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Procida ricorda Massimo Troisi: sull'isola de Il Postino il racconto di un amico e la spiaggia del film

L'ultima giornata del Procida Film Festival 2024 si svolge nel segno di Massimo Troisi, che nel trentennale del Postino rivive nelle parole di Alfredo Cozzolino, amico del cuore dell'attore e regista e nel documentario Il mio amico Massimo.

Procida ricorda Massimo Troisi: sull'isola de Il Postino il racconto di un amico e la spiaggia del film

Il cinema e la televisione, per non parlare dei romanzi gialli, amano le isole, perché ambientare una storia su un lembo di terra circondato dal mare significa ricorrere a due delle tre unità aristoteliche - il luogo e l’azione - che fin dall'antichità rendono una narrazione accattivante e immersiva per chi ne fruisce. Dall'isola non si può fuggire alla chetichella e sull'isola ci si incontra facilmente. Sull'isola, poi, le passioni sembrano amplificate: tanto l'amore quanto l'odio, tanto la paura quanto il senso di appartenenza.

Procida, che quest'anno ospita la dodicesima edizione del Procida Film Festival, ha stretto un legame con il cinema nel 1952, diventando lo sfondo de Il Corsaro dell'Isola Verde di Robert Siodmak. Da allora, fra l'isola e la settima arte è sempre stato amore. Alcuni chiamano Procida "L'isola di Elsa Morante", che nei giardini di Villa Eldorado ha scritto i suoi romanzi, a cominciare da "L'isola di Arturo", diventato poi l'omonimo film di Damiano Damiani. Altri la considerano l'isola del film Il Postino, di cui in questo 2024 ricorrono i 30 anni. Sappiamo che Massimo Triosi amava Procida, e anche che, invece di mettersi al lavoro. avrebbe potuto salvarsi la vita sottoponendosi a un trapianto di cuore, ma l'urgenza di girare l'adattamento del romanzo di Antonio Skarmeta "Il postino di Neruda", e per di più insieme a Philippe Noiret, era fortissima, e superava il suo desiderio di rimanere in vita. Così Massimo scelse l'arte, e il resto - ahinoi - è storia.

Il nostro hotel qui a Procida dista poco più di un chilometro dalla Spiaggia del Postino, e in una mattina in cui il cielo coperto minaccia pioggia, decidiamo di andare in esplorazione. C'è una bellissima luce, forse la migliore per scattare qualche foto, e scendiamo verso il mare percorrendo Via della Spiaggia del Postino. La spiaggia è più piccola di come ce l'aspettavamo. Siamo quasi a fine stagione e c'è un'aria malinconica, di smobilitazione. La sabbia è scura e limacciosa e il mare ha un colore tra l’azzurro e il verde petrolio. Vediamo un chioschetto e, attaccato al chioschetto, un busto a grandezza naturale di Massimo Troisi con una camicia bianca e il cappello da postino. Non assomiglia molto all'originale e ha l'aria un po’ triste, e in fondo va bene così, perché Il Postino è stato il film testamento di Massimo, il suo addio alle cose di questo mondo.

Lasciamo la spiaggia del Postino e, qualche ora dopo, siamo seduti nella platea del Cinema Procida Hall. La serata comincia nel ricordo di Massimo Troisi, e il ricordo è un libro intitolato "Il Massimo del gioco". Edito da La valle del tempo e uscito a fine giugno 2024, è stato scritto da Alfredo Cozzolino, amico di infanzia, adolescenza ed età adulta di Troisi. Il festival lo ha invitato e lui ha accettato, e sul palco è visibilmente emozionato. Parla in napoletano e non riusciamo a capire tutto quello che dice. Il suo primo racconto è certamente il più bello, forse perché riguarda l'infanzia di Massimo: "Massimo già dirigeva da bambino, era un po’ un capo clan. I miei genitori avevano in gestione un hotel, che era per noi bambini il centro dei giochi, la Playstation degli anni '60. Un giorno io e mio fratello decidemmo di andare in città a mangiare una pizza, ma siccome eravamo dei campagnoli, ci vergognavamo farci vedere in città. Così chiamammo Massimo che abitava al terzo piano. 'Lui sa come si fa' - pensammo. Dopodiché mettemmo insieme altre 115 lire per Massimo e lo portammo in pizzeria con noi. All'epoca una pizza costava 100 lire e una gassosa 15. Cominciammo a mangiare e dopo un po’ lui disse: "Lasciamo un po’ di cornicione, altrimenti penseranno che siamo dei poveracci”. La fame però era tanta, e allora Massimo cambiò idea. Disse: 'Finiamo la pizza e lasciamo un po’ di gassosa'. In quel momento capii che la dignità vale più di una pizza".

Alfredo Cozzolino narra poi di una gallina che lui e Massimo avevano rubato e di un Troisi che da ragazzino già sapeva come comportarsi con le donne. Gli piaceva giocare a campana con le femmine, perché quando saltavano mettevano involontariamente in mostra le cosce. Quando invece qualche anno dopo, a San Giorgio a Cremano arrivò la neve, Troisi prese due assi di legno e si improvvisò sciatore.
Cozzolino spiega di aver sempre saputo che Massimo Troisi avrebbe fatto qualcosa di grande nella vita ma che, nonostante il successo di Ricomincio da tre, soprattutto all'inizio aveva molta paura del confronto con chi faceva il suo stesso mestiere, in primis Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, che lui adorava.
L'ultimo racconto di Alfredo Cozzolino riguarda la preparazione de Il Postino: "Mi disse: 'Devo fare questo film'. Mi fece leggere la sceneggiatura, perché voleva sempre conoscere il mio parere qualsiasi cosa facesse, e questo perché era il parere dell'ultimo della terra".
Cozzolino è stato accanto a Massimo Troisi fino all'ultimo, dicendo al posto suo le ultime tre battute de Il Postino.

Nella giornata conclusiva del Procida Film Festival 2024 c'è spazio per un ultimo omaggio a Massimo Troisi: la proiezione del documentario Il mio amico Massimo, diretto da Alessandro Bencivenga e uscito nel 2022.

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