permesso ai licenziati di tornare a liberare le proprie postazioni, se non al di fuori delle ore di lavoro, per non compromettere il morale di chi stava lavorando.
Alle persone licenziate che avevano lavorato su Inside Out 2 rimangono sentimenti contrastanti, di fronte al record d'incassi. Una di queste persone riassume così: "È dolceamaro. Voglio dire, è come quando il tuo ex o la tua ex ora sta con una star del cinema. Ti dici: sono felice per te, ma perché?"

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  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
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