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David Lynch ranked: i suoi film, dal peggiore al migliore

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Una classifica (quasi) convinta e motivata dei suoi lungometraggi.


E’ solo un gioco e nessuno ci rimanga male. Anche perché, se proprio dovessimo scegliere il nostro film preferito di un regista che amiamo moltissimo, ci troveremmo in serie difficoltà e già domani, rileggendo questa classifica, ci verrebbe voglia di scompaginarla. Ma facciamo conto che qualcuno ci abbia puntato una pistola alla tempia e ci abbia obbligato a fare una top 10 dei 10 film di David Lynch. Questo è il risultato (per fortuna esistono gli ex aequo e a proposito: Twin Peaks è fuori gara!) dal meno apprezzato al più amato.

10. INLAND EMPIRE - L'IMPERO DELLA MENTE - 2006

Il valore maggiore di questo film fluviale sta a nostro avviso nel suo carattere di esperimento ad uso e consumo del regista, alla sua prima prova col formato digitale. Per il resto nulla toglie e nulla aggiunge a quello che ha già detto - e meglio - prima. Dentro c’è un po’ tutto il suo cinema, ma per ritrovarlo bisogna fare un grande sforzo. Il fatto di averlo girato senza sceneggiatura non è in questo caso un pregio.

 

9. DUNE - 1984

Della tormentata lavorazione di questo film si sa tutto e la colpa del suo fallimento non è certo attribuibile a Lynch, visto che non aveva il final cut e si è trovato stritolato in un ingranaggio più grande di lui. Ancora oggi lui lo ricorda come un incubo. Qualcosa di buono, però, c’è: i vermi della sabbia, il mostruoso barone Harkonnen, Sting e soprattutto Kyle MacLachlan, futuro eroe del suo cinema.

 

8. FUOCO CAMMINA CON ME - 1992

Sarà perché arrivò dopo Twin Peaks e per un pezzo tutti sperammo che  il film promesso dal regista rispondesse a qualcuno dei misteri lasciati irrisolti dalla fine non fine della serie, ma l’arrivo di un prequel, non necessario e nemmeno tanto riuscito, ci è rimasto nella memoria come una delle poche, vere delusioni che David Lynch ci abbia dato.

 

7. CUORE SELVAGGIO - 1990

Ero presente nel 1990 alla proiezione del film a Cannes ed ero anche in prima fila alla conferenza stampa a cui parteciparono Lynch, Laura Dern e Nicolas Cage e dove scattai anche delle foto (sì, all’epoca si poteva ancora fare). Del film amai moltissimo certi elementi come l’humour nero (il cane con la mano in bocca), i denti marci di Bobby Perou/Willem Dafoe e la giacca di Pelle di serpente di Cage, ma tutta la parte sul mago di Oz, farina del sacco di Lynch e non di Barry Gifford, mi lasciò a dir poco perplessa. Lo considero, ancora oggi, il più bello dei suoi brutti film.

 

6. UNA STORIA VERA - 1999

E’ l’altra faccia della luna del regista, il rovescio della medaglia, arrivato del tutto a sorpresa alle soglie del nuovo millennio, che porta alla luce il Lynch della meditazione e della positività. Una storia “diretta” come il suo protagonista (Straight nel titolo originale), che parte da A e arriva a B senza pericolose deviazioni, ma cosparsa di incontri e umanità varia. Un piccolo capolavoro di tenerezza e sentimento e un commovente e grandioso inno al grande paese reso immortale del cinema di John Ford, di cui non a caso Richard Farnsworth è un reduce.

