Sciuscià: al cinema Giulio Cesare di Roma oggi 6 febbraio la versione restaurata col protagonista Rinaldo Smordoni
Un appuntamento imperdibile per chi è a Roma stasera al cinema Giulio Cesare con il capolavoro di Vittorio De Sica Sciuscià restaurato in 4k, introdotto dal protagonista novantenne Rinaldo Smordoni e dal regista Mimmo Verdesca. Il 7 febbraio alle 18.15 si replica al Nuovo Aquila.
Un appuntamento davvero imperdibile per tutti i cinefili e gli appassionati quello di stasera 6 febbraio alle 20.30 al cinema Giulio Cesare di Roma con Sciuscià, il capolavoro del 1946 diretto da Vittorio De Sica, che è stato il primo film italiano a vincere l'Oscar come miglior film straniero. In Italia questo capolavoro del neorealismo, interpretato da due ragazzini presi dalla strada (uno dei quali, Franco Interlenghi, avrebbe continuato con successo la carriera di attore), fu ignorato dal pubblico. La versione proiettata stasera è quella restaurata in 4k dalla Cineteca di Bologna per Il Cinema Ritrovato e sarà introdotta dal co-protagonista Rinaldo Smordoni, fresco novantenne, dal regista Mimmo Verdesca, autore dei documentari Sciuscià 70 e Protagonisti per sempre, sugli attori bambini del cinema italiano e dalla nipote di Vittorio De Sica, Giovanna Nicolai. Il nipote del produttore, Paolo William Tamburella, porterà invece la statuetta originale dell'Oscar vinto dal film nel 1947. L'appuntamento romano con Sciuscià, introdotto stavolta da Mimmo Verdesca e Giovanna Nicolai, si rinnova il giorno seguente, martedì 7 febbraio alle 18.15, al cinema Nuovo Aquila.
Sciuscià, la trama e la critica
Siamo alla fine della Seconda Guerra Mondiale, in una Roma devastata dal disagio sociale. Protagonisti della storia sono due ragazzini, Giuseppe (Rinaldo Smordoni) e Pasquale (Franco Interlenghi), legati da una profonda e sincera amicizia. Si guadagnano da vivere facendo gli sciuscià, lustrando le scarpe ai soldati americani sui marciapiedi di via Veneto. La strada è la loro casa, il palcoscenico della loro vita: è qui che fanno affari, contano soldi e come piccoli uomini sono attenti a tutte le opportunità, anche illegali, pur di far qualche spicciolo in più. Un'infanzia rubata in un mondo di adulti che cercano di stare a galla come possono, ma c'è un oggetto del desiderio per i due ragazzi che richiama la loro spensieratezza: un cavallo bianco, Bersagliere. Appena possono, corrono a Villa Borghese e con 300 lire lo affittano per cavalcarlo in due. Il loro sogno è quello di possedere il puledro e sono disposti anche a lavori sporchi pur di comprarlo. L'occasione arriva quando il fratello di Giuseppe e un suo compare li coinvolgono in un furto a casa di una chiromante. È una trappola e ne pagheranno le conseguenze disastrose, ma prima di essere arrestati e portati al riformatorio riescono, con i proventi del lavoretto, a comprare Bersagliere. Il cavallo viene affidato alle cure di uno stalliere e Pasquale e Giuseppe condannati, vengono rinchiusi in celle diverse. Qui sperimentano una vita disciplinata da disumane e brutali regole, inganni e tradimenti. Durante l'interrogatorio, infatti, Pasquale è ricattato: se non confessa il suo amico sarà picchiato duramente. L'amicizia tra i due è incrinata, l'affetto e la fedeltà che li univa sono svaniti, ormai sono nemici...
"Erano i giorni che sapete. E io pensavo: adesso sì che i bambini ci guardano! Erano loro a darmi il senso, la misura della distruzione morale del paese", sono parole di Vittorio De Sica. Carlo Lizzani scrisse sul film in "Il cinema italiano", 1982: "L'uso abbondante di esterni e l'impiego di molti attori non professionisti, conferiscono al film una particolare spregiudicatezza e un'innocenza che meravigliano specialmente gli stranieri e fanno gridare al capolavoro. Il linguaggio di De Sica è scarno ma non tralascia l'osservazione commossa e partecipe".
