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I limoni d'inverno: Christian De Sica parla del film in cui è stato se stesso, timido e generoso

Christian de Sica è protagonista, insieme a Teresa Saponangelo, del film di Caterina Carone I limoni d'inverno, in cui interpreta un personaggio drammatico e buono. Alla Festa del Cinema di Roma 2023 l’attore ha parlato del piacere di cimentarsi in qualcosa di nuovo e del desiderio di fare una commedia sofisticata

I limoni d'inverno: Christian De Sica parla del film in cui è stato se stesso, timido e generoso

Ogni tanto fa bene uscire dalla propria comfort zone, e se non lo si fa, a volte dipende dagli altri più che dai diretti interessati, dai quali ci si aspettano più o meno sempre le stesse cose. Da Christian De Sica, ad esempio, si pretende la commedia, non quella sofisticata ma quella più "caciarona", goliardica e un po’ sboccata, ed è per questo che vedere l'attore interpretare un personaggio drammatico ne I limoni d'inverno all'inizio può sembrare strano. In realtà, l'ex professore Pietro, che soffre di Alzheimer e trascorre le giornate a finire il suo ultimo libro e a occuparsi delle piante in terrazza, è invece perfetto per il re dei Cinepanettoni, perché gli consente di esprimere la sua gentilezza e delicatezza, e la sua sensibilità.

I limoni d’inverno è diretto da Caterina Carone e vede protagonista anche Teresa Saponangelo, a cui è stato affidato il ruolo di una donna alle prese con una relazione sentimentale in crisi e che si trasferisce nella casa di fronte a quella di Pietro. Il comune amore per i fiori e le piante fa nascere un'amicizia tra i due, che passano insieme preziosi momenti, attimi rubati a una malattia destinata a fare rapidamente il suo corso.

I limoni d'Inverno, che arriva nelle sale il 30 novembre distribuito da Europictures, fa parte della selezione della Festa del Cinema di Roma 2023, dove Christian de Sica lo ha volentieri accompagnato, parlando innanzitutto del personaggio di Pietro e delle sfide che la parte gli imponeva: "Ho provato una grande contentezza quando Caterina Carone mi ha chiesto di interpretare un personaggio così drammatico. Per me che sono un attore comico, è stata veramente una festa. Di solito, proprio perché sono un attore comico, faccio dei personaggi negativi, dei misogini, dei maschilisti, e questo perché si ride col demonio e non con San Francesco. In questo film ho cercato di non recitare, di essere me stesso. Io sono un po’ come Pietro, sono timido, e quindi sono andato a sottrarre, a togliere, non a caricare, e ho provato a guardare negli occhi Teresa, che è un'attrice straordinaria. Siamo subito diventati amici. Ci siamo conosciuti, ci siamo piaciuti, e quindi non abbiamo incontrato nessuna difficoltà. Per I limoni d’inverno ho seguito il consiglio di mio padre, che mi diceva spesso: "Non cercare la battuta a effetto, ma guarda negli occhi la donna che hai davanti, ascolta e rispondi, e vedrai che le risposte saranno perfette, vere. Per cui ho cercato di mettere un po’ di bontà nel personaggio, e poi c'era il desiderio di fare un film in cui si parla di rispetto tra uomo e donna, di bontà, di amore, di amicizia. Non se ne può più di personaggi negativi, di film violenti. Io spero che questo film riesca a spingere anche altri registi a raccontare un po’ il bene e il bello di questo paese. Sennò veramente non facciamo altro che mostrare cose orrende. Quindi è stata una grande soddisfazione, e devo ringraziare Caterina che ha creduto in me come attore drammatico".

De Sica non ricorda di essersi accostato a molti altri ruoli drammatici, ad eccezione del temibile Giasone di una rappresentazione teatrale di Medea e di Luciano del film di Pupi Avati Il figlio più piccolo, dove però interpretava un personaggio negativo. Pietro invece è buono ma è solo, cosa che non lo accomuna con l'attore: "Pietro ed Eleonora sono due solitudini che si incontrano. Io mi ritengo fortunato, perché sono 50 anni che sono sposato con Silvia (Verdone) e, grazie a Silvia, sono riuscito dedicarmi alla mia carriera. Devo molto a lei, perché è lei che mi ha spinto a fare il teatro, è lei che mi ha spinto a fare questo film, io senza di lei sarei un povero scemo. Voi donne siete magiche, e quindi sono davvero grato a mia moglie. Ancora ridiamo insieme, che è una cosa fantastica. Credo che solo una donna ipersensibile come Caterina poteva fare un film così elegante, così così tenero. Un maschietto probabilmente non ci sarebbe riuscito".

