Gerard Depardieu: "voglio dirvi la mia verità"
In una lettera aperta al quotidiano francese Le Figaro l'attore Gerard Depardieu risponde per la prima volta alle accuse di stupro e violenza sessuale dicendo "la sua verità".

Si fa sempre più complessa la situazione giudiziaria di Gérard Depardieu, denuciato per stupro da una giovane amica di famiglia, l'attrice Charlotte Arnaud, ma anche accusato di molestie sessuali da una dozzina di altre donne. L'attore ha subito frequenti manifestazioni di dissenso da parte di gruppi di femministe, soprattutto in occasione di una sua recente turnè teatrale. Ora ha deciso di interrompere il suo silenzio con una lettera aperta pubblicata sul quotidiano conservatore francese Le Figaro.
"Voglio finalmente dirvi la mia verità". Così si intitola l'articolo. "Non posso più accettare quello che ho sentito e letto su di me negli ultimi mesi. Pensavo che non mi importasse, ma no, non è così. Mi sta dando fastidio. Peggio ancora, mi sta spegnendo. Oggi non posso più cantare Barbara perché una donna che voleva cantare Barbara con me mi ha accusato di stupro. Voglio finalmente dirvi la mia verità", così inizia la lettera, che prosegue, "Non ho mai, mai abusato di una donna. Fare del male a una donna sarebbe come prende a calci nello stomaco mia madre. Una donna è venuta a casa mia una prima volta, cal passo leggero, salendo di sua spontanea volontà in camera mia. Ora dice di essere stata violentata. È tornata una seconda volta. Non c'è mai stata coercizione, violenza o litigio".
Parole con cui l'attore si difende dall'accusa, arrivando a trovare una sua spiegazione per quelle che definisce menzogne. "Voleva cantare con me le canzoni di Barbara al Cirque d'hiver. Le ho risposto di no. Lei ha sporto denuncia. Mi hanno detto: era sotto la mia influenza. Ma subiamo tutti sotto una qualche influenza, io stesso. Il mio DNA, la famiglia, la società, il denaro, il divertimento, l'alcol e il cinema hanno trasformato la mia natura. Se era sotto qualche influenza, era la sua, non è mai stata sotto la mia. Per tutta la vita sono stato provocatorio, eccessivo, a volte maleducato. Ho fatto spesso quello che nessun osa fare: testare i limiti, scuotere le certezze e le abitudini e, su un set tra due riprese, tra due momenti di tensione... ridere e far ridere. Non tutti hanno riso".
Una difesa in cui accusa a sua volta, fino alla chiusura, in cui lascia spazio a qualche parola di auto critica. "Se, pensando di vivere intensamente il presente, ho ferito o scioccato qualcuno, non ho mai voluto fare del male e mi scuso per essermi comportato come un bambino che cerca di divertire la platea. Ma non sono uno stupratore o un predatore. Sono solo un uomo... ma anche una donna, che canta e che canta una donna, Barbara. Vedere, concerto dopo concerto, degli estremisti brandire cartelli diffamatori, deturpare, vandalizzare, interrompere urlando le canzoni di Barbara, una donna profondamente femminista, significa seppellirla una seconda volta. Così non posso più far sentire la sua voce. Di fronte al tribunale dei media, al linciaggio che mi è stato riservato, ho solo la mia parola da opporre».