Signori, benvenuti al Fight Club: 3 indizi nascosti che anticipano il finale

Tratto dall’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk, Fight Club nella versione di David Fincher è un film pensato al millimetro, costruito con una precisione quasi ossessiva. Eppure, dietro questa perfezione tecnica, resta un’opera profondamente viscerale, capace di parlare direttamente allo spettatore.

Uno degli elementi più affascinanti è proprio il rapporto ambiguo e magnetico tra il Narratore e Tyler Durden, un legame che tiene incollati allo schermo e che nasconde molto più di quanto sembri.

La rivelazione che siano la stessa persona ha sorpreso milioni di spettatori, ma Fincher aveva già disseminato la storia di indizi visibili solo a uno sguardo davvero attento.

Esploriamo insieme tre indizi che, se notati al momento giusto, avrebbero potuto svelarci il mistero ben prima che il film si concludesse.

1. Pronto, chi parla?

2. Mr. Fincher dobbiamo rigirare la scena!

3. C'è ma non si vede

1. Pronto, chi parla?

Uno dei primi indizi appare in una scena che potrebbe sembrare insignificante a una visione distratta. Il Narratore risponde a una telefonata di Tyler da una cabina telefonica. Un dettaglio, però, cattura immediatamente l’attenzione. Sulla cabina è scritto chiaramente: “non si possono ricevere chiamate”.

Conoscendo il finale, è evidente che il Narratore stia parlando solo con se stesso. Un piccolo dettaglio che ci indica che la figura di Tyler Durden è un prodotto della sua mente, ma che Fincher inserisce in modo talmente sottile da passare inosservato alla maggior parte degli spettatori.

2. Mr. Fincher dobbiamo rigirare la scena!

Un altro momento rivelatore si verifica poco prima dell’incidente automobilistico. In questa scena, Tyler è alla guida dell’auto, ma quando il veicolo si ribalta, succede qualcosa di curioso. Tyler esce dal lato del passeggero, mentre va a soccorrere il Narratore dal lato del conducente. Questo piccolo ma potente dettaglio visivo è una rappresentazione di come le identità di Tyler e del Narratore si confondano nella mente del protagonista. La scena suggerisce che, nella sua psiche, i due ruoli si sovrappongono completamente, evidenziando il conflitto interno e la lacerazione dell’individuo che non riesce più a distinguere la realtà dalla sua allucinazione. Curiosamente, anche il montatore del film, Jim Haygood, inizialmente pensò che si trattasse di un errore. Dopo aver notato l’incongruenza durante il montaggio, Haygood avvertì David Fincher, suggerendo che forse sarebbe stato necessario rigirare la scena. Ma il regista gli rispose che quella scelta era assolutamente voluta: il dettaglio serviva proprio a insinuare, inconsciamente, che i due personaggi erano in realtà la stessa persona. Una conferma ulteriore di quanto ogni elemento in Fight Club sia stato pensato con estrema precisione, anche quando tutto sembra casuale.

3. C’è ma non si vede

Un altro trucco visivo che Fincher adotta per svelarci lentamente la verità è l’apparizione rapida e impercettibile di Tyler Durden. In diverse scene, mentre il Narratore è impegnato a parlare, possiamo vedere per un istante Tyler Durden che appare sullo schermo, spesso prima ancora che il personaggio entri realmente nella storia. Questo espediente visivo è lo stesso che Tyler usa per proiettare immagini a luci rosse durante le proiezioni dei film nel cinema in cui lavora. Si tratta di fotogrammi che appaiono per frazioni di secondo, disturbando inconsciamente lo spettatore. Attraverso questo sottile stratagemma visivo, Fincher non si limita a introdurre Tyler Durden nella trama, ma ne insinua la presenza direttamente nell’inconscio dello spettatore. La figura di Tyler si imprime lentamente nella mente del Narratore, e nella nostra, preparando il terreno al crollo delle certezze narrative.

Questi tre dettagli sono solo alcuni degli innumerevoli indizi che David Fincher ha magistralmente celato nella pellicola di Fight Club. Se non li avevate notati prima, ora siete invitati a guardare il film con occhi diversi, pronti a cogliere ogni sfumatura e ogni dettaglio nascosto.