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Lightyear è al cinema, ce ne parlano Chris Evans e gli autori

Lightyear - La vera storia di Buzz, ultima fatica pixariana, sbarca al cinema: ecco cosa ci hanno raccontato in conferenza stampa il suo regista Angus MacLane, il doppiatore originale di Buzz, Chris Evans, e gli altri autori del film di animazione.

Lightyear è al cinema, ce ne parlano Chris Evans e gli autori

Lightyear - La vera storia di Buzz è nei cinema italiani dal 15 giugno. Il lungometraggio animato Pixar è diretto da Angus MacLane, che abbiamo incontrato in conferenza stampa insieme a Chris Evans (doppiatore del protagonista), al compositore Michael Giacchino e alla producer Galyn Susman, insieme ad altre voci secondarie originali, come Taika Waititi. Il Buzz di Lightyear non è il Buzz dei Toy Story, bensì è il protagonista di una storia sci-fi in un immaginario film che il piccolo Andy avrebbe visto al cinema nel 1995, il film da cui scaturì la linea di giocattoli comprendente il nostro space ranger...

Lightyear, senza Buzz... ma sempre con Buzz

Come nasce in casa Pixar un curioso esperimento come Lightyear - La vera storia di Buzz? Angus MacLane, al suo debutto solitario nella regia di un lungometraggio, dopo venticinque anni in quel di Emeryville e una coregia di Alla ricerca di Dory, racconta: "Ero sempre stato curioso di sapere cosa ci fosse dietro il personaggio di Buzz, e volevo divertirmi di più che con Dory, un personaggio un po' scomodo che dimentica tutto! Ci siamo chiesti: non sarebbe divertente fare un'avventura spaziale, tutta nerd per noi?" Quindi Lightyear è il trionfo della citazione? Non proprio: "Volevamo celebrare quei film come 2001, anche se da piccolo onestamente preferivo Star Wars! Ma puntavo a restituire la sensazione che avevi quando li guardavi, quella potenzialità di portarti su un altro mondo. Un grande giro di giostra." Galyn Susman ci spiega che la fantascienza anni Ottanta è stata un punto di riferimento, per ritrovare l' "atmosfera tangibile" di quel periodo, ma le citazioni vengono quasi naturali, non è detto che siano pensate. "La fantascienza poi in sé non è un genere", commenta MacLane, "ne ospita altri, tipo il thriller." 
Lightyear, illustra MacLane, è un'esperienza particolare: "Ha un tono diverso dai Toy Story, qui lui è più intelligente, non è una spalla comica". Anche per questa ragione, interviene Galyn, Chris Evans ha sostituito in originale Tim Allen al suo doppiaggio: "Non è un Toy Story, ci serviva qualcuno che sapesse conciliare dramma e commedia, così l'abbiamo chiesto a Chris". Evans, fiero dell'opportunità, ci indica il punto di vista corretto: "Esploriamo il personaggio in un modo più sofisticato, qui non è un giocattolo, ha cose diverse di cui preoccuparsi. È veramente forte vedere la stessa personalità in un contesto diverso!" Taika Waititi, che doppia un imbranato alleato di Buzz nella sua missione improvvisata (che non sveliamo) apprezza un aspetto in particolare nel nuovo Buzz: "Il fatto di voler fare l'eroe, di volersi prendere tutta la responsabilità, ma anche l'idea di proiettarsi nel futuro sperando in qualcosa di intangibile, senza rendersi conto che... l'erba del vicino non è sempre più verde. E nello spazio l'erba nemmeno c'è!" Leggi anche Lightyear - La vera storia di Buzz, la recensione dell'esperimento Pixar

Lightyear, le missioni della Pixar e dei suoi creativi

Taika Waititi si confessa: "Sono sempre alla ricerca ossessiva della storia perfetta. Studio i film Pixar, l'economia della loro narrazione, non sbagliano mai e non ho paura di copiarli." Non è però soltanto un lavoro di sceneggiatura, ma uno sforzo collettivo, come conferma Michael Giacchino, autore della colonna sonora ma consultato continuamente da MacLane ("Gli facciamo vedere sempre tutto del film, è come un altro regista!"). Il compositore ci spiega come lavori e da dove arrivi la sua vocazione: "Abbiamo cominciato da zero, era un nuovo mondo. Mi piace partire non da un genere, ma dalle emozioni dei personaggi. Devo prima capire qual è il cuore di una vicenda. Chiedo sempre: qual è la cosa più triste che succede nella storia? [...] Io sono cresciuto con le colonne sonore epiche, in sala da piccolo registravo di nascosto l'audio dei film, sulle cassette. Mi piaceva perdermi nella dinamica del sonoro. È stata una sfida che mi ha fatto imparare. Canalizzo il mio dodicenne interiore." L'evocazione dell'esperienza in sala viene raccolta da MacLane, perché questo è il primo film della Pixar a tornare al cinema, dopo lo stop della pandemia, ed è il primo a essere stato specificamente concepito in parallelo anche per l'IMAX: "Questo film DOVEVA passare dal cinema, doveva essere GRANDE, segliendo l'IMAX dici a gran voce che credi nell'esperienza cinematografica."
Non solo tecnica, ma anche tematiche. Per Evans per esempio il gatto artificiale Sox è una divertente metafora della psicoterapia. In originale è doppiato da Pete Sohn, un artista Pixar già regista di Il viaggio di Arlo, qui attore per caso, come spesso accade: "Con gli altri autori condividiamo le passioni nerd, è stato facile affrontare il personaggio. È un gatto ma è fedele come un cane. A volte ti coinvolgono per le voci provvisorie sullo storyboard, e a volte rimani..." Sox per MacLane era "l'antitesi di tutto il film, più goffo di Buzz, un gatto che nessuno crederebbe sia un gatto. Mi piaceva immaginarne l'animazione semplice e buffa. Nasce dalla fascinazione per l'animatronica anni Ottanta, affascinante proprio per i suoi limiti."
Un'altra tematica è la rappresentazione di un matrimonio omosessuale all'interno del film. C'è un bacio che sta già facendo parlare. Galyn mette in prospettiva la scelta: "[Il bacio tra Aisha e la sua compagna] serve a mostrare a Buzz quello che non ha, gli affetti. Il bacio si vede perché ci vuole per racconare una relazione." MacLane aggiunge: "Stiamo semplicemente riflettendo la realtà in cui viviamo, e se vogliamo la fantascienza ti fa sempre entrare in un mondo che guarda avanti. Pensate a Star Trek..."

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