10 Oscar ai film portati in Italia da I Wonder Pictures: "Il nostro premio è farli vederli a più persone possibile"
È grazie alla società I Wonder Pictures che sono arrivati in Italia i film Everything Everywhere All at Once, The Whale e il documentario Navalny. Il totale dei premi Oscar ottenuti tra questi tre titoli è 10. Ne parliamo con il Direttore Editoriale Andrea Romeo.

Abbiamo visto quali artisti e quali film sono stati premiati alla cerimonia della 95ª edizione dei premi Oscar. Tra questi, il riconoscimento per il Miglior Documentario andato a Navalny, i 2 premi come Miglior Attore a Brendan Fraser e Miglior Trucco per The Whale e le 7 statuette che hanno eletto Everything Everywhere All at Once a film dell'anno. Questa stravagante opera firmata dai Daniels (Daniel Kwan e Daniel Scheinhert) ha conquistato i premi nelle categorie più importanti: regia, sceneggiatura originale, attrice protagonista, attrice non protagonista, attore non protagonista, montaggio e, ovviamente, miglior film.
Cosa hanno in comune questi tre titoli, per un totale di 10 Oscar ricevuti? Sono film distribuiti in Italia grazie a I Wonder Pictures. Attualmente in programmazione nei nostri cinema, The Whale ha superato i 2 milioni di euro di incasso e la vittoria del protagonista Brendan Fraser, vera e propria rinascita artistica per lui, ne prolungherà il percorso sul grande schermo. Dopo l'uscita in sala dello scorso ottobre, invece, Everything Everywhere All at Once si era già riaffacciato nelle sale da alcune settimane in virtù delle 11 nomination all'Oscar ottenute, sale che aumenteranno di numero da questa settimana arrivando a 370 in tutta Italia. Per lo stesso Navalny, la società di distribuzione prepara il ritorno al cinema il 22 marzo.
Intervista ad Andrea Romeo, fondatore e direttore di I Wonder Pictures
Proprio quest'anno I Wonder Pictures festeggia il decennale della sua nascita. Fondata da Andrea Romeo che ricopre il ruolo di Direttore Editoriale, la società di distribuzione cinematografica si dichiara sempre alla ricerca di "piccole e grandi storie di vita che non solo appassionano e intrattengono, ma soprattutto offrono un punto di vista nuovo sulla cultura e sull’attualita".
Direttore Romeo, aver acquistato per l'Italia il film trionfatore della notte degli Oscar, quando neanche lontanamente si poteva pensare che avrebbe ottenuto questo successo, che effetto fa?
Dà speranza, perché il film era rischioso, ma aveva un forte potenziale. A volte il potenziale di un film non si esprime e resta tale. In questo caso si è espresso al massimo livello ed è stato bello vederne l'effetto palla di neve. "Everything Everywhere All at Once" è partito bene a un festival meno noto in Italia, il South By Southwest (SXSW), è uscito prima in poche sale americane facendo 5 milioni di incasso, poi ne ha fatti altri 5 la seconda settimana, poi altri 5 la terza, andando avanti così per 7 settimane. E ha continuato ad allargare il pubblico, ad andare in giro per il mondo, arrivando in Italia a ottobre.
Perché avete scelto di aspettare qualche mese prima di distribuirlo al cinema?
Noi ci eravamo già immaginati che l'uscita sarebbe stata divisa in tre parti. Sulle nomination all'Oscar eravamo molto confident, tant'è che abbiamo deciso di portare il film al cinema ad ottobre 2022, proprio perché maggio sarebbe stato troppo presto. Poi c'era di mezzo anche un'estate difficile per le sale. Sapevamo che avremmo dovuto avere pazienza fino al periodo delle nomination all'Oscar. Ce ne aspettavamo 6 o 7, invece ne sono arrivate 11. E poi è arrivato questo risultato storico che ci ha portato alla terza uscita in sala, la più ampia, con oltre 350 schermi. Il film è andato oltre il pubblico cinematografico, conquistando un'attenzione più ampia.
Il lavoro di un distributore, al di là delle competenze legate alle dinamiche dell'esercizio cinematografico, quanto può farsi contaminare dalle proprie emozioni quando vede un film per decidere se acquistarlo per l'Italia?
Secondo me farsi trasportare dalle emozioni è importante. Siamo una casa di distribuzione giovane e libera di andare verso ciò che ci affascina e ci colpisce. In questo senso, la libertà di ricerca ci dà la possibilità di lavorare su film diversi tra loro, da quelli grandi come The Whale a quelli piccoli come Navalny. Ciò che ci guida, da una parte è il nostro gusto, dall'altra quello che sentiamo nelle nostre corde. Ci sono film che a me piacciono molto, ma che sento non possano essere distribuiti al meglio da I Wonder Pictures e allora me li godo da spettatore in sala con altre distribuzioni.
I vari Leoni, Orsi e Palme d'Oro, così come gli Oscar, vanno a finire fisicamente negli uffici dei produttori o a casa degli artisti e dei tecnici il cui lavoro è stato riconosciuto e premiato. Che forma assume per una società di distribuzione il buon lavoro svolto? Qual è il vostro premio?
La possibilità di fare vedere questi film a più persone possibili è il nostro premio. Avendo fatto per tantissimi anni il direttore di festival, il mio compiacimento massimo è vedere una sala piena. Vedere che un film viene visto velocemente in poche settimane, come accaduto a The Whale, è una soddisfazione clamorosa. Significa aver portato qualcosa che ti è piaciuto, e a cui ha dedicato sei mesi della tua vita, a un grande numero di spettatori che possono goderselo. L'altro aspetto è quello di vedere premiate delle persone con cui hai scelto di lavorare. Al Festival di Berlino, per esempio, l'Orso d'Oro a "Sur l'Adamant" per me è stata una sorpresa e anche una grande emozione, perché conosco il regista Nicolas Philibert da dieci anni. In un mondo in cui c'è una quantità di prodotti audiovisivi incredibile, per questi artisti, trovare una conferma ad un lavoro a cui magari hanno dedicato tre anni della loro vita, li fa sentire più sicuri, che la loro energia è stata spesa bene.
A proposito di Brendan Fraser, artisticamente rinato grazie a The Whale, è stata una gioia anche per voi vederlo ricevere l'Oscar, come come lo è stata per il pubblico che non lo aveva mai dimenticato?
Io Fraser lo conoscevo poco, venivo di più dal regista Darren Aronofsky. Ho percepito un calore e una passione incredibili per questo uomo gentile, perché poi nella vita è proprio così, gentile e fragile. Credo che abbia espresso una umanità e una compassione forte come quelle del suo personaggio Charlie, che dice "Credo che le persone non riescano a non voler bene". È una frase importante, che ricorda che ognuno ha le sue cattiverie e le sue malizie, ma che in fondo nei confronti di ogni persona a un certo punto, scatta una solidarietà umana. C'è un proverbio che dice "Se ognuno di noi sapesse i dolori del suo nemico, lo compatirebbe".
Qui sotto i trailer di Everything Everywhere All at Once, The Whale e Navalny.