Monsters & Co. aveva un finale diverso, UP parlava di una città galleggiante e altre curiosità del maestro Pixar
Pete Docter, che nel 2001 ha diretto Monsters & Co., ha raccontato che il finale dell'amato film Pixar ha rischiato di essere molto diverso da quello che conosciamo. Ecco quali cambiamenti ha dovuto affrontare la storia di Sulley e Mike Wazowski.

Pete Docter, pluripremiato regista di capolavori Disney e Pixar quali Up (2009) e Inside Out (2015), è stato ospite del podcast Kelly Corrigan Wonders. Durante l'intervista, ha parlato del suo approccio creativo alle magiche storie della Casa di Topolino, ma anche dei numerosi cambiamenti che alcuni dei suoi film più noti hanno dovuto affrontare nel lungo viaggio dall'idea al lungometraggio vero e proprio. Un aneddoto molto particolare riguarda Monsters & Co. (2001).
La conduttrice Claire Corrigan Lichty ha chiesto al tre volte Premio Oscar per qualche idea avesse lottato di più. Docter ha immediatamente ricordato le discussioni intrattenute al momento di scrivere il finale dell'epopea ambientata a Mostropoli. Nel film, Sulley (doppiato da John Goodman nella versione originale) e il suo amico Mike Wazowski (Billy Crystal) vivono in una città che ricava la propria energia dalle urla dei bambini spaventati.
I mostri dovranno salvare la città dal malvagio piano ordito da Randall (Steve Buscemi) per ottenere sempre più energia. Ma anche per riportare a casa sana e salva Boo, la piccola umana che li ha seguiti nel regno dei mostri.
Leggi anche Hayao Miyazaki: Pete Docter svela il prezioso consiglio ricevuto dal maestro di Studio Ghibli"Abbiamo proiettato Monsters & Co. per un pubblico ristretto - ha ricordato Pete Docter - e una delle domande che ci hanno fatto è stata: 'Cosa ne pensate del finale?' E, sai, un terzo delle persone ha alzato la mano e ha detto che gli è piaciuto. Hanno chiesto al resto del pubblico perché non gli fosse piaciuto. E loro hanno risposto: 'Vogliamo rivedere Sulley insieme a Boo, alla fine'.
Nel finale, la Child Detection Agency distrugge la porta di Boo, che teneva separato il mondo degli umani da quello dei mostri. Sulley rivoluziona la fabbrica, scoprendo che si può ricavare energia dalle risate dei bambini, invece che dalla paura. Ma è triste per essersi separato dalla sua piccola amica. Infine, Mike ricompone i pezzi della porta e Sulley la apre. Si sente Boo esclamare: "Gatto!" (così chiamava il mostro) e il film si chiude sul volto sorridente di Sulley.
Nella mia testa, sapevo solo che, se avessi girato una scena in cui lui corre dentro e vede Boo, non sarebbe mai stata così bella come lo è nella tua testa.
Docter ha svelato di aver combattuto per mantenere il suo finale, in cui lo spettatore non vede più Boo. "Cercavo di fargli desiderare di più". Monsters & Co. ha ricevuto una nomination al Premio Oscar per il miglior film d'animazione, ma ha perso contro Shrek. Ha vinto la statuetta per la Migliore Canzone.
Monsters & Co., UP, WALL-E erano storie completamente diverse
Il finale non è tuttavia l'unico aspetto di Monsters & Co. che è cambiato durante la produzione. L'idea originale, ha continuato Docter, parlava di i mostri che vivono negli armadi delle persone, come se fosse il loro lavoro: "Timbravano il cartellino, l'entrata e l'uscita, mangiavano ciambelle e parlavano di quote sindacali e cose del genere". Sulley inizialmente si chiamava Barrymore ed era un attore noioso e pieno di sé che spaventava i bambini per divertire gli altri mostri. Le sue certezze si sgretolavano quando si ritrovava suo malgrado a badare ad un bambino.
Anche le premesse di Up erano completamente diverse: il film all'inizio parlava di due rivali che vivevano in una città galleggiante. Invece WALL-E (2008), che Docter ha scritto a quattro mani con Andrew Stanton, era ambientato su un pianeta spazzatura, non sulla Terra, e non c'era una storia d'amore tra i robot.
Il regista ha svelato che, ai tempi, gli capitava spesso di avere per le mani un'idea brillante e divertente, che non avrebbe scartato per nessuno motivo. Ma spesso è stato costretto a farlo. "Con Monsters & Co., ho imparato abbastanza in fretta che l'unico modo per sopravvivere in questo business è essere pronti a lasciare andare".