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Oscar 2025: le solite poche parole di commento alle candidature

Perché, si sa, qualcosa per commentare questo grande gioco a premi chiamato Oscar (anche solo per i soldi che ci girano attorno), bisogna sempre dirla.

Oscar 2025: le solite poche parole di commento alle candidature

13 candidature per Emilia Pérez (come Via col vento, Chi ha paura di Virginia Wolf? e Oppenheimer; secondo me si esagera, ma sono in minoranzissima).
10 a due film che più diversi non potrebbero essere, ma che in fondo guardano tutti e due, un po' strabici, a una Hollywood e a un cinema che forse non esistono più: The Brutalist e Wicked.
8 per due film d’impianto classico e densità di contenuti come A Complete Unknown e Conclave.
6 per Anora, la Palma d’Oro di Cannes, 5 a The Substance (comprese quelle, storiche per un horror, a miglior film e miglior regia), e Dune - Parte 2.
Poi tutti gli altri. I titoli sono quelli che ci si aspettava, ma le sorprese - The Substance appunto, ma non solo - non mancano.

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L’Italia, così come nel programma del Festival di Berlino appena annunciato, rimane a bocca asciutta: non c’è Vermiglio tra i cinque candidati a Miglior Film Internazionale. Ah già, c’è Isabella Rossellini non protagonista di Conclave, però ecco: non è la stessa cosa.
Non è una tragedia, succede che le cose vadano così, ma ognuno ne tragga le conseguenze che vuole. E c'è da scommetterci che partiranno polemiche gratuite.
La Francia, invece, ha di che festeggiare i successi dei suoi Audiard e Fargeat, in due film che parlano sì altre lingue che non quella dei loro autori, ma che anche per questo si sono fatti strada: nel senso che guardano ben oltre i confini della tradizione di un cinema nazionale. Anche il Brasile festeggia, grazie a Walter Salles e Io sono ancora qui (tre nomination - tra cui miglior film - a questo titolo veneziano, nel senso di Mostra del Cinema, come ovviamente è anche quello di Brady Corbet)
Al posto del film di Maura Delpero, nella cinquina incriminata, c’è però Flow, candidato anche - e ci sarebbe mancato - come miglior film d’animazione. Avrebbe meritato anche la categoria principale? Certo che sì, ma non si può avere tutto, dall’Academy. Che pure male non è andata, direi, a questo giro, suvvia.

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A Trump nuovamente insediato, Hollywood risponde con le candidature a Sebastian Stan e Jeremy Strong, ovvero The Donald stesso, e la sua eminenza grigia di un tempo Roy Cohn, in The Apprentice (il più vecchio del lotto: era a Berlino 2024). Chissà cosa stanno dicendo in queste ore nello Studio Ovale, o chissà dove altro.

Da queste parti, cioè nella mia testa, si fa il tifo per un gruppo sparuto di candidati. Yuri Borisov, per esempio, la cosa più bella di Anora (anche se, Kieran Culkin, anche lui… ); il divino Ed Lachman, che ha fotografato Maria; magari per la sorpresa Monica Barbaro, la Joan Baez di Mangold e di A Complete Unknown. E sì, anche per Coralie Fargeat, nel nome dell’horror, prima ancora che per il film.
Tra i film, mi piacerebbe vincesse A Complete Unknown. Il motivo? Perché dopo il Nobel, l'Oscar per un film e non per una canzone (quello l'ha ottenuto nel 2001) è l'unico premio che ancora manca a Dylan. Come film, però, perché un Oscar a Chalamet sarebbe un po' troppo, anche per un vecchio cuore dylaniato.

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  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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