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William Friedkin: i commossi omaggi dell'amico ed ex socio Francis Ford Coppola, di Edgar Wright e Peter Bart

Francis Ford Coppola, che con Peter Bogdanovich e William Friedkin dette vita alla società di produzione The Directors Company, è stato il primo a ricordare l'amico. Ma anche Edgar Wright e il produttore Peter Bart hanno scritto cose toccanti su di lui.

William Friedkin: i commossi omaggi dell'amico ed ex socio Francis Ford Coppola, di Edgar Wright e Peter Bart

Agli inizi degli anni '70, tre splendidi maverick della New Hollywood, autori di grandi successi ma insofferenti alle ingerenze degli Studios, Peter Bogdanovich, William Friedkin e Francis Ford Coppola, annunciarono la costituzione di The Directors Company, in associazione con la Paramount, con cui si impegnavano a produrre i rispettivi film e nel 1972 si partì con la produzione dei primi tre, tutti con budget inferiori ai 3 milioni di dollari: Paper Moon di Bogdanovich, La conversazione di Coppola e uno (alcuni riportano The Bunker Hill Boys) di Friedkin. Vice presidente della Paramount all'epoca era il produttore Peter Bart, che è rimasto amico di Friedkin per tutta la vita e ha scritto un bellissimo ricordo per Deadline Hollywood, di cui parleremo in seguito, incaricato di supervisionare la società. Alla fine, solo i primi due film vennero prodotti sotto l'egida della nuova etichetta: i citati di Coppola e Bogdanovich, mentre Friedkin non solo non volle farne uno suo, ma non convinto dell'adattamento di Bogdanovich di Daisy Miller, anche se sponsorizzato dal suo idolo Orson Welles, uscì dalla società litigando coi colleghi. Su Daisy Miller, l'ultimo dei film prodotti sotto la sigla della Directors Company, aveva probabilmente ragione e il fiasco al box-office lo rinforzò nelle sue convinzioni. Quando glielo chiedemmo nel 1994, all'epoca della nostra prima intervista con lui, rispose che la società era stata "distrutta dagli ego", cosa probabilmente vera, visto quanto all'epoca tutti e tre erano volitivi e convinti della giustezza delle proprie idee. Per fortuna, però, almeno con Coppola, Friedkin aveva fatto pace da tempo e i due grandi registi si frequentavano regolarmente e dunque non c'è da stupirsi che il primissimo omaggio all'amico scomparso sia giunto proprio dal regista de Il Padrino, da poco su Instagram, dove regala foto e aneddoti imperdibili sui suoi capolavori. Ecco il suo post, dove a fianco a una bellissima foto di Friedkin, scrive queste sentite parole, in cui chi lo ha conosciuto e i fan, sicuramente si ritroveranno: 

William Friedkin è stato il mio primo amico tra i registi della mia generazione e sono in lutto per la perdita di un compagno molto amato. I suoi risultati nel Cinema sono unici e straordinari. E' l'unico collega che conosco il cui lavoro abbia salvato una vita umana (con The People vs. Paul Crump). Il lavoro di Billy rappresenta delle vere pietre miliari del cinema, una lista che non verrà mai dimenticata: sicuramente Il braccio violento della legge, L'Esorcista e Il salario della paura, ma tutti i suoi film traboccano di genialità. Sceglietene uno a casa e ne resterete abbagliati. La sua adorabile e collerica personalità nascondeva un gigante d'uomo bellissimo, geniale e dai profondi sentimenti. E' molto difficile venire a patti col fatto che non avrò più il piacere della sua compagnia, ma resta il suo lavoro a parlare per lui.

