Thierry Frèmaux e la polemica contro l'Academy: "Solo i progetti americani dovrebbero vincere l'Oscar al miglior film"

Manca sempre meno alla 76ª edizione del Festival di Cannes - previsto dal 16 al 27 maggio 2023 -, il cui cartellone ufficiale - che verrà definito il 13 aprile - vanta la presenza di titoli del calibro di Indiana Jones e il quadrante del destino e Killers of The Flower Moon, ultima fatica di Martin Scorsese. Nei giorni scorsi, a far parlare di sé è stato però il delegato generale del festival, il critico cinematografico Thierry Frémaux, il quale ha espresso - a chiare lettere - la sua personale opinione sui recenti premi Oscar. 

Thierry Frémaux e la critica contro i criteri di selezione degli Oscar 

Thierry Frémaux - critico cinematografico, direttore generale del Festival di Cannes e direttore dell'Istituto Lumière di Lione - è quindi tornato a parlare della scorsa edizione dei premi Oscar, che ha visto trionfare Everything Everywhere All at Once. Secondo Frémaux, a concorrere - e vincere - come miglior film dovrebbero essere esclusivamente progetti americani - come ha ribadito ai microfoni di Variety: 

Ho pensato che la cerimonia fosse molto buona ed ero felice di veder premiata Michelle Yeoh. Ma sono rimasto deluso dal fatto che non sia stato premiato Steven Spielberg, perché il suo film è una lettera d'amore al cinema. Non capisco neanche perché Triangle of Sadness [vincitore della Palma d'oro a Cannes] non possa competere per un Oscar come miglior film internazionale. Come può un film non americano vincere l'Oscar come miglior film in una cerimonia in onore del cinema americano? Parasite ha vinto, ed è fantastico, ma è un film coreano (...) L'Oscar per il miglior film deve andare ad un film americano, come il César va ad un film francese e il Goya ad uno spagnolo. Sarebbe bello se l'America celebrasse il proprio cinema. 

Nonostante la - condivisibile - opinione del direttore del Festival di Cannes, le regole dell'Academy parlano, del resto, chiaro. Un lungometraggio, per essere candidato nella categoria "miglior film internazionale" deve essere girato prevalentemente in una o più lingue diverse dall'inglese. Frèmaux, però, non si è limitato a contestare la legittimità delle candidature a miglior film, ma ha anche sottolineato l'incapacità di Hollywood di premiare e promuovere il proprio cinema d'autore - e in tal senso ha citato i recenti Babylon e The Fabelmans: 

Il cinema è un oggetto sfuggente e dobbiamo rispettarne l'incertezza, la fragilità e la magia. Versare tonnellate di denaro non ha mai migliorato i film. Per realizzare i film, c'è bisogno innanzitutto di artisti e professionisti (...) Speriamo che i film dei grandi autori americani ritrovino il proprio pubblico negli Stati Uniti (...) Siamo felici di vedere che questi film funzionano bene in Francia. Penso che il nostro Paese abbia generato il miglior incasso, in territorio internazionale, per Babylon di Damien Chazelle e il meraviglioso The Fabelmans di Spielberg sta prosperando qui. I film d'autore americani preferiscono uscire alla fine dell'anno per essere più vicini alla stagione degli Oscar. Ma devo ripeterlo: possono essere presentati a maggio a Cannes ed arrivare "vivi" a marzo, al Dolby Theatre. Lo dimostriamo ogni anno. 

A tal proposito, la prossima edizione del Festival di Cannes, come accennato, ospiterà l'anteprima di uno dei probabili frontrunner della prossima stagione dei premi, Killers of The Flower Moon, mentre è quasi certa la presenza di Asteroid City di Wes Anderson, perfetto esempio di cinema autoriale americano. Non resta quindi che attendere di scoprire la scaletta ufficiale del Festival.