Emily Blunt contro l'algoritmo: "Come può essere associato all'arte?"
Emily Blunt, dal 1 maggio nelle nostre sale in The Fall Guy con Ryan Gosling, dice di detestare profondamente l'algoritmo, che è l'antitesi dell'arte e della creatività e che avrebbe sconsigliato di fare un film come Oppenheimer.
In un'epoca sempre più condizionata dalla tecnologia e nella quale la minaccia dell'Intelligenza Artificiale in sostituzione dell'uomo potrebbe diventare realtà, gli artisti prendono posizione. Emily Blunt, ad esempio, non fa mistero del suo odio per l'algoritmo, che più di ogni altra cosa è nemico dell'azzardo e della novità. L'attrice è entrata in argomento durante un'intervista in coppia con Ryan Gosling a proposito dell'action The Fall Guy, che arriverà nelle nostre sale mercoledì 1° maggio.
Emily Blunt e Ryan Gosling contro l'algoritmo
Nella cover story di Vanity Fair Italia, Emily Blunt dice dunque la sua sull'algoritmo, o meglio sulle decisioni che vengono prese in base all'algoritmo. L'attrice riporta l'esempio di Oppenheimer per dimostrare che l'algoritmo può sbagliare.
Ci sono delle cose nuove che mi provocano frustrazione: l'algoritmo, per esempio. Odio quella cazzo di parola, scusate la parolaccia! Come può essere associato all'arte e ai contenuti? Come possiamo permettere che determini cosa avrà o non avrà successo? Voglio fare un esempio. Ho recitato in un film di tre ore incentrato su un fisico che ha avuto l'impatto che ben conosciamo. L'algoritmo probabilmente non lo avrebbe capito. La mia speranza è che Oppenheimer e progetti simili non vengano considerati delle anomalie e che la smettiamo di trasformare un'esperienza creativa in una serie di diagrammi.
Anche Ryan Gosling ha parlato dell'algoritmo:
Non puoi battere un algoritmo nel suo lavoro, e questo, paradossalmente, mi obbliga ad essere più umano e a scegliere progetti "fatti a mano" come The Fall Guy, che è basato su esperienze personali, sulle nostre impronte e sulla nostra storia, che poi abbiamo messo nei personaggi.
Il discorso di Emily Blunt non fa una piega, visto che Oppenheimer ha ottenuto un incasso mondiale di circa 960 milioni di dollari, imponendosi come il più remunerativo biopic di sempre. Lo stesso Christopher Nolan non si aspettava un tale successo, considerando la durata del film, l'uso del bianco e nero e il divieto ai minori di 13 anni non accompagnati. Nessun altro film del regista inglese ha raggiunto un simile guadagno, e ciò ha portato Nolan a dire:
Il pubblico desidera essere sorpreso, vedere qualcosa di nuovo, vedere qualcosa che non sapeva di volere. Questa è sempre stata la forza più grande nell'universo del racconto cinematografico ,e per me è stato fantastico che ciò sia accaduto quest'anno.