Emilia Pérez, il regista Jacques Audiard amareggiato: "Non so perché Karla Sofía Gascón si faccia del male"
Ormai la corsa agli Oscar per Emilia Pérez sembra sporcata dalle polemiche, soprattutto quelle riguardanti la protagonista Karla Sofía Gascón, ma anche il regista Jacques Audiard, che ha accettato di dire la sua a Deadline.

Non c'è pace per Emilia Pérez, un film che pure ha ben 13 candidature agli Oscar 2025: le polemiche sul comportamento della protagonista Karla Sofía Gascón tengono banco, in parte per azioni dell'interessata, ma anche il regista Jacques Audiard ha avuto i suoi problemi, attaccato soprattutto dal Messico per la rappresentazione del paese. Deadline ha voluto concedere una voce proprio ad Audiard sulla questione, per un damage control. Ricordiamo che lo strano musical su un boss di un cartello messicano che cambia sesso, aiutato da un'avvocata, è nelle nostre sale per Lucky Red e ha incassato quasi 2.900.000 euro (dati Cinetel). Leggi anche Emilia Pérez, aggirato il nome di Karla Sofia Gascón nella promozione americana per gli Oscar
Jacques Audiard sulle polemiche per Emilia Pérez: "Dobbiamo davvero difendere questo film, non mollerò i collaboratori"
Karla Sofía Gascón è diventata con Emilia Pérez la prima donna transessuale a ricevere una nomination all'Oscar come miglior attrice protagonista, ma il suo momento di gloria è stato macchiato: prima dal riaffiorare di alcuni suoi tweet di contenuto non di certo progressista, poi dai suoi tentativi di riparare con un'intervista assai discussa (non concordata con Netflix, distributore americano del film). Il risultato di questo è che del film si parla soprattutto per la situazione di Gascón, e in realtà anche lo stesso regista Jacques Audiard è stato attaccato dalle comunità ispaniche, per aver dichiarato con parole poco felici in un'intervista che "lo spagnolo è la lingua dei paesi modesti, in via di sviluppo, dei poveri e degli immigrati". Proprio su questo Audiard dice:
Amo tantissimo lo spagnolo, volevo fare un film internazionale. [...] Ora, se fai un film internazionale, non ci sono molte lingue da cui attingere. C'è l'inglese e c'è lo spagnolo, lo spagnolo è una lingua molto ricca che travalica i confini. Quello che si dice di quella mia dichiarazione è proprio l'opposto di ciò che penso. Ho lavorato cinque anni su questo film, e ora vederlo denigrato così è davvero troppo. [...]
La rappresentazione dei cartelli del film è solo tematica, non è un particolare centro focale del film, c'è solo una scena che lo riguarda. La cosa che davvero mi interessava era fare un'opera, che richiede una forte stilizzazione. [...] L'opera pone limiti alla psicologia. Mi sembra di essere attaccato nella corte del realismo: beh, non ho mai voluto fare un lavoro realistico.
Riguardo a Karla Sofía Gascón, Audiard è dispiaciuto: nota il contrasto tra il gran lavoro e la grande atmosfera che si era creata sul set, e le dichiarazioni affiorate dell'attrice. Per ora non vuole parlarle, perché gli sembra che stia "facendo del male a sé stessa" con troppo vittimismo, e soprattutto stia danneggiando il resto della troupe e i suoi collaboratori, denigrati insieme a lei con tutto il film. Vuole "lasciarle spazio" per rendersi conto delle sue azioni. Lui si sente demoralizzato dagli attacchi, ma pensa non sia il caso di cedere: "Non sono solo in questa faccenda. C'è Zoe [Saldana, anche nominata all'Oscar come migliore non protagonista, ndr] Voglio sostenerla e difenderla, non la mollerei mai, c'è la mia troupe straordinaria che ha lavorato su questo film, con fiducia ed entusiasmo. Non mollerò mai queste persone." L'autore aggiunge pure che le reazioni verso il film sono cambiate dopo le polemiche, e sono aumentate quelle negative (secondo lui anche a prescindere dalla visione). Da un lato trova la cosa "estenuante", dall'altro, ascoltando il cinefilo che è in lui, la prende con filosofia: "Se un film attiva un dibattito, allora mantengo la mia fiducia nel cinema".