Interviste Cinema

"Il mio documentario famigliare su Neil Armstrong": Chazelle e Gosling raccontano Il Primo Uomo, film d’apertura di Venezia

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Il primo uomo ci porta sulla luna passando per la vita privata del celebre astronauta.

"Il mio documentario famigliare su Neil Armstrong": Chazelle e Gosling raccontano Il Primo Uomo, film d’apertura di Venezia

L’attesa era a dir poco elettrica, per vedere il ritorno al cinema della coppia d’oro di La La Land, in assenza di Emma Stone, quella composta dal regista Damien Chazelle e l’antidivo protagonista Ryan Gosling. Stesso luogo del misfatto, il Festival di Venezia, per un film molto diverso come Il primo uomo, racconto della vita più privata (e schiva) che pubblica del primo uomo ad aver calpestato il suolo lunare, Neil Armstrong.

Come mai un film così lontano dal precedente, che rimanda a quando non era neanche nato? Damien Chazelle ha risposto così alla stampa veneziana: “Siamo cresciuti con le immagini iconiche della corsa allo spazio e le abbiamo date per scontate. Più leggevo e imparavo sul viaggio nello spazio e più mi affascinava l’idea di entrare piano piano nella storia di questo enorme cammino. Dopo La La Land non ho avuto il tempo per staccare, spero di farlo presto, ma è vero pure che Il primo uomo era lontano dalle mie esperienze personali che hanno segnato i precedenti film, ma vicino a un evento che tutti noi conosciamo, pur non essendo stati sulla luna. Ho dovuto creare una relazione con Neal Armstrong, attraverso dettagli che non mi erano famigliari. Una persona che si immedesimava totalmente nel suo lavoro, anche per gestire alcuni sentimenti che non riusciva a gestire altrimenti. Mi sono messo nei panni di una persona, cercando di capirla realizzando però una storia molto personale, quasi un documentario famigliare.”

Ryan Gosling si è presentato in gran forma, sorriso fra il timido e il sarcastico d’ordinanza, e un costante riferimento autoironico al suo passaporto canadese. La preparazione è stata agevolata dal “tanto aiuto da parte dei figli di Neil, oltre alla sua ex moglie, la NASA e chi l’ha conosciuto dall’infanzia, ma soprattutto dal libro che ha ispirato il film, scritto da James Hansen. Era risaputo il suo carattere schivo, la sua umiltà, la sfida era rispettare questa parte del suo carattere, con finestre di apertura per vedere le sue emozioni, quello che sentiva. È stato fantastico poterlo fare con attori eccellenti, con cui si è creata l’atmosfera giusta. Era importante che imparassi a guidare un aereo, almeno i rudimenti, e devo dire che c’è una ragione per cui lui sia stato uno dei maggiori piloti e astronauti e io no. Volevamo raccontare una persone che consapevolmente portava al punto di rottura un aereo mai guidato prima, solo per permettere all’aeronautica di fare un passio avanti. Dovevo riconoscere le particolarità di questa persona, per poterla interpretare”.

Nei panni della moglie di Armstrong, Claire Foy, lanciata dal ruolo della regina Elisabetta II in The Crown e prossima Lisbeth Salander nel ritorno della saga di Millennium. “il pubblico doveva vedere dei genitori, come i figli vedevano il padre e non l’astronauta, o chi raccontava le favole, chi faceva il bagno, chi giocava di più, chi era il poliziotto buono e chi quello cattivo. Volevamo essere rispettosi nei loro confronti, il compito era trasmettere emozioni; non riesco a immaginare come si possa essere una persona di cui qualcuno possa voler raccontare la storia. I suoi parenti sono stati molto generosi, non gelosi, ce l’hanno portata su un vassoio, la loro storia.”

Non è stato facile girare nelle vere tute spaziali e in un piccoli spazi, proprio come quelli originali. Lo stesso Jason Clarke, collega astronauta molto importante nel film, identifica proprio nel “senso di claustrofobia” il suo più grosso problema durante le riprese. “Stavo avendo un esaurimento”. Se ne è reso ben conto anche Chazelle, che ha detto: "Vedere delle navicelle spaziali mi ha fatto rendere conto delle loro dimensioni davvero ridotte. informandomi sul viaggio nello spazio ho cercato far sentire la sensazione essere lì, il vuoto nero in cui viaggiavano verso un luogo in cui atterrare, stando in una lattina voltante. Una sensazione per me terrificante, che mi provoca ancora più fascino verso quello che facevano: questo volevo rappresentare nel film.”

Alla fine, Gosling si è fatto anche un po’ serio e affettuoso nei confronti del suo quasi connazionale (‘è solo metà canadese, e metà francese’), Damien Chazelle. “Incontrandolo per La La Land aveva già i due film nella testa contemporaneamente, la loro somiglianza è l’essere adatti per una visione sul grande schermo, al cinema. Ha un istinto molto forte per quello che vuole dare al pubblico, vuole unire le persone attraverso il suo cinema. È il suo istinto, oltre a una delle sue qualità speciali, lo fa attraverso un infinito amore per il cinema”.

Il primo uomo uscirà nelle sale italiane il prossimo 31 ottobre, distribuito da Universal Pictures.


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