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Ruben Östlund contro Barbie: il pluripremiato regista svedese spiega perché non gli è piaciuto

Intervistato da Premiere, Ruben Östlund, due volte Palma d'Oro a Cannes, rivela che Barbie proprio non gli è piaciuto e spiega il motivo.

Ruben Östlund contro Barbie: il pluripremiato regista svedese spiega perché non gli è piaciuto

Barbie è stato uno dei fenomeni cinematografici dell'anno e se ha mandato in visibilio alcuni registi e critici, non ha convinto o ha lasciato perplessi altri, come John Carpenter, a cui si aggiunge adesso il pluripremiato regista svedese Ruben Ostlund, vincitore di due Palme d'Oro a Cannes, che intervistato da Premiere, mentre annuncia di aver completato la prima stesura del suo nuovo film, The Entertainment System is Down, che girerà nel 2024, sorvola su una domanda sul fatto che Greta Gerwig sia stata decretata presidente della giuria del festival di Cannes, per parlare direttamente di Barbie, che proprio non gli è piaciuto. E ne spiega il motivo.

Ruben Ostlund su Barbie

Questo il giudizio piuttosto severo che Ruben Östlund dà su Barbie, il film fenomeno di Greta Gerwig:

Ho visto Barbie, sì. Per me si tratta di cinismo travestito da ottimismo. Descrive perfettamente la follia del nostro tempo. Una casa produttrice di giocattoli finanzia il suo film e compra una regista autrice americana per rendere più presentabile le sue bambole molto antiquate... è una cosa completamente folle, secondo me. Il film è più sul mondo virtuale che su quello reale. E' fatto di affermazioni, citazioni, della continua presa di posizione contro qualcosa... non mi è piaciuto. Una delle cose positive del capitalismo è che dal momento che c'è concorrenza, creiamo più prodotti. E cerchiamo di farli migliori dei precedenti. Per questo abbiamo bisogno del passaparola del pubblico. Ma un film come Barbie falsifica questo processo investendo un quintale di soldi nel marketing e non c'è passaparola o quasi.

Il regista non è stato il primo del cinema indipendente a stigmatizzare Barbie: la stimata americana Kelly Reichardt lo scorso settembre aveva definito il film come "la vittoria del marketing sull'arte". In effetti si parla più del fenomeno che del film in sé, ma è indubbio che il suo successo abbia irritato chi ha un'altra idea di cinema, qualunque cosa la critica abbia letto di autoriale in Barbie.

(foto di Ruben Ostlund di Frankie Fouganthin, 2014, da Wikimedia Commons)

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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