Anche se ha molto amato essere Pietro, Christian De Sica si sta dedicando alla commedia in questo periodo, come ci spiega elencando i suoi progetti degli ultimissimi tempi: "Ho finito giusto ieri di girare una commedia per Netflix che si intitola Ricchi a tutti i costi. Poi ho fatto una commedia con Paolo Virzì (il sequel di Ferie d'agosto ndr), che penso uscirà a Natale, e una serie comica con Pietro Sermonti che si chiama Gigolò per caso. Inoltre c’è un romanzo di Marco Lodoli dal titolo "I fannulloni" che vorrei tanto portare al cinema. Quando ero giovane, a 40 anni, avendo il contratto con De Laurentiis, a volte dovevo fare cinque film in cinque anni, quindi ero chiuso là dentro a fare i film di Natale che mi hanno dato tanto: denaro, successo, notorietà. Però, in un certo senso, era come stare in una gabbia dorata, perché, quando Tornatore ha scritto pensando a me L'uomo delle stelle, non l'ho potuto fare perché ero impegnato con Natale a Rio, e così lo ha fatto Sergio Castellitto, e quando ho manifestato il desiderio di rifare La porta del cielo, mi hanno detto: 'Ma come? Tu sei un comico, fai la farsa, ma perché vuoi buttarti in questa tragedia? Non farai una lira”.

A proposito di Aurelio De Laurentiis, Christian De Sica ha un altro fatto da raccontare: "Sono andato l'altro giorno a fare la serie di mio cognato Carlo Vita da Carlo 2. A un certo punto mi chiama Aurelio e fa: 'Sai che te e Carlo legate bene insieme?', 'Ah, ma ora te ne accorgi?'. 'Ma io ho sempre fatto due film, uno con te e l'altro con Carlo, mentre se vi metto insieme potrei farne uno solo. Ma vieni a fare la terza stagione!'. 'No che non vengo a fare la terza stagione, Aurelio' - gli ho risposto. 'Se vuoi fare un film con me e Carlo, magari intitolato I cognati, ci sto, ma io che cacchio vengo a fare la terza stagione di Vita da Carlo?".

Parlando da un terrazzo all'altro e passando serate o giornate insieme, Eleonora e Pietro scoprono di avere tante cose in comune. Il rapporto che si viene a creare fra loro è da subito speciale. Qualcuno chiede a De Sica se nella realtà esistano ancora amicizie così belle. Lui ci pensa su e dice: "Penso che nella realtà ci siano incontri del genere, non li si racconta perché si tende invece a mostrare le cose brutte. Al cinema ci si concentra sempre sul nero, ed è uno sbaglio, perché credo che in questo momento ci sia bisogno d'amore. Penso che se oggi si facesse una commedia elegante, come quelle con William Holden e Audrey Hepburn, sarebbe magnifico. Oppure si può fare una commedia ottimista, come succedeva nel cinema degli anni '50, quando Aldo Fabrizi diceva: 'Oggi è domenica: c’è il pollo!'. Credo che ci siano famiglie che sono ancora contente perché la domenica c'è il pollo. Fellini muoveva la macchina la macchina da presa, Visconti era un metteur en scene e muoveva anche lui la macchina. Papà invece preferiva che la macchina fosse fissa, perché ciò gli consentiva di lavorare sui sentimenti. Non è una cosa facile, ma lui ci riusciva davvero bene. Ecco, io credo che ci sia bisogno di questo. Non sopporto più i film americani dove si sente in continuazione boom!”.

Un altro tema importante de I limoni d’inverno è la memoria, che poi non è solo il prezioso dono che sta perdendo Pietro. Perfino il libro dell'ex professore ha a che vedere con i ricordi, perché è dedicato alle donne d'ingegno dimenticate dalla storia. Per Christian De Sica la memoria è un valore fondamentale: "Io vivo di memoria. Se non avessi avuto una stima, un'ammirazione sfegatata per Alberto Sordi, Dino Risi, Monicelli, Age e Scarpelli, non avrei potuto fare niente, tant'è che, con Alberto Sordi, poco prima che lui morisse, siamo stati ospiti di una trasmissione tv. A un certo punto lui mi ha preso da una parte e mi ha detto: "A Christian, però tu, ogni volta che vedi 'na foto mia, ce devi mette un moccoletto sotto, perché m'hai ricopiato tutto".

Anche se ha tenuto conto della lezione di Alberto Sordi e di tanti attori e registi del secolo scorso, Christian De Sica trova difficile, adesso, esprimersi pienamente nella commedia, e la colpa è dell'ossessione mondiale per il politicamente corretto: "Siamo castrati, perché solo Checco Zalone se ne frega ed è scorretto, e quindi continua a far ridere. Purtroppo la comicità è cattiveria. Una vecchia che casca per terra fa ridere. Se oggi facessi un film come quelli che ho fatto in passato con Aurelio, mi arresterebbero subito. Non credete, però, che George Feydeau fosse più gentile. Feydeau può anche essere crudele. Ho fatto degli atti unici di Feydeau in tv tanti anni fa. Io e Ombretta Colli eravamo marito e moglie, era una meraviglia, una musica, però quello che dicevamo era tremendo, quindi, nel mio campo, essere politicamente corretti è una stronzata".

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