Star Wars Obi-Wan Kenobi, Ewan McGregor, Deborah Chow e Moses Ingram ci parlano della loro esperienza
Abbiamo assistito alla conferenza stampa di Star Wars - Obi-Wan Kenobi, l'attesissima miniserie su Disney+ dal 27 maggio: ecco cosa ci hanno raccontato Ewan McGregor, Moses Ingram e la regista Deborah Chow della loro esperienza.
- Obi-Wan Kenobi, cosa aspettarsi dalla storia (senza spoiler)
- Star Wars Obi-Wan Kenobi, il fascino del ritorno per Ewan McGregor e Hayden Christensen
- Obi-Wan Kenobi, i retroscena e un'impegnativa lavorazione
Con tutto il rispetto per The Mandalorian e The Book of Boba Fett, pochi eventi di Star Wars sono così attesi come la miniserie in sei episodi Obi-Wan Kenobi, in partenza il 27 maggio su Disney+: abbiamo assistito alla conferenza stampa, dove hanno discusso della loro esperienza Ewan McGregor (interprete del protagonista come lo fu nei prequel di George Lucas nei primi Duemila), la regista Deborah Chow e Moses Ingram, nei panni di Reva, Inquisitrice Terza Sorella, una delle adepte del Lato Oscuro di Darth Vader, di nuovo interpretato da Hayden Christensen.
Obi-Wan Kenobi, cosa aspettarsi dalla storia (senza spoiler)
È difficile per Ewan McGregor, Deborah Chow e Moses Ingram parlare della storia di Star Wars Obi-Wan Kenobi senza incappare in spoiler, ma per far contenti i fan e la stampa, si mantengono sul vago e sulla premessa. La vicenda si svolge dieci anni dopo Star Wars Episodio III - La vendetta dei Sith. Come ci spiega Ewan, Obi-Wan nell'ultimo decennio "si è nascosto, non ha potuto comunicare con i suoi simili, è diventato un solitario, non usa più la Forza, ha perso la sua religione, se così si può dire. Deve solo vegliare a distanza su Luke Skywalker, è quello l'unico legame col suo passato." McGregor ci spiega che questa versione del personaggio, rispetto a quella vista nei prequel, si avvicina un po' di più al taglio di Alec Guinness nell'originale Guerre stellari: è un Kenobi più saggio, spirituale.
Deborah Chow, che si è già fatta le ossa su Star Wars con diverse puntate di The Mandalorian, spiega perché si sia scelto di richiamare in causa anche Darth Vader: "Ci siamo posti la domanda: cos'era importante per Obi-Wan? Considerando il finale di Episodio III, era normale proseguire quel legame. [...] Mi piaceva l'idea di estrapolare un personaggio da una mitologia più grande e concentrarmici, un po' come è stato fatto per Joker e Logan, una vicenda che ruota su un personaggio. [...] Per noi la sfida era quella di raccontare tra due storie, raccogliere quindi la grande eredità di due trilogie. Questo è come un secondo atto intermedio. Bisognava rispettare il canone, assicurandosi però che l'operazione avesse una sua originalità, si reggesse da sola. [... Per quanto riguarda il tono], si parte nella cupezza, in generale, non solo nel protagonista ma nel mondo che lo circonda. C'è però anche una componente di calore e umorismo, era importante non perderli."
Ma cosa ha provato Moses Ingram, nuova arrivata in Star Wars, nel mettere in scena la sua crudele Reva? "È una sempre un passo avanti agli altri, sa il fatto suo, aiuta Vader come meglio può. È divertente essere cattivi, tuffarsi nel dark side. Una volta che ti abitui al ruolo, ai movimenti e ai costumi, è proprio bello stare lì! Sono stata contenta che abbiano ascoltato i miei consigli per la caratterizzazione di Reva e anche per la sua acconciatura. È stato forte interpretare una donna cazzuta."
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Star Wars Obi-Wan Kenobi, il fascino del ritorno per Ewan McGregor e Hayden Christensen
Ewan McGregor si abbandona ai ricordi ormai ventennali, della lavorazione di Star Wars Episodio II - L'attacco dei cloni e Star Wars Episodio III - La vendetta dei Sith, in compagnia di Hayden Christensen, alias Anakin Skywalker poi Darth Vader: "Girammo in Australia, tutti e due lontani da casa, diventammo molto amici. È stato bellissimo reincontrarsi, ci eravamo persi di vista. Recitare di nuovo con lui è stato come un viaggio nel tempo, dopo diciassette anni!"
