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Emilia Pérez, aggirato il nome di Karla Sofia Gascón nella promozione americana per gli Oscar

La posizione di Karla Sofia Gascón, prima donna transessuale mai nominata agli Oscar come miglior attrice per Emilia Pérez, è diventata "scomoda" negli USA, tanto che si starebbe ridefinendo la campagna per la statuetta, puntandola sulle altre nomination. Troppe polemiche.

Emilia Pérez, aggirato il nome di Karla Sofia Gascón nella promozione americana per gli Oscar

A livello mediatico, a quanto pare negli USA si è deciso di non sostenere più il nome di Karla Sofia Gascón, nella campagna per gli Oscar a Emilia Pérez: una situazione alquanto paradossale, considerando il prestigio della sua candidatura come miglior attrice protagonista, prima volta per una donna transessuale. Il problema è nella gestione delle polemiche scatenate da e contro l'attrice: un polverone che, comunque la si pensi, non aiuta il lungometraggio intero, comunque candidato per altre dodici statuette. Le scuse di Karla saranno state sufficienti a non distogliere l'attenzione dei membri dell'Academy? Leggi anche Karla Sofia Gascón non ha violato le regole degli Oscar criticando lo staff di Fernanda Torres che ha screditato Emilia Pèrez

Emilia Pérez, Karla Sofia Gascón al centro di più bufere

Vi avevamo raccontato della polemica poi rientrata di Karla Sofia Gascón con lo staff di Fernanda Torres, protagonista di Io sono ancora qui, "concorrente" di Emilia Pérez ai prossimi premi Oscar. Contemporaneamente, una scrittrice / influencer di nome Sarah Hagi ha posto all'attenzione dell'opinione pubblica passati tweet dell'attrice: comprendevano frecciate e accuse alla cultura musulmana, ridimensionamento del caso George Floyd (origine dell'esplosione del Black Lives Matter), presa in giro dei vaccini cinesi con stereotipi pesanti. A onor del vero, anche qui in Italia basta passeggiare virtualmente per i post dei più diffusi social - o per i commenti ad articoli di quotidiani - per incontrare uscite di questo tipo. Il nocciolo del problema in questa circostanza è però la valenza simbolica del personaggio di Karla Sofia Gascón. È stata resa un simbolo progressista, in quanto prima donna transessuale ad avvicinarsi alla statuetta come miglior attrice protagonista, e il polverone soprattutto negli States lede questo messaggio. Karla stessa ha organizzato un'intervista di scuse con la CNN, riconoscendo alcuni dei tweet (cancellati) e negando fermamente l'attribuzione di altri, suggerendo un complotto per gonfiare la faccenda. Non ha aiutato però che Netflix, distributore americano del film (da noi in sala con Lucky Red), non fosse stato consultato prima dell'intervista, col risultato che ora la major ha preferito concentrare l'attenzione della promozione Oscar sulle altre candidature: come fa notare World of Reel, questa campagna costa a Netflix dopotutto sui 30 milioni di dollari.
Gascón aveva rilasciato una dichiarazione a Hollywood Reporter, per scusarsi: "Vorrei commentare la conversazione riguardante miei passati post sui social media, causa di dolore. In quanto parte di una comunità marginalizzata, conosco sin troppo bene questa sofferenza, e sono profondamente dispiaciuta per il dolore che ho causato. Per tutta la mia vita ho combattuto per un mondo migliore. Credo che la luce trionferà sempre sulle tenebre."
Quanto tutto questo lederà gli Oscar 2025 per Emilia Pérez? Il film è già finito nel mirino del Messico, per la rappresentazione negativa del paese, e in quello delle comunità LGBTQ+, contrarie a una rappresentazione retrograda della transizione.

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