L'omaggio di Edgar Wright a William Friedkin

Se c'è un regista contemporaneo che ama e conosce profondamente la storia del cinema e della musica, sicuramente è Edgar Wright, una persona che ha sempre le parole giuste per parlare di quello che ama e il cui Baby Driver aveva giustamente attirato l'attenzione di William Friedkin, sempre pronto a riconoscere e apprezzare il talento dei giovani registi in un campo in cui era maestro. In vacanza a Parigi, il regista proprio ieri aveva assistito a una proiezione, alle 9 di mattina, nell'unica città al mondo in cui questo probabilmente è possibile, de L'esorcista nella versione restaurata per il suo 50esimo anniversario. Ecco cosa ha scritto dopo, quando è venuto a conoscenza della scomparsa del suo creatore:

Quando stamani ero al cinema a Parigi a vedere un revival de L'esorcista, sono stato colpito con forza proprio come la prima volta che l'ho visto. E' un film davvero unico e potente. Non sapevo che questo sarebbe stato il giorno della morte del regista William Friedkin. Friedkin era un talento incendiario, un vero visionario. Per una volta, non è un'iperbole dire che le sue tecniche innovative hanno lasciato un marchio indelebile nell'industria del cinema. Il suo genio bruciava con tanta intensità che a volte aveva difficoltà a stare all'altezza del suo stesso passato, ma che importa? Ha fatto dei film classici che ancora oggi risuonano (per me, anche stamattina). Il braccio violento della legge mostrava una padronanza folle delle sequenze d'azione, con un inseguimento d'auto diventato iconico e che resta senza pari. L'esorcista ha terrorizzato il pubblico come mai prima d'allora, col suo mix di naturalismo documentario ed effetti speciali meccanici ancora insuperato. Nel Salario della paura, Friedkin intraprende un pericoloso viaggio attraverso la giungla e intendo quello a cineprese spente. Spesso viene definito il canto del cigno del cinema degli anni Settanta e il culto di questo classico ipnotico cresce anno dopo anno. La sua commistione di genialità tecnica e impegno realistico comprende il controverso Cruising e l'azione ansiogena di Vivere e morire a Los Angeles (con un altro inseguimento unico nella storia). E' stato rincuorante vedere Friedkin tornare alle sue origini indipendenti nei suoi ultimo film, come Bug e Killer Joe. Il suo ultimo, postumo film verrà proiettato a Venezia il mese prossimo. Sono stato fortunato a conoscere Billy e lui è stato proprio affabile e generoso come ci piace immaginarlo. L'ultima volta che l'ho visto di persona è stato quando ha offerto una cena per Baby Driver a fine 2017. Sono stato travolto dalle sue gentili parole sul film, dal momento che la sua perizia nel cinema d'azione non conosce rivali. Era un affabulatore incredibile, come potete immaginare, e vi raccomando caldamente la sua autobiografia "Il buio e la luce" per storie che vi faranno drizzare i capelli in testa su quello che ci è voluto per fare alcuni dei suoi film monumentali. Che tristezza che ci abbia lasciato, ma che mole di lavoro ci lascia! Di regola guardo un film in onore della persona che ci ha lasciato, quindi è più che strano e agrodolce che abbia già iniziato la mia giornata facendolo. RIP Billy, che privilegio averti conosciuto, anche se poco.

Peter Bart parla dei progetti di William Friedkin

Come vi dicevamo all'inizio, il produttore Peter Bart ha pubblicato un articolo su Deadline in omaggio all'amico William Friedkin, che conosceva da 50 anni (Lo trovate qua, per chi legge l'inglese: https://deadline.com/2023/08/william-friedkin-death-peter-bart-tribute-1235456791/). Quello che ci ha particolarmente colpito però, è l'indomita capacità di entusiasmo di Friedkin e la sua assoluta volontà di andare avanti e progettare un futuro, nonostante tutto. Noi che l'abbiamo conosciuto, è così che lo ricordiamo, caparbio e capatosta. Del resto era lo stesso uomo che nel 1981, a 46 anni, era sopravvissuto a un attacco cardiaco quasi fatale. Bart ci dice dunque quello che ci consola e ci fa sorridere insieme, perché Billy Friedkin è morto come è sempre vissuto, in piedi:
"Come gli era tipico, nei suoi ultimi giorni Friedkin non vedeva l'ora di andare a Venezia per la proiezione al festival del suo nuovissimo film, un remake di The Caine Mutiny Court-Martial per Showtime. Contemporaneamente, preparava un'opera lirica che avrebbe diretto a Firenze".

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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