 

5. VELLUTO BLU - 1986

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Un film che è un’esercitazione esemplare  sul tema del voyeurismo e rivela la fascinazione lynchiana per i particolari e le digressioni che non sempre portano avanti la trama ma la arricchiscono di sfumature inedite e inquietanti. Nell’atmosfera malsana del film compaiono alcuni motivi ricorrenti del suo cinema: bizzarri crooner, canzoni degli anni Cinquanta, incongrui numeri musicali, psicopatici con misteriose abitudini, amori platonici e desideri sfrenati. La Lumberton in cui si svolge la storia prefigura Twin Peaks e i suoi segreti: dietro gli steccati bianchi delle villette a schiera e nei prati curati con amore si nascondono corruzione e putrefazione, sesso e violenza, perdita dell’innocenza e morte.  

 

3 (ex aequo). STRADE PERDUTE - 1997

Conosco gente che mi ha detto di non averci capito niente. Ma cosa c’è da capire? E’ uno dei film più suggestivi, inquietanti e affascinanti sull’ossessione, la gelosia, lo sdoppiamento di personalità e il lato oscuro e demoniaco della realtà - col Mystery Men di Robert Blake al posto del Bob di Twin Peaks. E’ bello seguire di notte il nastro d’asfalto che scorre al ritmo della musica hard rock, perdersi nel buio della mente in un film sulla paura, sulla morte, sulla follia del desiderio. E poi c'è anche Marilyn Manson.

 

3 (ex aequo). MULHOLLAND DRIVE - 2002

 

Un altro dei film di David Lynch che non ci stancheremo mai di rivedere, ambientato nel presente ma dove Hollywood è quella eterna del mito e del glamour. Questa storia di due donne (forse), di un'amnesia che nasconde un atroce segreto e un'ossessione amorosa che porta letteralmente a vivere (e morire) due volte è uno dei film più affascinanti del regista di Missoula. Con buona pace degli spiegazionisti e di quelli che vogliono smontare un ingranaggio meraviglioso.  Con una colonna sonora – alla pari con quella di Velluto Blu e Twin Peaks - tra le più belle di tutte le straordinarie soundtrack dei film di Lynch (grazie ad Angelo Badalamenti e non solo).


2. THE ELEPHANT MAN - 1980


Può sembrare strano che dopo l’amore dichiarato per i film più complessi di Lynch metta al secondo posto uno dei più lineari, ma Elephant Man non ha solo una regia da manuale ma anche la capacità di raccontare con una maturità e un’intensità impensabili al suo primo “vero" e grosso film una tragica storia vera che avrebbe potuto benissimo essere un parto della sua fantasia. In tempi in cui tutti gli “altri” vengono considerati diversi e demonizzati, la sua lezione estrema di amore e dignità non manca mai di farmi piangere. E io adoro piangere al cinema. Un capolavoro che esiste grazie a Mel Brooks e che esige dunque la nostra doppia riconoscenza.

 

1. ERASERHEAD - LA MENTE CHE CANCELLA - 1977

Forse perché è il secondo film di Lynch che ho avuto la fortuna di vedere al cinema in versione originale tantissimi anni fa, ma non ho mai dimenticato la forza e la fascinazione di quella prima esperienza, che mi rese immediatamente comprensibile perché fosse diventato un Midnight Movie di culto. Repellente e attraente al tempo stesso, col suo splendido bianco e nero e la singolare figura di Jack Nance (quanto mi manca quell’attore e quanto mancherà Pete nel nuovo Twin Peaks!) coi capelli sparati in alto e i pantaloni corti, il mostruoso neonato simile a un coniglio spellato, la donna con le escrescenze sulle guance che canta e balla, il paesaggio post-industriale, la cena coi suoceri, il pollo che si muove e sanguina, l’ironia ma anche la sensazione di abbandono e solitudine… In una parola, per dirla con una celebre canzone di De Gregori un film che è “un incubo riuscito”. L’incubo di un giovane padre (lo stesso Lynch) che non è ancora pronto ad affrontare le responsabilità di una famiglia e si sente soffocare  nella sua vena artistica. E’ da quel parto sporco e deforme che è nato uno dei miei registi preferiti e anche per questo è il film in testa alla mia top 10.

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