Il cinema così come lo conosciamo? Ha al massimo altri 20 anni di vita, secondo esponenti del settore
Sta facendo discutere una ricerca dell'analista Stephen Follows, che ha chiesto a 246 persone coinvolte nella filiera cinematografica americana di valutare lo stato di salute dell'esperienza in sala, attuale e futuro. Le risposte sono molto interessanti (ma poco incoraggianti).

L'analista Stephen Follows ha pensato di chiedere lumi sul futuro del cinema a un cospicuo numero di persone che lavorano nel settore americano, per la precisione 246 tra professionisti e professioniste: executive di cinema e tv, esercenti, pubblicitari, distributori. Il sondaggio, condotto da Follows in collaborazione con il sito Screendollars, ha permesso di dare uno sguardo dal di dentro alla visione effettiva che gli addetti ai lavori hanno dell'esperienza in sala: in questo momento, non sembra particolarmente rosea. In linea generale, il boxoffice non è più tornato alle cifre pre-Covid... e lo streaming naturalmente fa danni. Esaminiamo più da vicino le risposte. Leggi anche Netflix, le frasi pesanti di Ted Sarandos sul cinema: "Concetto datato"
Il cinema non morirà, ma "potrebbe sopravvivere in una forma diversa"
La risposta più interessante alla ricerca di Follows arriva davanti a una spinosa domanda: "Fino a quando lei si aspetta che la tradizionale esperienza cinematografica rimanga un modello commerciale praticabile?" L'abbondante metà degli intervistati ha dato al cinema "tradizionalmente inteso" non più di vent'anni di vita. In particolare, c'era più (relativo) ottimismo tra gli esercenti che tra gli addetti a marketing e distribuzione, più pessimisti. È forse il contatto diretto col pubblico a dare agli esercenti una visione diversa, se non ottimistica per lo meno più... pragmatica. I gestori delle sale interpellati da Follows e dai suoi collaboratori hanno visto un miglioramento dal baratro del 2020-2021 e delle chiusure per Covid, ma nessuno ha dichiarato di essere tornato ai livelli pre-pandemici (per la cronaca, dati italiani Cinetel alla mano, possiamo confermare la situazione anche qui). Per sopravvivere hanno adottato o stanno adottando diverse strategie combinate: oltre ai prevedibili tagli di spesa (licenziamenti inclusi), c'è una programmazione più flessibile, più studiata in base alla tipologia e ai contenuti delle uscite, studiando per esempio cosa programmare in base a ciò che programmano gli esercenti vicini. Aiutano in parte anche gli eventi, proiezioni speciali con ospiti e/o occasioni per coinvolgere il pubblico, a partire dai social. Qualcuno considera "evento" anche la fruizione di un film in cinema particolari come l'IMAX (schermo gigante) o 4DX (proiezione accompagnata da effetti fisici e ambientali, assente in Italia), esperienze più costose ma più efficaci nel promuovere la peculiarità della sala, rispetto al salotto di casa propria. Tra IMAX ed eventi, qualcun altro immagina anche per il cinema un futuro alternativo, non funereo ma più di nicchia.
Plebiscitaria la levata di scudi contro l'uso spregiudicato dello streaming da parte delle major: per l'81% degli interessati le finestre di programmazione cinematografica non devono durare meno di sei settimane, e per il 77% è deleterio per la sala l'occasionale lancio contemporaneo di un film al cinema e in streaming (pratica dopo la pandemia meno adottata, va detto).