Scarlett Johansson e Bill Murray, il nostalgico incontro dopo Lost In Translation
Scarlett Johansson in un podcast ha raccontato come abbia incontrato per caso dopo anni Bill Murray, col quale condivise il successo indie di Lost In Translation del 2003.
Lost In Translation di Sofia Coppola nel 2003 fu un vero punto di svolta per i suoi interpreti, Bill Murray e Scarlett Johansson: confermò la volontà del primo di uscire dalla logica del cinema dei grandi studi, e allo stesso tempo consacrò definitivamente il fascino di Scarlett. Proprio quest'ultima ha raccontato al podcast di Gwyneth Paltrow, Goop, come abbia reincontrato casualmente Bill in un bar... e insieme abbiano ricordato il curioso periodo di vent'anni fa, quando condivisero quello strano set. Leggi anche Scarlett Johansson protagonista della serie thriller di Prime Video basata su La giusta causa
Scarlett Johansson e il nuovo incontro con Bill Murray: "È stato un po' terapeutico"
Tra poco in Asteroid City di Wes Anderson (dal 23 giugno in sala, l'abituale presenza di Bill Murray non è confermata), Scarlett Johansson ha raccontato come si sia imbattuta per pure caso qualche tempo fa nel suo partner di Lost In Translation (2003), proprio Bill. È un episodio delicato e affettuoso, in un periodo piuttosto nero per Murray, estromesso da un set per "comportamento inappropriato" e accusato da più parti di essersi dimostrato intrattabile nella sua carriera. Scarlett però ha tessuto un piccolo ricordo sorridente.
Non lo vedevo da tipo dieci anni, tanto tempo. Entro in un bar con il mio ex-ragazzo di diverso tempo fa... e c'era una sola persona. Era Bill Murray. È stato così curioso. Sono entrata, l'ho visto seduto lì, senza nessun altro, ho fatto: "Mio Dio!" [...] Ho deciso: "Va bene, ora devo capire che si dice." È stato come un sogno, anche lui era sorpreso. A dirla tutta, è stato un po' terapeutico. Abbiamo parlato di quel periodo. [...] Penso che anche lui quel film fu duro, perché c'erano diverse cose in ballo, nella sua famiglia e nel suo matrimonio. Anche lui ha ammesso che non capiva cosa stessimo facendo a Tokyo in quelle settimane. Secondo me la sua maniera di affrontare il tutto era un po' bipolare. Non lo so, ma abbiamo avuto un'esperienza catartica in quell'assurdo bar.