Apocalypse Now, Clint Eastwood ha rifiutato il ruolo principale (e non si è mai pentito)
Rifiutando di recitare in Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, Clint Eastwood non ha solo declinato un'offerta. Ha anche evitato le infinite peripezie e i disagi che hanno caratterizzato la produzione del film.

Alcune decisioni invecchiano meglio di altre. Quanto sarebbe cambiato il nostro destino se, in tale circostanza, avessimo imboccato una strada alternativa? Clint Eastwood potrebbe formulare le stesse riflessioni rispetto ad Apocalypse Now (1979). Rifiutando il film di Francis Ford Coppola, vincitore della Palma d'Oro a Cannes e di due Premi Oscar, il divo non si è limitato a schivare un proiettile: ha evitato un'intera cintura di munizioni.
Come mai? Stiamo parlando di uno dei titoli con la storia produttiva più faticosa e travagliata. Si dice che Apocalypse Now dovesse essere girato in 16 settimane. Ebbene, ci son voluti 238 giorni. Tra gli addetti ai lavori l'iconico dramma bellico è ricordato meno come un film e più come un racconto ammonitore narrato a voce bassa. La produzione non ha solo incontrato qualche intoppo: è precipitata in una vera e propria catastrofe.
Clint Eastwood ha detto no a Francis Ford Coppola
Clint Eastwood è molto serio e preciso quando si tratta di rispettare i programmi di produzione. Quando Francis Ford Coppola gli propose un film sulla guerra del Viernam, l'attore percepì odore di caos. Nel 2015, durante un'intervista con The Hollywood Reporter, raccontò uno dei retroscena più succosi di Hollywood: quella volta in cui diede il benservito ad Apocalypse Now con un cortese ma deciso "no".
Coppola offrì a Eastwood il ruolo del Capitano Willard – la parte che poi fu assegnata a Martin Sheen – e non era una proposta semplice da declinare. Persino Eastwood, tuttavia, non riusciva a capirla:
[Francis Ford] Coppola mi chiamò e mi chiese se volessi interpretare il giovane che credo sia stato poi interpretato da Martin Sheen. Mi chiese se volevo interpretarlo e io risposi: "Caspita, non lo so, non capisco molto di questa roba".
Apocalypse Now è liberamente ispirato al romanzo Cuore di tenebra di Jospeh Conrad, che Eastwood ha letto da ragazzo. Aveva dunque una vaga idea della direzione in cui Coppola volesse traghettare questa ingombrante nave cinematografica.
Ho letto Cuore di tenebra quando ero giovane e quindi sapevo più o meno dove mi avrebbe portato, ma poi ho detto di no, non credo che potrei andare avanti così a lungo.
Quando ha scoperto che le riprese lo avrebbero tenuto per mesi nella giungla filippina (Coppola aveva promesso 16 settimane), Clint ha definitivamente fatto marcia indietro. A quanto pare, si accennava, le riprese si sono protratte per 238 giorni estenuanti. Non si tratta di un semplice ritardo: è un intero anno di sudore, sofferenze e ripensamenti.
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Apocalypse Now è stata una guerra cinematografica, con il regista che si aggrappava a stento agli ultimi brandelli di sanità mentale. Il film è altrettanto famoso per ciò che accadeva dietro alla macchina da presa: fu una produzione così maledetta da far sembrare ottimista il set de Lo Squalo di Steven Spielberg.
All'epoca, Coppola era il Re Mida di Hollywood. Così, quando George Lucas rifiutò la sceneggiatura di Apocalypse Now, il regista de Il Padrino decise di prendere in mano la situazione. Aveva grandi sogni, un budget consistente e nessuna idea che presto si sarebbe ritrovato sommerso dai guai, in una delle circostanze più disperate della storia del cinema. Invece dei tranquilli teatri di posa di Burbank, Coppola scelse le Filippine. Poiché la CGI era ancora fantascienza, la produzione si affidò a veri carri armati, soldati ed elicotteri prestati dal governo locale... quando non erano in volo per combattere vere e proprie rivolte a metà delle riprese.
Il piano originale prevedeva cinque mesi di riprese. Queste ultime si trascinarono da marzo 1976 a maggio 1977. 14 mesi di caos mascherato da cinema. E quando il grosso era fatto, Coppola aveva iniziato a scrivere nuove scene. Perché non aveva idea di come concludere il film. E trascorse mesi alla ricerca di un finale. Malgrado tutto, in qualche modo, Apocalypse Now è arrivato al cinema: ha ricevuto valanghe di elogi dalla critica ed è diventato il tipo di cult di cui gli studenti di cinema sussurrano con timore reverenziale. Morale della favola? A volte, per fare arte, bisogna bruciare il piano di lavorazione, perdere la testa e sperare che l'attore protagonista sopravviva fino ai titoli di coda.