Tornare sul set come Obi-Wan è anche però per Ewan una tardiva consacrazione di un lavoro non esattamente osannato all'uscita: "L'affetto che sento adesso per i prequel significa molto per me. Non furono accolti benissimo all'epoca". L'attore spiega che fa la differenza incontrare oggi fan di Star Wars più giovani che hanno scoperto quei capitoli da bambini, con lo stesso entusiasmo semplice che travolse lui quando vide da piccolissimo Guerre Stellari. "I fan di Star Wars sono incredibilmente appassionati, sono i fan più accaniti che ci siano. È bello dare loro una cosa del genere, una cosa che aspettavano così tanto."
Alla ripartenza il motore era un po' freddo: "È stato particolarissimo rimettersi un costume alla Obi-Wan, improvvisato per il provino. Abbiamo girato al volo sul set di Mandalorian, con parte di quella troupe. E tra di loro c'erano diversi fan in delirio quando mi hanno visto." Più che il fisico, per McGregor si trattava di recuperare voce e dizione corrette: "Volevo ritrovare quella scintilla speciale di Alec Guinness. Per fortuna i dialoghi erano perfetti, era facile immaginarli in bocca a lui."
Nessuno strappo avvertito invece per il passaggio dal film alla serie, infatti Ewan dice: "In realtà mi è sembrato un film vero e proprio in sei parti, è una serie sì, ma con una storia unica e una regista unica. Mandalorian mi sembra più episodico."
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Obi-Wan Kenobi, i retroscena e un'impegnativa lavorazione
Ma com'è nata la miniserie dedicata a Obi-Wan Kenobi in seno alla Lucasfilm / Disney? "È stato un processo molto lungo" - racconta Ewan sorridendo - "Era una cosa che mi chiedevano sempre alla fine delle interviste, insieme a un Trainspotting 2: mi sarebbe piaciuto tornare? Rispondevo sempre di sì. Ho capito poi a poco a poco negli anni quanto i prequel piacessero, ho rivalutato Star Wars nella mia carriera. Sui social media lo chiedevano con sempre maggiore insistenza, finché alla Disney non mi hanno chiamato e mi hanno chiesto se facessi sul serio. Ci stavo, ma volevo una bella storia, c'è voluto parecchio ma ce l'abbiamo fatta."
Moses invece scherza, da nuova arrivata: "Al provino non sapevo inizialmente nemmeno che fosse per uno Star Wars, come si fa a dire di no? Poi leggendo le sceneggiature sono rimasta colpita, sentivo proprio un senso di pericolo nella storia". Si è sentita un po' svantaggiata rispetto ai colleghi: "Abbiamo fatto quattro mesi di allenamenti, tre giorni alla settimana di addestramento jedi! Gli altri già ci sapevano fare con le spade laser, però almeno li ho potuti conoscere anche io proprio quando ci siamo allenati." Sull'argomento interviene McGregor: "Jonathan JoJo Eusebio coordina i combattimenti, insieme ai suoi collaboratori li ha studiati per bene e li ha sviluppati, non c'è nulla di casuale, poi ogni personaggio ha un suo diverso stile con la spada. [...] Quelle sono le sequenze che mettono più tensione, sono proprio una cosa a parte, a volte richiedono due-tre giorni di lavoro!" Deborah conferma che sul set, in quei casi, diffonde le musiche di John Williams per garantire l'immedesimazione e il ritmo della lotta, mentre Ewan, preso in giro da Deborah e Moses, ammette di accompagnare gli allenamenti simulando l'iconico suono della spada laser attivata!
Grandissimo aiuto creativo è arrivato dall'adozione del sistema Stagecraft dell'Industrial Light & Magic, che proietta intorno agli attori ambienti virtuali. Deborah spiega: "Ho cominciato a usarlo su Mandalorian, ora la tecnologia è persino migliorata! Sviluppare qualcosa sapendo già che userai lo Stagecraft fa la differenza." Lo apprezza molto anche McGregor: "Cambia tutto, prima c'era un sacco di blue screen, qui invece ci sentivamo sul serio nei luoghi. Le camere digitali di oggi poi sono migliori e più versatili, quando girammo Episodio 2 le cineprese facevano rumore, dovemmo ridoppiare tutto! George era un pioniere, era ovvio che volesse sperimentare, ma per noi era una sfida notevole." Eppure, nota giustamente Deborah, da quelle sperimentazioni si è arrivati poi alla maggiore praticità e flessibilità dello Stagecraft.