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Peter Stormare: "Non ho mai visto Fargo tutto intero", intervista all'attore svedese che dà la voce al film animato Cryptozoo

Transitato alla Berlinale 2021 nella sezione Generation 14plus, il film animato Cryptozoo ci offre l'occasione di chiacchierare con il popolare attore svedese Peter Stormare.

Peter Stormare: "Non ho mai visto Fargo tutto intero", intervista all'attore svedese che dà la voce al film animato Cryptozoo

Si è conclusa l'edizione numero 71 della Berlinale, svoltasi per pochissimi in presenza e per moltissimi online. Le ben note cause di forza maggiore hanno costretto il direttore Carlo Chatrian a questa soluzione di ripiego per non dover dare forfait, promettendo la riprogrammazione fisica di tutti i titoli nel prossimo giusto quando la situazione sanitaria sarà migliorata e i cinema di nuovo aperti al pubblico.

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Al di là dei film in competizione per l'Orso d'Oro, c'è stato un titolo che si è fatto notare nella sezione Generation 14plus e che ha ricevuto una menzione speciale dalla giuria. Si tratta di un film d'animazione americano intitolato Cryptozoo e diretto dal 37enne Dash Shaw. Con disegni bidimensionali e un layout artistico elementare in contrapposizione a un estensivo uso di colori e a contenuti narrativi importanti, la storia si ambienta nel 1970 e racconta di una veterinaria con una missione, mettere in salvo tutte le creature fantastiche esistenti nel mondo: unicorni, anaconde giganti, chimere, minotauri, meduse, solo per citarne alcuni. L'esercito si mette in mezzo per impossessarsi della creatura più mitica di tutte, il Baku. Uno di questi personaggi è un fauno di nome Gustav, doppiato dall'attore svedese Peter Stormare che abbiamo visto decine di volte nei film di Hollywood, da Fargo a Armageddon, da Minority Report a 22 Jump Street.

Mr. Stomare, come sta?
Sto bene, sono tornato nel mio paese per girare una co-produzione tra Stati Uniti e Svezia. Sono Stoccolma, perché nessuno vuole girare negli Stati Uniti, quindi ci spostiamo qui in Scandinavia, nei paesi Baltici e nell'Europa dell'Est. Sono tempi folli, ma credo qualcosa di buono verrà fuori dopo tutto questo.

Lo penso anche io. Parlando di Cryptozoo, direi che si tratta è un peculiare lavoro artistico.
Io non fumo marjuana e non prendo droghe, ma credo che quello aiuti. [ride]

Lei dà la voce a un personaggio di nome Gustav. Il film si rivolge alla società del passato come a quella odierna, parla di comportamenti umani, di discriminazioni, c'è della poesia nella visione del regista Dash Shaw. Quando recita con un regista che ha una forte componente artistica, il suo lavoro ne è influenzato?
Sono sempre stato attirato da strani progetti. Quando Dash mi ha contattato per Cryptozoo, mi ha mostrato alcuni disegni, ho letto estratti di dialoghi e mi è sembrato quel film con i Beatles, Yellow Submarine, in cui tutto è possibile e tutto acquista un senso anche se sembra non avere senso. Credo che il film sia influenzato dai cartoon russi degli anni 40 e 50 e dall'animazione giapponese. Ho lavorato molto in Giappone e conosco bene il Baku. Questi elementi mi bastavano per voler far parte di un progetto così unico. Che gli spettatori lo capiscano o no, ci sono cose di questo film animato che resteranno impresse nella memoria per sempre e anche soltanto per questo vale la pena vedere un lavoro artistico di 90 minuti.

Ricordavo di aver sentito parlare del Baku, ma dopo aver visto il film mi sono informato meglio. Il Baku è una creatura che risucchia gli incubi dalla testa di chi dorme ed è molto radicata nella cultura giapponese.
Sì, estremamente radicata. Mia moglie è giapponese e le mie due figlie sono metà svedesi e metà giapponesi. Abbiamo visto Cryptozoo e a loro è piaciuto molto perché è così eccentrico. Contiene elementi degli anime giapponesi, non intendo nei disegni ma nello storytelling.

Parlando di sogni, sono molto felice di parlare con te perché c'è qualcosa che mi ha turbato i sonni per molto tempo ed è il personaggio che interpreta in Fargo.
Oh, certo, ti serve il Baku per toglierti quell'immagine dalla testa.

Era il 1996 ed ero già un fan dei fratelli Coen. Andai a vedere Fargo il giorno dell'uscita al cinema al primo spettacolo. Ero l'unico spettatore pagante. Avevo 22 anni e vedere quel film in una sala tutta per me è stata un'esperienza unica. Da quel momento non ho mai più scordato la sua faccia o il suo nome.
Grazie. Fargo è un gran film. Non l'ho mai visto tutto intero. Io sono uno di quegli attori a cui non piace rivedersi perché nota soltanto le cose brutte, come il mio naso gigante e le mie orecchie enormi. Quel film ha il potere di catturarti entro i primi 20 minuti, è come l'Olandese Volante che quando ne senti parlare ti attraversa la mente e ne sei risucchiato. Può sembrare un film di Lars von Trier in alcuni momenti. Se ti lasci trasportare nei primi 20 minuti, il tuo universo si perde dentro al film. Ma Fargo è una storia semplice raccontata in un modo semplice e questo perché sono i personaggi a guidare il film, una specialità dei fratelli Coen quella di portare avanti i film con i personaggi e non con l'azione. E per questo possono diventare memorabili e tormentarti anche 25 anni dopo. Ci sono persone che quando mi incontrano mi dicono “io ho paura di te, tu sei così spaventoso”.

Lei hai una band musicale. Perché l'ha chiamata Blond from Fargo?
Io sono da sempre musicista e sono stato spesso in tour. Negli Stati Uniti, anche se ci fossimo chiamati Tartarughe o Cani, ci avrebbero sempre presentati dicendo che “il frontman è il biondo di Fargo”. Allora dopo un paio di concerti, il batterista ha detto, “sai che il biondo di Fargo è nome fantastico?”. E così abbiamo deciso che Blond from Fargo fosse il nome giusto per noi.

Qual è l'anello di congiunzione nel suo lavoro di attore tra il personaggio di Fargo, i tanti altri che ha fatto per i film hollywoodiani, l'accademia teatrale di Stoccolma e Shakespeare che insegna in Giappone?
La fiducia nel pubblico. Ingmar Bergman è stato il mio mentore, ho lavorato per lui per molti anni, e mi diceva sempre “non dare tutto al pubblico, che si tratti di cinema, teatro o radio, dagli solo il 60% e lascia che siano loro a riempire il resto, perché questo è quello che vogliono”. Come quando si raccontavano storie cinquecento anni fa, seduti intorno a un fuoco, bisogna lasciare spazio alla fantasia di chi ascolta o chi guarda. Credo che i fratelli Coen abbiano questa abilità di non farti ingurgitare tutto e anche i vecchi grandi nomi italiani, da Fellini a De Sica, sapevano raccontare storie così. È un'arte del passato, ma penso che stia tornando. Cryptozoo offre molto spazio che possa essere riempito dal pubblico. Io adoro lavorare a Hollywood, però a volte si lavora su modelli e sai già in anticipo dove andrai a parare. Puoi capire dalla prima inquadratura chi è il personaggio che vedi, non ci sono sorprese. A teatro con Shakespeare i personaggi attraversano cinque atti e cambiano in continuazione, secondo una topografia in cui il pubblico è invitato a capire cosa accade.

Qui sotto una clip in lingua originale di Cryptozoo e più in basso una clip in lingua originale di Fargo (1996)

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