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I Cassamortari: Claudio Amendola e i suoi attori ci raccontano la loro insolita commedia dal 24 marzo su Prime Video

Dopo una lunga gestazione arriva finalmente alla prova del pubblico il nuovo film da regista di Claudio Amendola, I Cassamortari, che ha presentato insieme a gran parte del suo cast, incluso Piero Pelù, questa insolita commedia dark alla stampa.

I Cassamortari: Claudio Amendola e i suoi attori ci raccontano la loro insolita commedia dal 24 marzo su Prime Video

Arriva il 24 marzo su Prime Video I Cassamortari, una commedia dark e politicamente scorretta e dalle molte sfaccettature, ambientata in una famiglia di impresari delle pompe funebri. Per la sua terza regia, Claudio Amendola resta dietro la macchina da presa e si gode il gioco dei suoi attori: Massimo Ghini, Lucia Ocone, Gianmarco Tognazzi, Alessandro Sperduti, con Sonia Bergamasco, il felice ritorno al cinema di una signora del nostro spettacolo come Giuliana Lojodice, la partecipazione di Massimo Dapporto ed Edoardo Leo e l'apporto in un ruolo tutto da scoprire di Piero Pelù. Prodotto dalla Paco Cinematografica, il film è stato concepito anni fa (inizialmente con l'idea addirittura di inserirci George Clooney...) e girato in piena pandemia e oggi, finalmente, arriva al pubblico a cui è destinato. La storia è quella della famiglia Pasti, che dal fondatore ha ereditato il culto del denaro (il motto di famiglia è: “tutti devono mori', ma solo in pochi ce guadagnano”) e si ritrova a fronteggiare i debiti col fisco che proprio il capofamiglia ha accumulato facendo pagare in nero i suoi costosi servizi funebri. Quando la celebre rockstar Gabriele Arcangelo (Pelù), muore improvvisamente, in competizione coi rinomati Taffo, i Pasti decidono di sfruttare fino in fondo questa opportunità prima di superare tutti i limiti.

I Cassamortari: dal divano di casa Amendola/Neri... al divano di casa vostra

I Cassamortari, racconta il regista Claudio Amendola, è un film nato per caso sul divano di casa sua, quando ha raccontato alla moglie Francesca Neri, accreditata come coautrice del soggetto, la storia di una famiglia delle pompe funebri, perché, dice. “mi piaceva l'idea di questo mestiere con cui tutti abbiamo a che fare prima o poi. Ci sono persone che non si innamorano mai, ma non ci sono persone che non muoiono, quindi è un argomento larghissimo e ho sempre immaginato e anche visto che nelle situazioni più drammatiche e dolorose succedono cose molto divertenti. Ho sempre pensato che bisogna avere un atteggiamento molto leggero, specialmente sulle cose più importanti e difficili. Per me il punto di vista un po' sdrammatizzante, un po' dissacrante e se vogliamo anche un po' cinico funziona sempre. Mi ha divertito immaginare questa famiglia che poi è stata il pretesto per raccontare quelli che trovo siano i nostri difetti più importanti, dall'ipocrisia all'attaccamento al denaro e in questi ultimi anni anche l'enorme esposizione delle nostre, anzi delle vostre vite private sui social, perché io non ci sono. Insomma mi piaceva metterci tutto dentro e ce l'abbiamo messo”.

Questo è, in sintesi, la genesi del progetto che affronta sicuramente una storia insolita per il nostro cinema, tradizionalmente restio a toccare temi come la morte e chi se ne occupa, cosa invece consueta al cinema e alla serialità angloamericana (basti ricordare film come Il caro estinto e Funeral Party, alla mitica Six Feet Under o Pushing Daisies). Ma è anche vero che la nostra commedia di un tempo certi argomenti, senza imbarazzo, li affrontava eccome. Aggiunge Amendola:

"Abbiamo avuto la fortuna di collaborare con la famiglia Taffo e grazie a loro abbiamo capito come questo mestiere abbia delle peculiarità uniche ma anche un approccio quotidiano, è un mestiere come un altro, con le sue particolarità, in cui ti devi relazionare coi fornitori, coi falegnami per richieste particolari, ad esempio c'è il mondo pet, le soluzioni per i nostri amici a 4 zampe che fanno molto ridere. Noi abbiamo girato in pieno covid e ci siamo chiesti se fosse o non fosse il caso di farlo ma poi ci siamo ricordati di pietre miliari capaci di affrontare certi temi con accenti comici, capolavori come La grande guerra o I soliti ignoti che inizia con la morte di un uomo. La nostra commedia ha sempre saputo trattare argomenti difficili e spinosi in momenti particolari e ne I Cassamortari i morti fanno una gran bella figura, i vivi molto meno. Questo ci ha permesso di poter essere liberi, ironizzare ed essere cinici, non ci potevamo aspettare quello che è successo nella realtà e come artigiani abbiamo il dovere e il pacere di intrattenere. Chi fa il nostro mestiere deve avere la libertà di poter intrattenere la gente. Siamo consci e compresi della situazione che viviamo, ma due ore sul divano a farsi qualche risata e una piccola riflessione ce le possiamo permettere".

