Interviste Cinema

La Sirenetta, il regista Rob Marshall: "Guardate il film prima di giudicare, la storia è un antidoto contro tempi divisivi"

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Abbiamo incontrato il regista del nuovo La Sirenetta, Rob Marshall, e il suo producer John DeLuca: ci hanno descritto la loro esperienza e le loro mire artistiche per il remake del classico Disney. Il film è da oggi al cinema.

La Sirenetta, il regista Rob Marshall: "Guardate il film prima di giudicare, la storia è un antidoto contro tempi divisivi"

È nei cinema italiani La sirenetta, remake dal vero dello storico musical animato Disney del 1989, e per l'occasione abbiamo incontrato in una tavola rotonda il regista Rob Marshall e il producer John DeLuca, che si sono occupati della complessa operazione: questa nuova versione della fiaba si avvale ancora delle musiche di Alan Menken, di tre nuove canzoni scritte con Lin-Manuel Miranda e dell'interpretazione sentita di Halle Bailey.

La sirenetta, oltre le polemiche per il casting, l'importanza dei grandi temi e dell'immedesimazione

Le reazioni al casting di una protagonista di colore per il nuovo La sirenetta son sembrate a Rob Marshall e John DeLuca arcaiche e "da un altro secolo": queste reazioni però, che mostrano come la gente abbia paura di aprirsi, paradossalmente li hanno resi più consapevoli del messaggio stesso di accettazione e comunicazione tra diversi, base della storia. "Non avevamo un'agenda, non dovevamo scritturare per forza una donna di colore per questo ruolo, cercavamo solo chi fosse Ariel, punto." Invitano a guardare il film prima di giudicare se Halle Bailey sia o meno adatta a incarnare perfettamente tutte le qualità e i sentimenti di Ariel. L'etnìa diversa andava comunque contestualizzata, e hanno deciso di esplorare la mitologia di Tritone, scegliendo la strada delle "Figlie dei Sette Mari", cosa che poi ha reso il respiro della storia anche più globale e universale, inclusiva sì, ma anche perché sentono loro stessi di essere inclusivi (nella loro intera carriera rivendicano di aver sempre compiuto scelte in tal senso, ben prima del discorso sulle "agende"). Puntavano a scelte che rendessero omogenea la narrazione.
La tematica ecologica è stata toccata deliberatamente, data l'ambientazione era un'occasione molto naturale e - loro sperano - non forzata per ricordare quanto gli oceani siano un'entità vivente: il re Tritone di Javier Bardem si fa portavoce di quelle considerazioni, e l'attore stesso è un attivista in quella direzione. Riguardo al maggiore spazio dato al principe Eric, meno bidimensionale che nel precedente film di animazione, più sfaccettato, Rob e James ci spiegano:

Era molto importante per noi innanzitutto avere una nostra storia alla Romeo & Giulietta, e se conoscevamo Giulietta dovevamo conoscere Romeo! Volevamo sapere chi fosse, dargli dei trascorsi, non ingabbiarlo nel ruolo formulaico di quello che s'innamora del bel faccino. Lavorare sul concetto che, quando diventerà Re, porterà nuove idee, condividendo con Ariel quello spirito avventuroso. [...] Anche lui non si sente capito, fuori contesto, s'incontrano a un livello più profondo, si sentono tutti e due degli outsider, sentono che nessuno li capisce. È una cosa che approfondisce la storia: se ti innamori di qualcuno, vuoi sapere chi è, al di là delle ragioni superficiali [della scintilla].

La storia di Ariel fa scattare l'immedesimazione in tante persone giovani perché a quell'età spesso ci si sente estranei al contesto che ci circonda. Nel film Ariel non si sente ascoltata dal padre, e tutti come lei hanno segreti che nessun altro comprenderebbe. Il bello di lei è che fa quello che desidera: aspira a far parte di quel mondo, contro tutto e tutti, e insegue il sogno. "Non sta lì seduta a lagnarsi. Alla fine prova anche alla sua gente che non bisogna avere paura di quelli di fuori. Un bellissimo messaggio. Ha l'innocenza di spirito e la forza necessarie per superare i propri limiti."
Per lavorare hanno avuto bisogno di vedere il film come un'opportunità per reimmaginare l'originale, andando oltre il concetto di semplice remake. Per questo si sono riferiti direttamente alla fiaba di Andersen, scoprendo un materiale molto moderno, su una ragazza che si sente fuori posto. Le tematiche potenti già c'erano e c'era una motivazione per non riproporre l'originale pari pari. "Abbiamo impiegato quattro anni e mezzo a fare questo film, era importante per noi che poggiasse su qualcosa di solido": era un "antidoto perfetto per i tempi in cui viviamo, divisivi".

Uscire al cinema è fondamentale: questo sarà il primo film dal vero Disney dai tempi della pandemia ad avere un'uscita in sala regolare, prolungata. Immersivo poi com'è stato concepito, La sirenetta per loro dev'essere vissuto sul grande schermo e condiviso col prossimo (magari pure in 3D IMAX): guardarlo in streaming in salotto non sarà la stessa cosa.
Rimettere in scena "In fondo al mar" è stato uno dei compiti più difficili, perché c'era un solo membro del cast ripreso dal vero (Halle Bailey appunto) e bisognava creare da zero quello che era intorno a lei. Rob allora si è rifatto direttamente a Walt Disney, ricordandosi che aveva lavorato con compagnie di balletto per la sequenza dello Schiaccionoci in Fantasia, perciò ha fatto lo stesso per costruire le danze della fauna marina in quella sequenza, scegliendo le creature più adatte a dar vita a quei movimenti, poi animate in CGI. Leggi anche La Sirenetta, il compositore Alan Menken: "Sono il depositario della tradizione"

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