Pinocchio secondo Matteo Garrone: "fedele all'originale ma con una sua leggerezza; artisticamente mio ma anche popolare"
Presentato a Roma l'attesissimo film che riporta al cinema la fiaba di Collodi. Dal 19 dicembre in 600 sale distribuito da 01 Distribution.

Il Pinocchio di Matteo Garrone, progetto accarezzato, sognato, rimandato (doveva arrivare prima di Dogman, è stato fatto solo dopo), è uno dei film italiani più attesi della stagione. Figlio di uno sforzo produttivo importantissimo, arriva nelle sale il 19 dicembre in 600 copie, pronte a salire a 670 (e ancora oltre, fino alle 700) nei giorni di Natale.
E l'attesa per la reazione del pubblico, da parte del suo regista, è dichiarata: "Ce lo dirà il pubblico se sono valse la pena la fatica e l'impegno che hanno richiesto questo film," dice Garrone. "Avevo sei hanno quando ho cominciato a disegnare per la prima volta la storia di Pinocchio, e mi accompagna film da allora. Come regista quindi era difficile resistere alla tentazione di farne un film. L'ho fatto assieme a dei compagni di viaggio straordinari: un film è il risultato di un lavoro di squadra, e se ho un merito è quello di saper scegliere le persone giuste."
Nel caso di Pinocchio, queste persone sono attori come Roberto Benigni, Gigi Proietti, Rocco Papaleo, Massimo Ceccherini e Marine Vacth, oltre ai giovanissimi Federico Ielapi e Alida Calabria. Ma anche il direttore della fotografia Nicolaj Bruel, lo scenografo Dimitri Capuani, il costumista Massimo Cantini Parrini e ancora Pietro Scola e Mark Coulier, che hanno rispettivamente disegnato e realizzato il trucco prostetico che è sul viso di tantissimi interpreti.
"Il mio Pinocchio è un film fedele all'originale ma con una sua leggerezza, con momenti ironici e comici. E con una mescolanza magica tra reale e sovrannaturale," spiega Garrone. "Ogni fotogramma del film mi appartiene, artisticamente, ma allo stesso tempo il nostro tentativo era quello di girare un film popolare, come popolare e accessibile a tutti è il capolavoro di Collodi. Lo sforzo era quello di far riscoprire un grande classico così vivo nell'immaginario di tutti, per incantare e sorprendere di nuovo il pubblico."
Per trovare l'estetica di un film curatissimo da quel punto vista, Garrone racconta di essere partito "dalle origini di questa storia. Fondamentale da un punto di vista figurativo è stato il lavoro di Enrico Mazzanti, l'autore delle illustrazioni originali del libro di Collodi. E poi la pittura dei macchiaioli, soprattutto per la loro semplicità cromatica, e ancora il Pinocchio televisivo di Comencini, per quel senso di povertà che pervadeva tutto lo sceneggiato televisivo."
E sulle location, scovate come nel caso del Racconto dei racconti da Gennaro Aquino, il regista sottolinea come la ricerca non fosse dettata unicamente da una necessità di filologia territoriale: "Abbiamo girato in Toscana, certo, ma anche in Puglia. Per noi era fondamentale trovare luoghi rimasti integri, non importa dove si trovassero, e che garantissero la luce, i colori e le atmosfere di cui avevamo bisogno. In un film," spiega, "i luoghi devono adeguarsi al racconto e ancora di più ai personaggi, per raccontare la loro anima."
Sul fronte del racconto vero e proprio, invece, Garrone spiega di aver scritto la prima versione del copione "in maniera molto fedele rispetto al libro di Collodi, limitandomi a sfrondare qui e là per rendere la storia più adatta al cinema." Poi, però, è arrivato Massimo Ceccherini, che oltre a interpretare il Gatto nel film (affiancato dalla Volpe di Rocco Papaleo) è anche accreditato come sceneggiatore assieme al regista. "Con Massimo la collaborazione è nata casualmente," racconta Garrone. "Abbiamo cominciato lavorando assieme sul personaggio, e nel farlo ci siamo trovati così bene che è venuto naturale proseguire il lavoro insieme anche sul resto della sceneggiatura. E con lui ci siamo accorti che potevamo rimanere fedeli al testo di Collodi anche prendendoci la libertà di cambiare certe cose per renderle più divertenti. Massimo è stato una figura davvero importante di questo Pinocchio, e mi ha insegnato tanto."
"Una cosa così bella me l'ha detta solo la mi' mamma: Garrone è la mia Fatina," è il commento dello scanzonato Ceccherini alle parole del regista.
Ma qual è per Matteo Garrone il grande fascino della storia di Pinocchio? "È una storia che può essere letta in mille modi diversi, ha mille chiavi interpretative. Prima di tutto, per me, è una grande storia d'amore tra un padre e suo figlio; poi c'è la questione del figlio che impara l'importanza dell'amore e della redenzione, e la storia universale di un bambino che rifugge all'ordine, cerca il divertimento e il piacere ed è debole di fronte alle tentazioni. E in tutto questo ci sono tantissime immagini e personaggi che sono tipicamente italiani, eppure anche loro universali. Sono orgoglioso di rivendicare che questo è un film italiano. Un nuovo Pinocchio andava fatto in Italia, con facce italiane: e io ho trovato attori che mi hanno dato tutte le sfumature che volevo, e che spero Collodi avrebbe amato."