Tre amiche e gli sconvolgimenti dell'amore: intervista con il regista Emmanuel Mouret
Uno dei cantori delle disavventure amorose del cinema francese contemporaneo, Emmanuel Mouret è in arrivo nelle sale italiane con il suo Tre amiche, presentato in concorso allo scorso Festival di Venezia. Lo abbiamo intervistato.

Le infinite complessità dell’amore, i sussulti emotivi e le capacità di sconvolgere la vita di donne e uomini. Emmanuel Mouret è uno dei maestri del cinema francese che ama insinuarsi n questi territori tanto conosciuti quanto imperscrutabili, con uno stile minimale spesso messo paragonato a Eric Rohmer e un’ironia per cui si è invocato Woody Allen. Non troppo conosciuto nel nostro paese, purtroppo, finalmente ha ottenuto l’attenzione che meritava e merita con la selezione in concorso a Venezia del suo nuovo film, Tre amiche, che esce il 19 giugno nelle sale italiane distribuito da Lucky Red.
Ambientato a Lione e dintorni, racconta di tre donne legate da un'amicizia sincera e profonda. Ma quando un evento inatteso scuote il loro equilibrio, i sentimenti che ciascuna ha represso o nascosto emergono nella loro complessità. "Joan (India Hair) non è più innamorata di Victor, ma le fa male fingere e pensare di essere disonesta con lui. Alice (Camille Cottin), la sua migliore amica, la rassicura: lei stessa non prova passione per il suo compagno Eric, eppure la loro relazione va a gonfie vele. Non sa però che lui ha una relazione con la loro comune amica Rebecca (Sara Forestier)".
Abbiamo incontrato Emmanuel Mouret a Roma, in occasione dei Rendez-vous del cinema francese.
Perché ha ambientato il film a Lione?
Ho girato molto a Parigi e la storia si adattava a un contesto urbano, ma volevo cambiare. In Francia non ci sono molte grandi città, ce ne sono di più in Italia. Vivo metà a Marsiglia e metà a Parigi e passo sempre vicino a Lione, a volte passo in città per presentare un film, ma niente di più. E alla fine mi sono detto: perché non girare proprio a Lione? Non conoscendola, ho girato come un americano girerebbe un film a Parigi.
Il titolo rimanda al tre, il numero perfetto, che a volte crea connessioni e alleanze, ma un terzo incomodo può rompere un equilibrio.
In realtà, all’inizio la sceneggiatura si intitolava Une Honnête Femme, Una donna onesta. Il punto di partenza era il percorso del personaggio di Joan, ma mi sembrava una storia troppo tragica. Gli altri due personaggi sono arrivati come doppio contrappunto. Il numero tre implica una varietà, per me qui rappresentata da tre punti di vista diversi sull'onestà e sull’amore.
La voce fuori campo è un altro contrappunto, che aggiunge ironia e paradosso rispetto alla tragicità di alcune vicende. La voce fuori campo non è mai facile. qui è interessante perché aggiunge un elemento di gioco. L'ha scritta prima o dopo?
L’abbiamo scritta prima. Era cruciale il tono, che non volevo fosse troppo tragico, e mi divertiva molto che la voce fuori campo fosse di chi inizia a raccontare la storia, ma che ora non c’è più. Era un modo per farlo risorgere, anche se poi appare ancora come un fantasma, un modo che ho trovato divertente, impertinente e anche giocoso, gioca con lo spettatore e lo spinge a porsi delle domande.
A volte in amore si è disonesti, è un’onda emotiva che può davvero stravolgere il carattere e il modo di agire.
Sì, anche se non ho mai capito bene cosa sia l'amore. Ha qualcosa di mistico e sacro, che suscita aspettative tali da spingerci all’estremo. Nel film c'è anche il disamore, quando si ama meno, anche se rimane ancora un po' d’amore. Sono due aspetti che mi interessavano. Ma per quanto riguarda l'onestà, tutto è iniziato con il personaggio di Joan, che ha un compagno molto innamorato di lei, che lo porta a chiedersi se lo ama anche lei così tanto. Si sente disonesta, perché non lo ama altrettanto, al punto di confessarglielo. E alla fine cadrà vittima di una sorta di maledizione dell'onestà, perché separarsi causerà indirettamente un incidente mortale e lei avrà sempre paura che possa succedere di nuovo. Quindi sì, penso che l'amore e l'onestà siano effettivamente, per un drammaturgo, per il cinema, elementi estremamente divertenti, perché molto crudeli.
Si potrebbe dire che l'amore è il suo universo, in cui sceglie di ambientare le sue storie. Qual è l'importanza del rapporto tra l’amore e il tempo?
Il tempo e il futuro sono le sfide drammatiche di tutte le storie e della nostra vita. Ci saranno inevitabilmente incontri, casualità, cambiamenti interiori che sconvolgeranno l'ordine delle cose. Un dilemma che mi interessa particolarmente, in particolare in questo film, e riguardo all'onestà, è se dobbiamo essere onesti con gli impegni che abbiamo preso in passato o con ciò che proviamo ora. Mi sembra una questione morale che non ha una risposta semplice e che coinvolge i personaggi, ma anche noi tutti nella vita quotidiana.
In Tre amiche ci sono personaggi sinceri che cercano di essere onesti, di fare la cosa giusta. Ma alla fine tutti nascondiamo lati oscuri e sbagliamo.
È questo che mi interessa, non ci sono personaggi buoni e personaggi cattivi, cercano di fare del loro meglio come possono. Questo non impedisce che ci siano difficoltà e crudeltà. Ed è questo che trovo interessante, vedere che anche quando si cerca di fare del proprio meglio le difficoltà sono evidenti.
Se parliamo di rapporto con il tempo, trovo molto interessante che molte volte racconta fuori campo situazioni importanti, magari mostrando solo le conseguenze. Sembra cercare di non urlare, senza esagerazioni drammatiche.
È perché nella vita non mi piace troppo drammatizzare. Ogni regista è diverso nel rapporto che vuole instaurare con lo spettatore e io non so mai se la vita è tragica o comica e quindi esito, non voglio mettere troppo a disagio lo spettatore. È qualcosa che sfugge anche a me.
E il lavoro con gli attori nel film, ha fatto delle prove?
Ho scelto attrici e attori che mi sembravano perfetti per il ruolo. Il grosso del lavoro, quando giro, consiste in riprese piuttosto lunghe, piani sequenza elaborati. È qui che chiedo molto agli attori, ovvero movimenti molto precisi. È soprattutto di un grande lavoro sul set e di messa in scena.
Lione è un personaggio vero e proprio del film.
Certo, penso sia importante collocare i personaggi in un luogo e le ambientazioni sono cruciali, fanno da cassa di risonanza. Danno colore al film, alle emozioni e ai personaggi. Quindi attribuisco molta importanza agli ambienti e quindi alla città, ai panorami, ai paesaggi, agli appartamenti.