Coup de chance, Il ritorno di Woody Allen: il grande regista americano protagonista a Venezia
La commedia può fare tanto, ma sulla morte conviene giusto non pensarci. Woody Allen torna a Venezia fuori concorso con il suo cinquantesimo film girato in francese, Coup de Chance. Ecco cosa ha detto alla stampa al Festival di Venezia.

Per il cinquantesimo film, Woody Allen torna a Venezia, fuori concorso, a sedici anni di distanza da Sogni e delitti. Primo lavoro girato in francese, a Parigi, Coup de chance (Colpo di fortuna), in sala prossimamente per Lucky Red, racconta di una coppia apparentemente ideale. Sono belli e ricchi, Fanny e Jean, soprattutto quest’ultimo, con il suo lavoro non chiaro a molti. Ma Fanny incontra per strada un vecchio compagno di scuola di molti anni fa, con cui pranzerà ogni tanto, a rischio di riconsiderare l’idillio matrimoniale. Insieme a Woody Allen, erano presenti a Venezia anche Lou de Laage e Valerie Lemercier, protagoniste insieme a Niels Schneider e Melvil Poupaud.
“Era da tempo che volevo raccontare la storia di una coppia di americani a Parigi”, ha raccontato Allen incontrando la stampa a Venezia, “per il mio cinquantesimo film mi sono detto che potevo azzardarmi a girare per la prima volta direttamente in francese, quindi ho fatto qualche cambiamento limitato. È una lingua che non conosco, ma non è stato difficile, perché capisci comunque se un attore è realistico, credibile o se sta sbagliando tono. Poi erano attori e attrici di primo livello, non li ho dovuti dirigere più di tanto, al massimo abbiamo parlato in inglese. Mi piaceva far parte di un gruppo di registi con cui sono cresciuto e che ho sempre adorato come quelli francesi, da Truffaut a Renoir, da Godard a Resnais. Del resto da giovani in America volevamo tutti fare dei film come gli europei. È stato meraviglioso farlo”.
Il film che già somiglia a Coup de chance è sicuramente Match Point, come ricorda il regista stesso. “Parla di capriccio, caso, fortuna, di come abbiano un impatto dominante nelle nostre vite, anche se non ci piace ammetterlo. I due film dicono le stesse cose, ma in storie differenti. Parlando anche di morte, ma vi dico una cosa: non puoi fare niente, è un brutto affare e non aiutano contro di lei né la scienza né la filosofia o la commedia. Lo abbiamo scritto con una didascalia alla fine del film, non pensarci troppo, è l’unica cosa che si possa fare, distrarsi. Nella vita sono stato molto fortunato, ho avuto genitori amorevoli e buoni amici, splendidi figli e mogli. Non ho mai sofferto per niente di terribile, alla bella età di 87 anni, niente che mi portasse in ospedale. Quando ho iniziato, tutti hanno enfatizzato quello che facevo bene, non sottolineando quello che mi veniva peggio. Ho avuto molti elogi non meritati, attenzione e rispetto. Spero che continui, ma per ora è andata molto bene”.
Come sceneggiatore ricorda che la sua routine non è cambiata più di tanto, che le uniche cose che impari dall’esperienza le capisci dopo i primi film, dopo di che è solo questione di ispirazione.
“Continuo a svegliarmi la mattina e fare colazione, dopo aver fatto esercizio, poi scrivo a letto a penna e nel pomeriggio trascrivo con la macchina da scrivere. L’ho sempre fatto e anche oggi è così. Per qualche motivo ho sempre scritto meglio personaggi femminili, forse perché era così per due miei autori di riferimento come Tennessee Williams e Ingmar Bergman. Non ho mai scritto particolarmente bene per gli uomini, a parte per me, cosa che accadeva fino a una ventina d’anni fa, quando ero io il protagonista. Coup de chance parla di cose come l’amore, l’intrigo romantico, la morte e l’assassinio, ma è così per commedia e dramma fin dal tempo dei greci. È questo che appassiona la genere, crea tensione e coinvolge. I miei film hanno sempre toccato queste tematiche”.
Per il futuro? Ancora non sa, ma se chiamano da qualche altro paese europeo e troverà l’idea giusta perché no. “Ma ho avuto una bella idea per New York e se qualcuno vuole uscire dall’ombra e finanziare un mio film da girare lì, qualcuno cosi folle e sciocco da accettare le mie condizioni: non leggere la sceneggiatura, non mettere bocca sul cast, ma darmi solo i soldi e andarsene. Allora io ci sono”.