Aspettando Dead Reckoning: tutti i Mission Impossible dal peggiore al migliore
Una libera e personale classifica dei sei film con Tom Cruise che hanno preceduto il nuovo Mission: Impossible (troppo fresco nello sguardo per essere messo in prospettiva con gli altri). Una classifica che non mancherà di suscitare qualche polemica.
Mancano pochissimi giorni al debutto in sala di Mission: Impossible Dead Reckoning - Parte 1, l’attesissimo settimo film della saga che ha avuto inizio nel 1996 con il film diretto da Brian De Palma che si ispirava alla celebre serie televisiva Missione impossibile, ideata da Bruce Geller nel 1966.
Da quel primo film sono passati quasi trent’anni, il mondo è cambiato, il cinema è cambiato, molti dei protagonisti sono cambiati ma Tom Cruise è ancora lì, sullo schermo grande, nei panni dell'agente dell'IMF Ethan Hunt: autore in prima persona di spericolati stunt nonché di produttore di tutti i film della serie.
Serie che, come tutte, ha avuto ovviamente i suoi alti (molti), e i suoi bassi (pochi).
Di Dead Reckoning Parte 1, troppo fresco ancora per essere messo in prospettiva con i sei film che lo hanno preceduto, potere sapere andando a leggere la recensione.
Qui di seguito, invece, una personalissima classifica dei primi sei film della serie di Mission: Impossible, stilata dal peggiore al migliore.
Buona lettura, e buone polemiche.
6. - Mission: Impossible - Protocollo fantasma
L’equivalente della serie di un film di Bond con Timothy Dalton. Mission: Impossible - Protocollo fantasma sconta un anonimato spettacolare, tanto che dopo aver visto tutti e sei i capitolo della serie fai fatica a ricordarti quale sia, questo quarto diretto da Brad Bird, e cosa succeda. Nonostante sia quello dove viene fatto saltare per aria il Cremlino, dove nel prologo muore Josh Holloway di Lost, dove appare fugacemente Léa Seydoux. Ti ricordi giusto bene di Ethan che evade da un carcere mentre canta Dean Martin, un combattimento finale dentro un parcheggio multipiano robotizzato di Mumbai tra Ethan e un cattivone, e della Hunt-girl di turno, che però te la ricordi solo perché di continuo rimani basito per la mancanza di carisma dell’attrice (Paula “Chi?” Patton) e di senso del personaggio.
5. - Mission: impossible - Fallout
Per carità, spettacolare è spettacolare, Mission: impossible - Fallout: su questo non ci sono dubbi. Anche troppo, nel senso che molte scene sono insistite, dilatate portate allo spasimo a puro scopo spettacolare, rischiando di stancare. La migliore, giacché si tratta di quella più concreta e realistica, quasi un po’ vintage fin dalla scelta dell’automezzo, è quella dell’inseguimento tra le vie di Parigi tra Ethan e Solomon Lane dentro una BMW del 1986 di un interessante punto di verde e Ilsa su una Triumph Tiger. E però. E però è anche l’unico film della serie in cui l’ego di Cruise si sente come qualcosa che appesantisce il film. Soprattutto perché, nel tentativo di (super)umanizzare il personaggio, e di giocare sul peso dei suoi sensi di colpa, Fallout pecca di eccessiva cupezza. E la serie aveva sempre funzionato meglio quando invece la leggerezza la fa da padrona.
4. - Mission: Impossible III
Leggero, il capitolo diretto da J.J. Abrams, lo è di sicuro. Ma non solo. Mission: Impossible III è quello in cui Ethan conosce Julia (Michelle Monaghan), s’innamora e la sposa, e allo stesso tempo deve fare i conti con quello che col Solomon Lane di Sean Harris (ottimo attore inglese) è stato il miglior villain della saga: Owen Davian, ovvero Philip Seymour Hoffman, il più grande attore della sua generazione (anche in ruoli come questo). La trama non è particolarmente memorabile (nel senso che non è poi così immediato ricordarsela), la parte romana - soprattutto per noi italiani, che quando vediamo il nostro paese in un film americano ci rendiamo conto del livello di Hollywood - è piuttosto risibile (soprattutto Cruise e Jonathan Ryhs-Meyers che sembrano Mario e Luigi), ma il finale a Shanghai non è davvero notevole, sia per quanto riguarda gli accadimenti che per come vengono filmati e raccontati, e la questione sentimentale è un interessante valore aggiunto.
