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"L'Oscar? È l'orgoglio che proviamo per il film la cosa più importante": parlano i protagonisti di Io Capitano

Collegati via Zoom, Seydou Sarr e Moustapha Fall hanno raccontato alla stampa italiana immagini e sensazioni del loro viaggio in America, fatto accompagnando Io Capitano nelle sale statunitensi e alla Notte degli Oscar.

"L'Oscar? È l'orgoglio che proviamo per il film la cosa più importante": parlano i protagonisti di Io Capitano

Tra poche ore sapremo se Io Capitano di Matteo Garrone sarà riuscito o meno nella grande impresa, ovvero a ottenere l’Oscar come miglior film internazionale battendo la concorrenza di titoli accreditatissimi e di comprovato valore come La zona d’interesse, Perfect Days o La sala professori.
Il film negli Stati Uniti è uscito da poco, a ridosso della votazione, e a accompagnarlo nel tour nelle sale americane sono stati Matteo Garrone e i suoi due giovani attori protagonisti, Seydou Sarr e Moustapha Fall, interpreti rispettivamente di Seydou e Moussa, i cugini che lasciano il Senegal per raggiungere l’Europa e un sogno di fatto di musica, successo, denaro. Con loro, Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, ed è stato lui - collegato via Zoom con l’Italia assieme ai due giovani neo-attori - a raccontare dell’entusiasmo, delle standing ovation, delle ottime revensioni ottenute dal film di Garrone negli Stati Uniti. E anche dei tributi che questi due giovani ragazzi senegalesi hanno ottenuto da parte di grandi nomi di Hollywood: “Abbiamo visto il film a casa di Sean Penn, che dopo aver visto la performance di Seydou e Moustapha ha detto, scherzosamente, di volersi ritirare dalle scene. Joaquin Phoenix, invece, si è inginocchiato ai loro piedi”.
Nonostante questi risultati, la frequentazione con il mondo delle celebrità e dell’arte, il fare esperienze mai fatte prima - come quella del viaggio negli USA in sé, o dell’aver mangiato sushi per la prima volta nella loro vita in un ristorante di San Francisco - non sembrano a prima vista aver montato la testa a questi due ragazzi dagli occhi brillanti e il sorriso irresistibile.
“Almeno per ora non è accaduto”, conferma lo stesso Del Brocco con un sorriso.

Io Capitano: il trailer del film

“Accompagnare la promozione del film mi ha dato molto”, dice Seydou, assonnato ma comunque entusiasta e loquace. “È la prima volta che faccio una cosa del genere, e lo faccio con piacere perché questo film è stato importante per noi. E vedere il calore del pubblico alla fine delle proiezioni ci rende fieri”.  “Che il film continui a avere successo è la cosa più importante”, gli fa eco Moustapha. “Il suo cammino da Venezia fino agli Oscar ci fa capire che il lavoro va avanti, e l’orgoglio che proviamo per il film è la cosa più importante.”
L’aggettivo più usato da Seydou e Moustapha in risposta alle domande dei giornalisti, che per la maggior parte sono incentrate - con un pizzico di paternalismo post-coloniale - sulle sensazioni provate da questi due ragazzi catapultati in un mondo come quello hollywoodiano è “naturale”.
“Tutto quel che è accaduto per me è stato molto naturale”, dice Seydou. “Noi siamo musulmani, crediamo in Allah, e crediamo che quello che ci accade accade perché è necessario, perché è il nostro destino. Io non avrei mai immaginato di recitare in un film, il mio sogno era fare il calciatore (tanto che on sapevo chi fosse Sean Penn, ma conosco Chiellini) ma è successo e ne sono contento. Tutto quel che ci sta accadendo per me è in qualche modo normale. Sono gli altri che hanno la mania dell’Oscar, a me dell’Oscar importa poco. Certo, sarebbe bello vincerlo, lo meriteremmo, ma non è così importante”.
Anche Moustapha non pensa molto all’Oscar: “Non è un mio sogno. Il mio sogno era venire in America, e l’ho realizzato, ho chiuso un cerchio. Sono qui con un amico, ho visto tante città, i paesaggi, ho incontrato stylist e stilisti, una cosa per me bellissima, visto che vorrei diventare uno stilista. Quello è un mio altro sogno: diventare stilista, lavorare nella moda. Ma le cose vanno lasciate al destino, dio e il destino provvederanno per noi”.

Leggi anche La recensione di Io Capitano

Ancora la fede che torna, nei discorsi di questi ragazzi, che anche Papa Francesco ha voluto incontrare. Una fede che è per loro un supporto: “Siamo soli in questa impresa, lontani dalle famiglie che pure ci supportano a distanza e ci danno consigli per evitare di perderci. E la preghiera ci aiuta, anche”, dice Seydou. “Sì, la mia famiglia è lontana, ma mi supporta e incoraggia, e questo è importante”, commenta Moustapha.
Arrivati in Italia, questi due ragazzi si sono resi conto che anche la realtà italiana e europea è fatta di povertà e esclusione, che non è tutto come appare nei social, ma, racconta Moustapha, “la sera che sono arrivato ero felicissimo, e ho ballato come un pazzo”. “Roma poi è bellissima, ci ha commossi”, aggiunge Seydou.
Al momento, quando sono nel nostro paese, Seydou e Mustapha sono ospiti della mamma di Matteo Garrone, a Fregene. “Mi manca il ragù che ci prepara, e Fregene è splendida, se potessi vivere lì sarei felicissimo”, dice Seydou. “A parte questo, vivo di giorno in giorno, non ho una vera aspirazione. Se potrò iniziare a fare cinema continuerò, ma il calcio rimane il mio vero grande sogno. Vorrei incontrare Dybala”.
Mustapha ha invece ambizioni più cosmopolite: “La vita di Fregene è molto bella, ma a me piacerebbe vivere tra l’America e l’Europa”, racconta l’aspirante stilista.
Alla notte degli Oscar, Seydou e Mustapha non porteranno con loro né portafortuna né amuleti: “È il film il nostro portafortuna”.
Intanto, Oscar o non Oscar, Io Capitano andrà in tour anche in Africa, grazie a Cinemovel Foundation, che organizzerà proiezioni in vari luoghi del Senegal, anche quelli in cui uno schermo cinematografico non c’era mai stato. “Speriamo che possa essere un piccolo aiuto far capire a molti i pericoli del viaggio che sognano d’intraprendere”, commenta Paolo Del Brocco, prima che il collegamento si chiuda, e l’avventura di Seydou e Mustapha continui fino all’appuntamento finale di domani notte.

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