Frozen 2, la scena della morte di Olaf era diversa: "I bambini erano traumatizzati", racconta Josh Gad
Nella sua autobiografia ironica In Gad We Trust, il comico Josh Gad spiega che la prima versione della "morte" di Olaf in Frozen II aveva un registro diverso... che mandò nel panico disperato il pubblico infantile nelle proiezioni di prova. Come fu corretta?

Se pensate che la morte (provvisoria) di Olaf in Frozen II - Il segreto di Arendelle, uscito nel 2019, fosse una scena piuttosto forte specialmente per bambini e bambine, sappiate che l'ha pensato anche il suo doppiatore originale Josh Gad. Nella sua ironica autobiografia "In Gad We Trust", il comico ha raccontato come affrontò la registrazione di quella sequenza... e come furono costretti a rivedere l'approccio a quella scena, quando dalle proiezioni di prova arrivò un responso difficile: i piccoli spettatori erano sconvolti! Leggi anche Frozen, Josh Gad si è pentito di aver utilizzato la sua vera voce per Olaf
Olaf non moriva col sorriso in Frozen II, Josh Gad era in lacrime: "Mia moglie mi chiese: ma che ti stanno facendo lì alla Disney?"
Nel suo libro, Josh Gad ricorda che Jennifer Lee, coregista di Frozen II - Il segreto di Arendelle, lo fece appiedare piano nella realtà di una particolare scena: non riusciva a credere che stessero davvero per creare una sequenza in cui un'icona popolare come Olaf morisse. Ricordiamo che le versioni originali del film animati non hanno quello che noi definiamo tecnicamente "doppiaggio": le voci si registrano "al nero" e le animazioni sono realizzate sui dialoghi già registrati. Quindi Gad, a differenza del nostro Enrico Brignano, dovette sforzarsi di immaginare quel tragico momento per il suo pupazzo, nelle braccia di Anna. E funzionò anche troppo bene: "Alla fine della registrazione, non c'era un singolo occhio asciutto nella stanza. Mi ricordo che mia moglie mi chiamò su FaceTime durante la sessione, vide i miei occhi gonfi e rossi e chiese: 'Gesù, ma che diavolo ti stanno facendo?' Non riusciva a capire se stessimo registrando un sequel di Frozen o La scelta di Sophie!"
C'era tuttavia un problema in quella prima versione. Olaf era spaventato e sconvolto da quello che gli stava accadendo, e l'effetto nelle proiezioni di prova fu devastante: "A quanto pare i piccoli singhiozzavano, gridavano, erano traumatizzati dalla lunghezza della scena e dal suo registro." Persino Bob Iger, il CEO Disney, li rimproverò: "Olaf è un bambino, non potete di punto in bianco uccidere un bambino spaventato, perché i bambini che lo guardano si rispecchiano in lui!" La scena fu così modificata in quella che si vede nel lungometraggio, dove Olaf se ne va consapevolmente, sente che la magia perde di forza, ma mantiene il sorriso, rassicurando Anna con una realizzazione: l'amore è l'unica cosa che non muore mai.
Pericolo scampato. Gad scrive: "Invece di commuovere il nostro pubblico per la sorte di Olaf, l'avevamo spaventato."