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BIOGRAFIA DI BERNARDINO ZAPPONI
Fra i più importanti sceneggiatori italiani, classe 1927, inizia la propria attività a vent'anni come giovane redattore del foglio umoristico romano 'Marc'Aurelio' (insieme a Steno, Ruggero Maccari, Ettore Scola, Age e Scarpelli). Firma il suo primo copione nel 1951, insieme a Monicelli e Steno: "E' l'amor che mi rovina", di Mario Soldati. Negli anni seguenti si occupa soprattutto di testi per la radio e per la tv (in prevalenza varietà e caroselli), per il teatro e la rivista. Dal 1958 al 1965 è responsabile del periodico culturale 'Il Delatore'. La collaborazione con Federico Fellini - che, reduce dal divorzio da Ennio Flaiano era alla ricerca di uno sceneggiatore altrettanto brillante e creativo - inizia nel 1968 con l'adattamento per lo schermo del racconto di Edgar Allan Poe "Non scommettere la testa con il diavolo" che il regista romagnolo trasforma nell'episodio "Toby Dammitt" del film "Tre passi nel delirio". Con Fellini realizza "Satyricon" (1969), "I clowns" (1970), "Roma" (1972), "Il Casanova di Federico Fellini" (1976) e "La città delle donne" (1980). Insieme a Dino Risi firma fra gli altri 2Mordi e fuggi" (1973), e "Anima persa" (1977). Nel corso degli anni lavora anche con Mario Monicelli per "Il Marchese del Grillo" (1981), con Alberto Sordi per "Polvere di stelle" (1973), con Luigi Comencini per "L'ingorgo" (1979), con Dario Argento per "Profondo rosso" (1975) e con Mauro Bolognini per "Per le antiche scale" (1975). La sceneggiatura non è l'unico suo interesse. Continua, infatti, a lavorare nei giornali ('L'Espresso', 'Panorama', 'Playboy'). Della sua vena di sceneggiatore si sono avvalsi anche Tinto Brass per "Paprika" e Peter Del Monte, per "Piso pisello". Muore per infarto a Roma.