3. - Mission: Impossible
Il capostipite. La sceneggiatura l’hanno scritta David Koepp (Jurassic Park, Carlito’s Way, Spider-Man, Panic Room e mille altre cose, tra cui il nuovo Indiana Jones) e una leggenda come Robert Towne, ovvero l’uomo che ha scritto Chinatown. Alla regia, una leggenda come Brian De Palma, che si diverte un mondo a prendere il film di spionaggio classico, quello non bondiano, e a stiracchiarne forma, struttura e personaggi per farlo diventare un action movie in linea con i tempi. Coi tempi della seconda metà degli anni Novanta. In Mission: Impossible Ethan Hunt è ancora un essere umano, per quanto capace di cose straordinarie e spericolate, c’è già il Luther di Ving Rhames, e anche una Emmanuelle Béart bellissima, seducente, fragile e spietatamente doppiogiochista. Oltre a Vanessa Redgrave che fa la trafficante d’armi. È il film più vecchio, e che forse è invecchiato peggio, sebbene l’ostentazione di una tecnologia d’avanguardia oramai più che obsoleta susciti in noi una qualche forma di tenerezza; ma che nonostante (o per) questa sua aria rétro funziona ancora benissimo.
2. - Mission: Impossible 2
E dire che la maggior parte delle classifiche che si trovano online Mission: Impossible 2 lo piazzano tutte, o quesi tutte, all’ultimo posto. E invece. Invece John Woo, che veniva dritto dritto dagli splendidi eccessi barocchi di Face/Off (e si vede), forte della sua esperienza, della sua idea di cinema e della sua visionarietà, ha fatto il passo necessario in termini di astrazione e leggerezza per far diventare la serie e il personaggio di Ethan Hunt quello che sono diventati. L’incipit con Cruise che fa freeclimbing in qualche canyon lungo il fiume Colorado è leggendario, nonché la madre di tutte le scene spericolate che Cruise vorrà interpretare in prima persona film dopo film. E poi ci sono gli inseguimenti in auto e in moto che sembrano dei balletti, e lo stesso vale per lo scontro finale tra Cruise e Dougray Scott, villain niente male. Funziona perfino la canzone dei Limp Bizkit, senza contare che l’intreccio, nel suo usare il personaggio di Thandiwe Newton come esca - richiama in qualche modo quello di Notorious di Hitchcock.
1. - Mission: Impossible - Rogue Nation
C’è poco da fare. Rogue Nation è di sicuro il miglior film della serie. Christopher McQuarrie, (già sceneggiatore dei Soliti sospetti) sarà anche stato trasformato in un regista vero da Cruise, che l’ha conosciuto sul set di Operazione Valchiria e poi l’ha voluto sempre più spesso al suo fianco, ma ha dimostrato di saper indubbiamente essere più che funzionale alla serie: sia per quanto riguarda la spettacolarità che per quanto riguarda la gestione di trame, intrecci e personaggi. Cruise è in formissima, la trama (e tutta la sequenza all’opera di Vienna) ha un’impronta chiaramente hitchcockiana, e poi ci sono il nuovo, inquietante villain Solomon Lane, e ancora di più la splendida e letalissima Ilsa Faust di Rebecca Ferguson. Personaggio che richiama nel nome quello interpretato da Ingrid Bergman in Casablanca, Ilsa è la vera dominatrice di un film tanto spettacolare quanto avvincente (mozzafiato, letteralmente, la scena in Marocco). E non a caso è capace anche di conquistare il cuore di Ethan.