Paul Schrader vede MaXXXine, loda Ti West ma si chiede perché faccia solo slasher, ovvero trash
Sempre avaro di lodi, Paul Schrader confessa il suo stupore per la bravura di Ti West dopo aver visto MaXXXine. Ma al tempo stesso fa arrabbiare i fan con una dichiarazione almeno discutibile.

Come sa chi lo segue su Facebook, Paul Schrader non ha peli sulla lingua quando si tratta di esprimere giudizi, a volte anche durissimi, su attori e registi. Ti West può quindi vantarsi per averne ricevuto le lodi. Lodi che, però, arrivano come al solito con un "distinguo". Queste le parole scritte da Schrader dopo aver visto MaXXXine, terzo capitolo della trilogia slasher con Mia Goth, diretto da Ti West, che arriverà nei nostri cinema il 21 agosto:
MAXXXINE. Sono uscito dal cinema grattandomi la testa al riguardo sull'enigma Ti West. E' un regista davvero bravo e pieno di immaginazione. Perché resta nel sottogenere slasher che ha così tanti limiti? Poi ho letto la recensione di Owen Gleiberman su Variety in cui fa la stessa osservazione: ' Ti West è un bravo regista, ma potrebbe essere arrivato per lui il momento di smettere di riconfigurare il trash. Deve provare a inserire idee di serie A in un film di serie A'. Proprio così.
Paul Schrader contro lo slasher e la reazione dei fan
Com'era prevedibile, la distinzione fatta da Schrader tra generi cinematografici di serie A e spazzatura ha fatto arrabbiare molti appassionati. Ma il regista è sicuro nelle sue convinzioni, tanto che ad uno di loro, che lo rimproverava per questa idea che penalizza l'horror, ha risposto: "I film slasher sono automaticamente trash, mi dispiace". Ora, a prescindere dal fatto che non arriveremmo mai a certi estremi e che uno è libero di coltivare il genere che preferisce, va detto che le ambizioni di West in questa trilogia sono cresciute al punto da inserire attori mainstream in questo terzo capitolo, il che può aver provocato la riflessione di Schrader. Anche a noi, insomma, pur apprezzando il genere, piacerebbe vedere Ti West almeno una volta fuori dalla sua comfort zone, ma se lui si sente al meglio lì dentro, chi siamo noi per giudicarlo?