Lucia Ocone, che è la sorella Maria, ironizza su come in questo film sia rappresentata come “una gran gnocca, come non sarò mai nella vita. Con Claudio è la mia prima volta ma dopo tre secondi che ci conoscevamo ci siamo subito voluti bene, siamo due “ciacioni de Roma” e ci siamo trovati. Mi è piaciuto fare un personaggio molto diverso da me: Maria è avida di soldi, arida, cattiva, diciamo pure stronza, mentre io sono una farloccona (un'ingenua, ndr). Inoltre Maria si accoppia molto, io come dice Amanda Lear “Ho chiuso la boutique” ma lei colleziona vedovi. E poi ha un risvolto che è quello che ho amato di più, più umano, sentimentale e dimostra che c'è un malessere dietro tutto questo”.

Massimo Ghini, che abbiamo visto assieme ad Ocone anche in Una famiglia mostruosa, è il fratello maggiore, Giovanni, che è il più attaccato ai soldi: “Ho accettato subito e mi sono sentito estremamente gratificato che Claudio me l'abbia chiesto, perché è un personaggio che avrebbe potuto interpretare benissimo lui stesso, mi è piaciuto questo coraggio di raccontare un rapporto familiare difficile, ipocrita e crudele che poi riscopre il valore di quello che la vita ti dà”. Gian Marco Tognazzi è Marco, il tanatoesteta della famiglia Pasti. Per scelta non parla coi vivi ma conversa volentieri coi morti di cui si prende cura rendendoli bellissimi. “Lui trova orribili i vivi. Ho avuto la grande emozione di sentirmi chiamare da Claudio che ho sempre stimato, avevo visto i suoi film da registi e speravo che si ricordasse di me, mi ha chiamato e mi ha dato la possibilità di fare un personaggio diverso. All’inizio Marco avrebbe parlato, io nella vita sono uno che parla un sacco e gli ho proposto questa cosa per farne un personaggio diverso, con delle caratteristiche legate ai suoi traumi, alle sue insicurezze, alla sue paure e lui dopo averci pensato su mi ha permesso di farlo".

Alessandro Sperduti è il più piccolo della famiglia, Matteo, genio della comunicazione social. Il giovane attore, visto di recente in Tre piani e nel televisivo Leonardo, nella realtà rivela di essere un vero imbranato dei media: "Sono pessimo, ci provo e continuo a sforzarmi perché sono uno strumento obiettivamente importante, un linguaggio che cerco di capire ma combino sempre pasticci, tipo faccio le storie senza audio e simili. Matteo invece ha capito che per l’azienda a livello pubblicitario i social sono fondamentali. Voglio ringraziare Claudio perché mi ha raccontato questa storia con passione e entusiasmo e mi ha coinvolto in questo film che ha toni inusuali e dark e lui sa che mi piacciono questo tono e questa ironia”. Guest star d'eccezione, dopo una comparsata (ricordata da Massimo Ghini) nel ruolo di se stesso in L'agenzia dei bugiardi, Piero Pelù, frontman dei Litfiba e rocker di rango, nel ruolo di una rockstar agli antipodi della sua personalità, l'ipocrita e superdivo Gabriele Arcangelo (nome non casuale, scoprirete). Anche se per la maggior parte del tempo fa il... morto, ha affrontato la sua esperienza con molta umiltà, sempre sorridente (gliene dà atto Amendola) e con pazienza nell'attesa del momento di entrare in scena, coi tempi molto dilatati del cinema.

"Uno che ama il cinema da sempre e non ha mai recitato viene chiamato da Claudio Amendola e secondo voi gli dice di no? È il sogno della mia vita, da quando andavo a vedere i film di Murnau, e finalmente si è realizzato. Claudio ha avuto una fiducia in me che io stesso non avevo e che tuttora continuo a non avere. Un conto è stare su un palco coi 9000 decibel di una chitarra e un batterista pazzo che ti danno la carica, un altro essere da solo con la tua battuta e nel silenzio più totale. Gabriele è l'opposto di quello che da sempre cerco di essere, è una rockstar odiosa, finta e strafatta fino al midollo, per me era difficile entrare nell’alienazione di un personaggio che trasmette tanta falsità, è un fake, come ho scritto nella canzone che ho composto per il film. Ho dovuto azzerare tutto, il set di un film è l’opposto dell’”One, Two, Three” sul palco. Il cinema è un mondo di attesa, quando uno entra sul set deve imparare ad aspettare, sennò batte la testa contro il muro, devi stare tranquillo perché a un certo punto verrai chiamato, ci vuole un gran sangue freddo. Se riesci a essere concentrato e superare le paranoie del fatto di essere da solo con la parola e senza musica con 40 persone che aspettano che tu dica la tua battuta e spera che sia "buona la prima" ti lasci andare. Devo ringraziare Claudio e Sonia che mi hanno messo a mio agio in una maniera umanissima, perché all'inizio sul set avevo davvero il rigor mortis addosso, ero tesissimo".

Foto nel testo di Antonello & Montesi (gruppo), Giulia Bertini (Tognazzi), Paolo Modugno (Ocone/Sperduti e Piero Pelù),

Se I Cassamortari vi incuriosisce lo trovate dal 24 marzo in esclusiva su Prime Video.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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