Il Cinema veste Prada: 3 film in cui i veri protagonisti sono i costumi
Non sempre i costumi sono semplici dettagli visivi al servizio dei personaggi. In alcuni casi, diventano così centrali da superare le interpretazioni, assumendo il ruolo di protagonisti indiscussi e dando forma all’intero film.
3 film in cui i costumi non solo decorano la scena, ma la rubano completamente
La signora Harris va a Parigi, di Anthony Fabian
Mrs. Harris è una donna umile e di poche pretese, abituata a mettere i bisogni degli altri prima dei propri. Lavora come domestica per una signora dell’alta società londinese e, un giorno, durante le pulizie, si imbatte in un abito firmato Dior. È un incontro folgorante: da quel momento, non desidera altro che possedere un vestito di alta moda. Ma per farne cosa? Non ha eventi a cui partecipare, né motivi per indossarlo. Eppure, è uno dei pochissimi lussi che vuole concedersi.
Inizia, così, un’avventura straordinaria che la porta fino a Parigi, all’interno del mitico atelier Dior. Ed è lì che incontriamo i veri protagonisti del film: gli abiti.
I costumi, curati da Jenny Beavan, tre volte premio Oscar, sono il cuore pulsante della storia. Beavan ricostruisce con rigore l’eleganza delle creazioni Dior degli anni ’50. Ogni modello ha persino un proprio nome. Tra tutti, è “Venus”, un abito verde smeraldo, quello che Mrs. Harris sceglie per sé. Non è solo un capo d’alta moda: è il segno di una conquista, il premio di una donna che, per una volta, decide di mettersi al centro. Quando lo indossa, Mrs. Harris non è più soltanto una domestica ma protagonista della sua vita.
Crudelia, di Craig Gillespie
In Crudelia, gli abiti non sono solo centrali: sono tutto. Cruella lavora in un atelier e, grazie al suo estro creativo, trasforma i bozzetti in dichiarazioni di stile. Nel film, la moda diventa una vera e propria arma, lo strumento attraverso cui lei e la Baronessa si sfidano in un duello fatto di colpi di scena sartoriali.
Chi sorprende di più, vince. È una lotta feroce, elegante ma punk, dove la moda è spettacolo, provocazione e l’unico vero mezzo per potersi affermare.
I costumi, curati ancora una volta da Jenny Beavan, mescolano riferimenti anni ’70 con tocchi futuristici e teatrali. Il risultato è un guardaroba che non segue la moda, la anticipa. E che le regala un altro Oscar ai migliori costumi.
Tra tutti gli abiti iconici, uno segna il punto di non ritorno: Cruella appare davanti alla Baronessa avvolta in un mantello bianco con cappuccio. Poi, il colpo di scena: dà fuoco al mantello e sotto emerge un lungo abito da sera rosso. È in quell’istante che la rivalità si accende davvero. Cruella non è più solo una giovane ambiziosa, ma una rivale pericolosa.
Marie Antoinette, di Sofia Coppola
In Marie Antoinette, i costumi, curati da Milena Canonero, quattro volte vincitrice dell’Oscar, incluso quello per questo film, diventano il riflesso di una regina intrappolata tra il lusso sfrenato della corte e il desiderio di sfuggire alle convenzioni che la imprigionano. I colori pastello dominano il guardaroba, evocando delicatezza, ma a sorprendere è l’uso di elementi più contemporanei, come scarpe da tennis e accessori in stile punk, che infrangono l’eleganza classica e determinano lo stile non solo della regina, ma dell’intero film. Il contrasto tra il passato e un’estetica più moderna riflette il conflitto interiore di Maria Antonietta: una figura di perfezione esteriore che, dietro i suoi privilegi, cela una profonda solitudine. Ogni abito diventa, così, un atto di resistenza silenziosa, una dichiarazione di indipendenza in un mondo che impone ruoli e identità prestabilite.
Molto spesso sono i colori e i tessuti indossati da un personaggio a rivelarne la vera essenza, raccontando storie che vanno al di là delle parole.
